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Turbata libertà del contraente: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di turbata libertà del contraente a carico di due imputati. L’accordo tra un funzionario pubblico e i suoi familiari sulle specifiche tecniche di un bando di gara è stato ritenuto sufficiente a integrare il reato di pericolo, anche senza un’effettiva alterazione del risultato finale della gara.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Turbata libertà del contraente: quando l’accordo preventivo è reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30316 del 2025, offre importanti chiarimenti sul delitto di turbata libertà del contraente, previsto dall’articolo 353-bis del codice penale. Il caso analizzato riguarda un accordo collusivo all’interno di un’istituzione scolastica per l’acquisto di notebook, evidenziando come la semplice messa in pericolo della correttezza della procedura di gara sia sufficiente per integrare il reato, a prescindere dall’esito finale.

I fatti di causa

La vicenda giudiziaria ha origine da una gara indetta da un istituto scolastico per la fornitura di notebook a uso didattico. Tra gli imputati figurano la figlia del dirigente generale dei servizi amministrativi della scuola e il suo partner. Secondo l’accusa, confermata nei gradi di merito, i due avrebbero concordato con il dirigente il contenuto del bando di gara. In particolare, la collusione avrebbe riguardato la definizione delle caratteristiche tecniche dei beni da acquistare e il termine ultimo per la presentazione delle offerte, al fine di favorire la loro società.

La prova principale a sostegno dell’accusa è una conversazione intercettata tra la figlia, esperta informatica, e il padre. Gli imputati, nel loro ricorso, hanno tentato di fornire una spiegazione alternativa a tale conversazione, sostenendo che il dirigente, privo di competenze informatiche, si fosse semplicemente rivolto alla figlia per un aiuto tecnico necessario a gestire la nuova procedura telematica. Hanno inoltre sottolineato l’esiguo valore dell’appalto e il fatto che, se l’intento fosse stato quello di favorirli, il dirigente avrebbe potuto procedere con un’assegnazione diretta.

Il reato di turbata libertà del contraente e i motivi del ricorso

I ricorrenti hanno contestato la decisione della Corte d’appello, sostenendo l’insussistenza di un accordo illecito e la mancanza di una reale volontà di turbare la gara. Hanno inoltre richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ex art. 131-bis c.p., data l’unicità dell’episodio e il modesto valore della commessa.

Il fulcro della difesa si è basato sulla tesi che la conversazione intercettata non provasse un accordo fraudolento, ma una semplice richiesta di supporto tecnico. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rigettato questa linea difensiva, confermando la solidità dell’impianto accusatorio e la correttezza della valutazione operata dai giudici di merito.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili e infondati, fornendo una motivazione chiara su diversi punti cruciali.

Sulla configurabilità del reato

Il punto centrale della decisione riguarda la natura del reato di turbata libertà del contraente. I giudici hanno ribadito che si tratta di un reato di pericolo. Ciò significa che per la sua configurazione non è necessario che il risultato della gara venga effettivamente alterato o che il concorrente favorito si aggiudichi l’appalto. È sufficiente che la condotta illecita ponga concretamente in pericolo la correttezza e l’imparzialità della procedura di scelta del contraente. Nel caso di specie, l’accordo preventivo sulle specifiche tecniche e sulla data di scadenza del bando è stato ritenuto un atto idoneo a turbare la procedura, integrando così pienamente il reato.

Sulla valutazione delle prove

La Corte ha specificato che la valutazione del contenuto delle intercettazioni costituisce un giudizio di fatto, che spetta ai giudici di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, se la motivazione fornita è logica e priva di vizi giuridici. Nel caso in esame, la Corte d’appello aveva adeguatamente argomentato come la conversazione provasse l’esistenza di un accordo collusivo, rendendo le censure dei ricorrenti un mero tentativo di rilettura delle prove, non consentito in Cassazione.

Sul diniego della non punibilità e la determinazione della pena

Anche il motivo relativo alla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stato respinto. La Corte ha ritenuto non illogica la motivazione dei giudici di merito, i quali avevano negato il beneficio valorizzando la gravità della condotta, definita come espressione di una “gestione domestica della cosa pubblica”, e l’assenza di segni di pentimento da parte degli imputati. Infine, per quanto riguarda la pena, essendo stata fissata in una misura inferiore alla media edittale, non era richiesta una motivazione particolarmente dettagliata per il rigetto della richiesta di ulteriore riduzione.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale in materia di reati contro la Pubblica Amministrazione: la tutela del bene giuridico della correttezza e imparzialità delle procedure di gara è anticipata. Per commettere il reato di turbata libertà del contraente è sufficiente l’accordo fraudolento volto a condizionare il bando, senza che sia necessario attendere l’esito della gara stessa. Questa pronuncia serve da monito sulla serietà con cui l’ordinamento giuridico considera qualsiasi tentativo di inquinare i procedimenti di scelta del contraente da parte della Pubblica Amministrazione, anche quando questi non vanno a buon fine.

Per configurare il reato di turbata libertà del contraente è necessario che la gara sia effettivamente vinta dall’autore del reato?
No, la sentenza chiarisce che si tratta di un reato di pericolo. È sufficiente che la correttezza della procedura sia messa concretamente in pericolo dall’accordo illecito, non è necessario che il risultato venga effettivamente alterato.

Una conversazione intercettata può essere l’unica prova di un accordo illecito per turbare una gara?
Sì. Se i giudici di merito la ritengono, con motivazione logica e coerente, una prova sufficiente dell’accordo collusivo, questa può fondare una sentenza di condanna. La valutazione del contenuto probatorio è una questione di fatto non riesaminabile dalla Corte di Cassazione.

Quando può essere esclusa la punibilità per particolare tenuità del fatto in questi casi?
La punibilità può essere esclusa solo se l’offesa è di minima entità. In questo caso, la Corte ha confermato la decisione di negare il beneficio, poiché la condotta è stata ritenuta grave in quanto sintomatica di una “gestione domestica della cosa pubblica” e per l’assenza di pentimento da parte degli imputati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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