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Unico disegno criminoso: quando non si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso che chiedeva il riconoscimento del reato continuato, basato su un presunto unico disegno criminoso. La Corte ha stabilito che la mera supposizione o il dubbio sull’esistenza di una pianificazione iniziale di tutti i reati non è sufficiente. È necessaria una prova concreta, altrimenti, il ricorso viene respinto per tutelare la certezza della pena già inflitta.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Unico disegno criminoso: la prova è essenziale, il dubbio non basta

L’istituto dell’unico disegno criminoso rappresenta un concetto cruciale nel diritto penale, capace di modificare significativamente il trattamento sanzionatorio per chi commette una serie di reati. Tuttavia, il suo riconoscimento non è automatico e richiede una prova rigorosa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, dichiarando inammissibile un ricorso che si basava su una dimostrazione insufficiente della pianificazione originaria dei reati.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo contro un’ordinanza del Tribunale. Il ricorrente chiedeva l’applicazione della disciplina del reato continuato, sostenendo che diverse condotte criminose, oggetto di sentenze differenti, fossero in realtà parte di un unico disegno criminoso concepito sin dall’inizio. L’obiettivo era ottenere un trattamento sanzionatorio più mite, unificando le pene sotto il vincolo della continuazione. Tuttavia, la difesa non è riuscita a fornire elementi sufficienti a dimostrare questa programmazione unitaria, lasciando la questione avvolta nel dubbio.

L’importanza della prova nell’unico disegno criminoso

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, qualificandolo come inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, richiamando anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017). I giudici hanno sottolineato che l’esistenza di un unico disegno criminoso non può essere semplicemente presunta o dedotta dal dubbio. Al contrario, deve essere provata in modo concreto.
L’accertamento di un piano criminoso unitario non può basarsi su congetture. Affermare che più reati sono frutto di una stessa programmazione richiede la dimostrazione che l’autore li avesse pianificati, almeno nelle loro linee essenziali, prima di iniziare a commettere il primo della serie.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che ammettere la continuazione sulla base del solo dubbio violerebbe il principio della certezza del giudicato. Il riconoscimento della continuazione incide direttamente sulla determinazione della pena, modificando una sentenza già passata in giudicato. Per tale ragione, la prova richiesta deve essere solida.

Interessante è il richiamo al principio del “favor rei” (il favore verso l’imputato). La difesa, implicitamente, potrebbe aver contato su questo principio. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che, in questo specifico contesto, il favor rei non opera nel senso di facilitare il riconoscimento della continuazione in assenza di prove. Piuttosto, il principio tutela la certezza della pena già inflitta. In mancanza di una prova certa del piano unitario, il dubbio non può che portare alla conferma delle singole condanne, ritenute frutto di decisioni criminose autonome e distinte.

Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante paletto interpretativo: l’unico disegno criminoso è un beneficio che richiede un onere probatorio stringente a carico di chi lo invoca. Non basta evidenziare la somiglianza delle condotte o la loro vicinanza temporale. È indispensabile dimostrare l’esistenza di un’originaria e unitaria programmazione illecita. In assenza di tale prova, i reati restano distinti e le relative pene si cumulano secondo le regole ordinarie, a tutela della stabilità delle decisioni giudiziarie definitive.

È sufficiente il dubbio per ottenere il riconoscimento di un unico disegno criminoso?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il riconoscimento dell’unico disegno criminoso non può essere suffragato dal dubbio sulla sua esistenza. È necessaria una prova concreta della programmazione originaria dei reati.

Cosa accade se la prova dell’unico disegno criminoso non è sufficiente?
Se la prova è insufficiente o assente, il ricorso volto a ottenere l’applicazione della continuazione tra reati viene dichiarato inammissibile, poiché non si può incidere sulla certezza di una pena già stabilita in un precedente giudicato.

Come viene interpretato il principio del “favor rei” in questo contesto?
In questo caso, il principio del “favor rei” non viene utilizzato per concedere il beneficio della continuazione in caso di dubbio. Al contrario, viene applicato per proteggere la certezza della sentenza passata in giudicato, confermando le pene separate quando manca la dimostrazione di un piano criminoso unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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