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Turbata libertà del procedimento: quando non è reato

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353-bis c.p.), stabilendo che il reato non sussiste se l’erogazione di un contributo pubblico avviene tramite un atto discrezionale dell’amministrazione, anziché attraverso una procedura selettiva o una gara. La sentenza chiarisce che il presupposto essenziale del reato è l’esistenza di un meccanismo competitivo. Per un’altra imputazione di turbativa d’asta, il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, con rinvio al giudice civile per le statuizioni sui danni.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Turbata Libertà del Procedimento: quando la discrezionalità amministrativa esclude il reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sul delitto di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, previsto dall’articolo 353-bis del codice penale. Il caso analizzato distingue nettamente tra l’esercizio della discrezionalità amministrativa nell’erogazione di fondi pubblici e le condotte penalmente rilevanti che mirano a inquinare una procedura competitiva. La Corte ha stabilito che, in assenza di una “gara” o di una procedura selettiva, non può configurarsi il reato.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria vedeva coinvolti due imputati, una dirigente pubblica e un componente di una commissione di valutazione, accusati di due distinti reati contro la pubblica amministrazione.

Il primo capo d’imputazione (capo A) riguardava la presunta violazione dell’art. 353-bis c.p. La dirigente era accusata di aver autorizzato l’erogazione di un contributo di 20.000 euro a un’associazione culturale in violazione dell’obbligo di indire un avviso pubblico, come previsto da una legge regionale. L’accusa sosteneva che tale condotta avesse turbato la libertà di scelta del beneficiario.

Il secondo capo d’imputazione (capo B), contestato a entrambi gli imputati, concerneva il reato di turbata libertà degli incanti (art. 353 c.p.). Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero interferito nel procedimento di selezione per l’assegnazione di un cospicuo finanziamento (220.000 euro) per iniziative culturali, favorendo un’associazione a discapito di un’altra che, a seguito di una rivalutazione, sarebbe dovuta risultare vincitrice.

Nei gradi di merito, i giudici avevano ritenuto gli imputati colpevoli. La questione è quindi giunta all’esame della Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato parzialmente la decisione impugnata, giungendo a conclusioni diverse per i due capi di imputazione.

1. Annullamento senza rinvio per il capo A (art. 353-bis c.p.): La Corte ha annullato la sentenza di condanna per questo reato “perché il fatto non sussiste”. La motivazione di questa decisione è il punto centrale della sentenza.
2. Annullamento per prescrizione per il capo B (art. 353 c.p.): Per il secondo reato, la Corte ha dichiarato l’estinzione per intervenuta prescrizione. Tuttavia, ha rilevato vizi nella motivazione della sentenza impugnata riguardo alla responsabilità degli imputati. Di conseguenza, ha annullato anche le statuizioni civili (relative al risarcimento del danno) e ha rinviato la questione a un giudice civile competente, che dovrà riesaminare la sussistenza del danno.

Analisi sulla turbata libertà del procedimento

Il fulcro della decisione riguarda l’interpretazione dell’art. 353-bis c.p. La Corte ha sottolineato che questo reato è inteso a proteggere la correttezza della fase preparatoria di una procedura di gara, ovvero il momento in cui la Pubblica Amministrazione definisce le regole per la selezione del miglior contraente. Il presupposto fondamentale per l’applicazione della norma è, quindi, l’esistenza di un procedimento selettivo e competitivo, una “gara”, anche informale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa e dei fatti. Per il reato di cui al capo A, i giudici hanno osservato che la legge regionale in questione, pur prevedendo come regola generale la selezione tramite avvisi pubblici, consentiva anche delle deroghe per le cosiddette “iniziative dirette regionali”.

Questa modalità alternativa permette all’Amministrazione di individuare un beneficiario in modo discrezionale, senza essere vincolata a criteri predeterminati e a una valutazione comparativa. Si tratta, in sostanza, di una procedura “destrutturata e comunque priva di alcun segmento valutativo concorrenziale”.

Poiché mancava l’elemento di una competizione o di una selezione concorsuale, la Corte ha concluso che non poteva esistere l’elemento materiale del reato di turbata libertà del procedimento. La condotta della dirigente, pur potenzialmente discutibile sotto un profilo di opportunità amministrativa (“mala gestio”), non integrava la fattispecie penale perché non ha inquinato una gara inesistente.

Per quanto riguarda il capo B, la Corte, pur riconoscendo che le condotte degli imputati erano astrattamente idonee a influenzare la gara, ha riscontrato una motivazione carente nella sentenza d’appello, la quale non aveva adeguatamente ricostruito le presunte intese collusive. Tuttavia, l’intervenuta prescrizione del reato ha impedito un nuovo giudizio penale. La declaratoria di estinzione ha travolto la condanna penale, ma non automaticamente quella civile, la cui valutazione è stata demandata alla sede propria.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo nell’interpretazione dei reati contro la Pubblica Amministrazione, in particolare del delitto di turbata libertà del procedimento. Le conclusioni che se ne possono trarre sono le seguenti:

* Necessità di una procedura competitiva: Il reato di cui all’art. 353-bis c.p. non è configurabile quando la Pubblica Amministrazione agisce nell’esercizio di un potere puramente discrezionale, non vincolato a una procedura di selezione competitiva. L’erogazione di un contributo basata su una valutazione di opportunità non è una “gara”.
* Distinzione tra illecito penale e “mala gestio”: La Corte ribadisce che non ogni atto amministrativo irregolare o inopportuno costituisce reato. Per la responsabilità penale è necessario che la condotta corrisponda esattamente alla fattispecie descritta dalla norma incriminatrice.
* Effetti della prescrizione sulle statuizioni civili: L’estinzione del reato per prescrizione in Cassazione non cancella automaticamente il diritto al risarcimento del danno per la parte civile. Se la motivazione della condanna civile è viziata, la questione viene rimessa a un giudice civile per una nuova e autonoma valutazione.

Quando si configura il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353-bis c.p.)?
Secondo la sentenza, il reato si configura solo quando la condotta perturbatrice è finalizzata a inquinare il contenuto di un bando di gara o di un altro atto che avvii una procedura selettiva e competitiva. Non si applica se il procedimento di scelta è svincolato da ogni schema concorsuale e rimesso alla discrezionalità dell’Amministrazione.

L’erogazione di un contributo pubblico senza un bando di gara è sempre un reato?
No. Se la normativa di riferimento, come nel caso esaminato, consente all’ente pubblico di procedere mediante “iniziative dirette regionali” a carattere discrezionale, l’assenza di un bando non integra automaticamente il reato, poiché manca il presupposto di una procedura competitiva da turbare.

Cosa succede alle richieste di risarcimento del danno se il reato si estingue per prescrizione in Cassazione?
Se il reato si estingue per prescrizione, la condanna penale viene annullata. Tuttavia, se la sentenza impugnata presenta vizi di motivazione riguardo alla responsabilità, la Corte di Cassazione può annullare anche le statuizioni civili (la condanna al risarcimento) e rinviare la causa al giudice civile competente, che dovrà riesaminare la questione del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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