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Turbativa d’asta: quando c’è gara informale?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33859/2024, ha annullato una condanna per turbativa d’asta a carico di un amministratore giudiziario. Il caso verteva sulla vendita di un bene sequestrato. La Corte ha chiarito che, per configurare il reato, non basta la presenza di più offerte, ma è necessario dimostrare l’esistenza di una ‘gara’, anche informale, con regole e criteri predeterminati noti a tutti i partecipanti. La sentenza impugnata è stata ritenuta carente nella motivazione, non avendo provato in modo rigoroso il passaggio da una trattativa privata a una procedura competitiva.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Turbativa d’asta: Quando una Negoziazione Diventa Gara?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 33859/2024 affronta un tema cruciale per chi opera con la pubblica amministrazione: la sottile linea di confine tra una lecita trattativa privata e una procedura competitiva la cui alterazione può integrare il reato di turbativa d’asta. Il caso riguarda un amministratore giudiziario accusato di aver favorito un acquirente nella vendita di un bene sequestrato. La Suprema Corte ha annullato la condanna, fornendo chiarimenti essenziali su cosa costituisce una ‘gara’, anche se informale.

Il Caso: La Vendita di un Bene Sequestrato

I fatti riguardano la procedura di vendita di un capannone industriale, parte del patrimonio di una società sotto sequestro. L’amministratore giudiziario incaricato della vendita veniva accusato di aver turbato la gara, fornendo a un potenziale acquirente informazioni privilegiate per permettergli di allineare la sua offerta a quella, più vantaggiosa, presentata da un concorrente. La Corte di Appello aveva condannato l’amministratore, ritenendo che la presenza di più offerte avesse trasformato la procedura in una gara atipica, rendendo illecita la condotta dell’imputato.

La Decisione della Cassazione: Annullamento con Rinvio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello per un nuovo giudizio. Il motivo centrale della decisione risiede nella motivazione carente e contraddittoria della sentenza di secondo grado. Secondo la Cassazione, i giudici d’appello non hanno adeguatamente dimostrato l’esistenza di una vera e propria gara, elemento indispensabile per la configurabilità del reato.

La Turbativa d’Asta e la Gara Informale: Un Confine Sottile

Il cuore della questione giuridica è stabilire quando una procedura di vendita, avviata come trattativa privata, si trasforma in una ‘gara’ la cui regolarità è tutelata dall’art. 353 c.p. La Cassazione ribadisce un principio consolidato: il reato di turbativa d’asta è configurabile in ogni situazione in cui la P.A. individua il contraente attraverso una procedura comparativa. Questo vale anche per le cosiddette ‘gare informali’ o ‘atipiche’.

Tuttavia, non è la semplice pluralità di offerte a creare automaticamente una gara. L’elemento qualificante, sottolinea la Corte, è l’esistenza di un atto, anche informale, che fissi le regole del gioco e i criteri di selezione, ponendo i potenziali concorrenti in una condizione paritaria e di consapevole competizione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rilevato che la sentenza d’appello era assertiva e non aveva chiarito alcuni punti cruciali. In particolare, non era stato spiegato come e quando le condizioni di vendita e i criteri di valutazione fossero stati comunicati a tutti i potenziali acquirenti, garantendo quella trasparenza e parità di condizioni che sono l’essenza di ogni gara. I giudici hanno evidenziato una lacuna motivazionale riguardo alla ‘comunicazione tra amministratori e potenziali acquirenti’, un aspetto essenziale per capire se gli altri offerenti fossero a conoscenza delle offerte altrui e in grado di competere ad armi pari. La sentenza impugnata si era limitata a desumere l’esistenza di una gara dalla mera presentazione di più proposte, senza analizzare se vi fosse stata una reale e libera competizione disciplinata da regole note a tutti.

Conclusioni: La Necessità di Prove Chiare

La decisione in commento è un importante monito sulla necessità di un accertamento rigoroso dei fatti per poter affermare la sussistenza del reato di turbativa d’asta. Per condannare, è indispensabile provare che si era effettivamente in presenza di una procedura competitiva, e non di una semplice comparazione di offerte non vincolante, tipica della contrattazione tra privati. La Corte di Appello, nel nuovo giudizio, dovrà quindi colmare le lacune evidenziate, analizzando nel dettaglio tutti gli atti della procedura per verificare se, e da quale momento, la vendita del bene si sia svolta secondo le modalità di una gara, seppur informale, la cui regolarità doveva essere garantita.

Quando una trattativa privata si trasforma in una ‘gara’ rilevante per il reato di turbativa d’asta?
Secondo la sentenza, una trattativa privata diventa una gara, anche informale, quando la pubblica amministrazione stabilisce preventivamente delle regole e dei criteri di selezione delle offerte, mettendoli a conoscenza dei potenziali concorrenti. Questo crea una competizione basata su condizioni paritarie, il cui turbamento può configurare il reato.

La semplice presenza di più offerte è sufficiente a configurare una gara informale?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la mera pluralità di soggetti che presentano offerte non è, di per sé, idonea a creare una gara. È necessario che vi sia la consapevolezza da parte degli offerenti di partecipare a una contesa regolata da criteri predefiniti, e non una situazione in cui l’amministrazione si limita a scegliere liberamente l’offerta più conveniente secondo criteri di opportunità.

Cosa ha ritenuto la Cassazione mancasse nella sentenza di condanna?
La Cassazione ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello carente e contraddittoria perché non aveva adeguatamente provato l’esistenza di una gara. Mancava un’analisi precisa su come e quando i criteri di selezione fossero stati comunicati a tutti gli offerenti, in modo da garantire una competizione trasparente e paritaria. In assenza di questa prova, non si può escludere che si trattasse di una mera trattativa privata, insuscettibile di essere ‘turbata’ ai sensi dell’art. 353 c.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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