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Udienza di riesame: quando va chiesta la presenza?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato per traffico di stupefacenti, confermando la custodia cautelare. La sentenza chiarisce un punto cruciale sulla procedura: la richiesta di partecipazione personale all’udienza di riesame deve essere presentata contestualmente all’istanza di riesame stessa, e non successivamente. La Corte ha inoltre ritenuto la custodia in carcere l’unica misura idonea a fronte dell’elevato pericolo di recidiva, desunto dalla professionalità nel crimine e dai legami con contesti di criminalità organizzata.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Udienza di riesame: la partecipazione va chiesta subito

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21546 del 2024, offre un importante chiarimento procedurale in materia di misure cautelari. Il caso esaminato riguarda il diritto dell’indagato a partecipare personalmente all’udienza di riesame e le condizioni per l’applicazione della custodia in carcere. La Suprema Corte ha stabilito che la richiesta di comparizione personale deve essere formulata contestualmente all’istanza di riesame, pena l’impossibilità di esercitare tale diritto.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce da un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari che applicava la misura della custodia cautelare in carcere a un soggetto, gravemente indiziato di aver partecipato a un’operazione di traffico di un ingente quantitativo di cocaina (circa 4 kg). L’operazione, ricostruita tramite intercettazioni, vedeva coinvolti diversi soggetti, tra cui l’indagato e un suo cugino, quest’ultimo ritenuto figura apicale e principale artefice dell’acquisto dello stupefacente. Il ruolo dell’indagato, secondo l’accusa, era quello di gestire il canale di acquirenti finali della droga.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Il Tribunale del Riesame confermava l’ordinanza del GIP, rigettando la richiesta di revoca o sostituzione della misura. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione articolato su due motivi principali:

1. Violazione del diritto di difesa: Si lamentava la mancata garanzia di partecipazione personale all’udienza di riesame, nonostante l’indagato ne avesse fatto richiesta. Secondo la difesa, si tratterebbe di un diritto non soggetto a limitazioni o decadenze.
2. Errata valutazione delle esigenze cautelari: Si contestava la sussistenza del pericolo di recidiva, ritenendo che il Tribunale lo avesse desunto unicamente dalla gravità del fatto, senza una valutazione concreta e attuale. La difesa sosteneva inoltre l’eccessiva afflittività della misura carceraria, proponendo come alternativa adeguata gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

Udienza di riesame: Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, fornendo importanti precisazioni.

Sul primo punto, relativo alla partecipazione all’udienza di riesame, i giudici hanno ribadito un principio consolidato, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite. Il diritto di comparire personalmente può essere esercitato solo se la richiesta viene formulata con l’istanza di riesame stessa. Nel caso di specie, la richiesta era stata avanzata solo in un momento successivo, dopo la notifica del decreto di fissazione dell’udienza, e quindi tardivamente. La Corte ha chiarito che non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa, in quanto le modalità di esercizio di tale diritto sono chiaramente normate.

Sul secondo motivo, la Corte ha ritenuto logica e congrua la motivazione del Tribunale del Riesame. Il pericolo di recidiva non era stato desunto dalla sola gravità del reato contestato, ma da elementi concreti che attestavano la professionalità dell’indagato nel traffico di stupefacenti e i suoi stretti legami con contesti criminali radicati nel territorio, come il clan a cui apparteneva il cugino. Di fronte a un quadro indiziario così solido e a un elevato rischio di reiterazione del reato, la custodia in carcere è stata considerata l’unica misura idonea. Gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, sono stati ritenuti inadeguati a neutralizzare tale pericolo, poiché non avrebbero impedito all’indagato di continuare a gestire i traffici illeciti dal proprio domicilio.

Le Conclusioni della Corte

In conclusione, il ricorso è stato rigettato. La sentenza conferma che il braccialetto elettronico non è una misura autonoma, ma una modalità esecutiva degli arresti domiciliari. Pertanto, se il giudice ritiene inadeguata la misura domiciliare per la pericolosità dell’indagato, non è tenuto a motivare ulteriormente sull’inidoneità della stessa misura assistita dal dispositivo elettronico. Questa decisione ribadisce il rigore procedurale e la necessità di una valutazione concreta del pericolo di recidiva, specialmente in contesti legati alla criminalità organizzata.

Quando deve essere presentata la richiesta di partecipazione personale all’udienza di riesame?
Secondo la Corte di Cassazione, la persona detenuta o internata che intende partecipare personalmente all’udienza di riesame deve farne richiesta contestualmente alla presentazione dell’istanza di riesame stessa. Una richiesta presentata in un momento successivo è considerata tardiva.

Perché la Corte ha ritenuto adeguata la custodia in carcere e non gli arresti domiciliari?
La Corte ha ritenuto la custodia in carcere l’unica misura adeguata a causa del concreto e attuale pericolo di recidiva. Tale pericolo è stato desunto non solo dalla gravità del reato (traffico di 4 kg di cocaina), ma anche dalla professionalità dimostrata dall’indagato e dai suoi stretti legami con contesti di criminalità organizzata, che rendevano inefficace una misura meno afflittiva come gli arresti domiciliari.

Il braccialetto elettronico è considerato una misura cautelare autonoma?
No. La sentenza chiarisce che il cosiddetto ‘braccialetto elettronico’ non costituisce un nuovo tipo di misura coercitiva, ma è una modalità di esecuzione ordinaria della misura degli arresti domiciliari. Se gli arresti domiciliari sono ritenuti inadeguati, il giudice non è tenuto a fornire una motivazione specifica sulla inidoneità della stessa misura con il braccialetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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