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Turbata libertà appalti: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5096/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di appalti pubblici. Il reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353-bis c.p.) non si configura quando un pubblico funzionario elude completamente la gara attraverso un affidamento diretto, anche se illegittimo. La Corte ha annullato senza rinvio le accuse relative a questo reato nei confronti di un dirigente pubblico, chiarendo che la norma punisce la manipolazione di una procedura competitiva esistente, non la sua totale omissione. Il caso è stato rinviato al Tribunale del riesame per una nuova valutazione sull’accusa di associazione per delinquere.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Turbata Libertà negli Appalti: la Cassazione stabilisce quando non è reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5096/2024) ha tracciato una linea netta sui confini applicativi del reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, previsto dall’art. 353-bis del codice penale. La Suprema Corte ha chiarito che tale reato non sussiste quando la gara pubblica viene completamente elusa tramite un affidamento diretto, anche se illegittimo. Questa pronuncia offre un’importante chiave di lettura per tutti gli operatori del settore pubblico e per le imprese che lavorano con la Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un dirigente di un ente provinciale, accusato di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata a pilotare appalti e incarichi pubblici. Nello specifico, al dirigente venivano contestati due episodi di presunta turbata libertà.

Nel primo, aveva affidato direttamente i lavori di bonifica di un sito archeologico a un’impresa già presente in loco, attestando falsamente la natura ‘supplementare e urgente’ dell’intervento per evitare una nuova gara. Nel secondo, aveva assegnato i lavori di ristrutturazione di una palestra scolastica in violazione del principio di rotazione previsto per gli appalti ‘sotto soglia’. In entrambi i casi, l’accusa sosteneva che il dirigente avesse agito su pressione di figure politiche locali per favorire imprese amiche.

La Questione Giuridica: i confini della turbata libertà

Il fulcro della questione legale era stabilire se il reato di turbata libertà potesse applicarsi anche a condotte che, invece di turbare una gara in corso, la evitano completamente. La difesa sosteneva che l’art. 353-bis c.p. presuppone l’esistenza di una procedura competitiva (una ‘gara’ o un ‘atto equipollente’) da manipolare. L’accusa, invece, riteneva che anche la decisione di procedere a un affidamento diretto illecito potesse essere considerata un ‘atto equipollente’ al bando, e quindi la sua alterazione costituire reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva, fornendo motivazioni chiare e destinate a diventare un punto di riferimento in materia.

L’Insussistenza del Reato di Turbata Libertà (Art. 353-bis c.p.)

I giudici hanno affermato che il reato di turbata libertà richiede, come presupposto necessario, la presenza di un ‘segmento valutativo concorrenziale’. La norma è stata introdotta per anticipare la tutela penale alla fase di predisposizione del bando di gara, ma non può essere estesa fino a includere l’ipotesi in cui una gara non esista affatto.

Secondo la Corte, considerare la delibera di affidamento diretto un ‘atto equipollente’ al bando di gara rappresenterebbe un’estensione analogica in malam partem (sfavorevole all’imputato) della norma penale. Questo tipo di interpretazione è vietato dal nostro ordinamento, che si fonda sul principio di stretta legalità e determinatezza della legge penale (art. 25 Costituzione), secondo cui un cittadino deve poter sapere con chiarezza quali condotte costituiscono reato.

In altre parole, eludere la gara è una condotta diversa e non riconducibile a quella di turbare una gara. Sebbene l’elusione della procedura ad evidenza pubblica sia una pratica illecita che lede i principi di concorrenza e buon andamento della P.A., essa può integrare altre fattispecie di reato (come l’abuso d’ufficio o la corruzione), ma non quella specifica dell’art. 353-bis c.p. Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata per questi specifici capi di imputazione.

La Nuova Valutazione per l’Associazione per Delinquere

Venendo a mancare i principali ‘reati-scopo’ contestati, la Cassazione ha ritenuto necessario un nuovo esame per l’accusa di associazione per delinquere. La Corte ha annullato l’ordinanza con rinvio al Tribunale del riesame, incaricandolo di rivalutare l’intero compendio investigativo. Sebbene la partecipazione a un sodalizio criminale non richieda necessariamente la commissione di altri reati, il quadro indiziario a carico del dirigente andava riconsiderato alla luce dell’insussistenza delle accuse di turbata libertà, motivando in maniera più solida e puntuale la sua eventuale partecipazione all’associazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza segna un punto fermo nell’interpretazione del reato di turbata libertà negli appalti pubblici. La Corte di Cassazione ha tracciato una distinzione netta: una cosa è manipolare le regole di una competizione in corso o in fase di preparazione; un’altra, ben diversa, è decidere illegittimamente di non avviare affatto la competizione. La decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché indirizza correttamente le procure a contestare i reati appropriati per le diverse condotte illecite nella gestione della cosa pubblica, garantendo al contempo il rispetto del principio di legalità e certezza del diritto.

Commette il reato di turbata libertà (art. 353-bis c.p.) il pubblico ufficiale che affida un appalto direttamente per eludere la gara pubblica?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il reato di turbata libertà presuppone l’esistenza di una procedura competitiva di selezione. La condotta che elude completamente la gara, pur potendo essere illegittima e integrare altri reati, non rientra nella fattispecie dell’art. 353-bis c.p.

Un affidamento diretto può essere considerato un ‘atto equipollente’ a un bando di gara ai fini del reato di turbata libertà?
No. La Corte ha stabilito che considerare un affidamento diretto come atto equipollente a un bando di gara costituirebbe un’interpretazione analogica non consentita in materia penale, in quanto sarebbe sfavorevole all’imputato (in malam partem) e violerebbe il principio di determinatezza della legge penale.

Cosa succede all’accusa di associazione per delinquere se i reati-scopo vengono a mancare?
L’annullamento delle accuse per i reati-scopo (in questo caso, la turbata libertà) non comporta automaticamente il crollo dell’accusa di associazione per delinquere. Tuttavia, impone al giudice di merito di riesaminare l’intero quadro probatorio per verificare se l’accusa di associazione possa reggersi su altri elementi, motivando in modo più approfondito l’esistenza del sodalizio criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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