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Truffa online: responsabilità per uso della carta

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di truffa online, stabilendo la responsabilità penale del titolare di una carta prepagata sulla quale era confluito il profitto del reato. Secondo la Corte, l’incameramento del denaro su una carta personale, i cui estremi sono stati forniti all’acquirente, costituisce un elemento di decisiva rilevanza per affermare un ruolo essenziale nella consumazione del reato. L’appello, che contestava anche l’entità della pena, è stato dichiarato inammissibile in quanto le valutazioni sul trattamento sanzionatorio rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa online: La Cassazione sulla responsabilità di chi riceve i soldi su carta prepagata

Nel contesto delle compravendite online, la linea tra un affare andato male e una vera e propria truffa online può essere sottile, ma le conseguenze legali sono nette. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi riceve il denaro proveniente da un’attività illecita su un proprio strumento di pagamento, come una carta prepagata, non può facilmente chiamarsi fuori. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato il caso di una persona condannata per concorso in truffa, delineando i confini della responsabilità penale.

I fatti di causa

Il caso riguarda una persona condannata nei primi due gradi di giudizio per il reato di truffa, previsto dall’art. 640 del codice penale. La vicenda è quella, purtroppo classica, di una vendita su un sito internet. Un acquirente, interessato a un bene, effettua il pagamento del prezzo pattuito versando la somma su una carta prepagata. Tuttavia, il bene non viene mai consegnato.

Le indagini portano a identificare la titolare della carta, la quale viene ritenuta responsabile di aver concorso alla realizzazione della frode. La difesa della donna, però, contesta questa ricostruzione, portando il caso fino in Cassazione.

Il ricorso e la responsabilità nella truffa online

L’imputata ha presentato ricorso alla Corte Suprema basandosi su due motivi principali:
1. Vizio di motivazione: La difesa sosteneva che la sentenza d’appello non avesse adeguatamente motivato la responsabilità della ricorrente, limitandosi a valorizzare il fatto che fosse l’intestataria della carta prepagata su cui era confluito il denaro. Secondo la ricorrente, questo elemento non era sufficiente a provare un suo contributo consapevole al reato.
2. Pena eccessiva: In secondo luogo, si contestava l’entità della pena inflitta, ritenuta sproporzionata, e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni difensive con motivazioni molto chiare.

Sul primo punto, i giudici hanno affermato che il motivo era non solo manifestamente infondato, ma anche generico. La Corte territoriale, infatti, aveva correttamente applicato i principi consolidati della giurisprudenza. La Cassazione ha sottolineato che, in una truffa online, l’incameramento del profitto illecito su una carta intestata all’imputato è un elemento di decisiva rilevanza. Non si tratta di un dettaglio secondario, ma di una prova centrale del coinvolgimento. Fornire all’acquirente gli estremi del proprio strumento di pagamento per ricevere il prezzo di un bene che non si intende consegnare costituisce un ruolo essenziale nella consumazione del reato. Citando un precedente, la Corte ha ribadito che integra il delitto di truffa contrattuale la condotta di chi mette in vendita un bene su internet con il solo proposito di incassare il denaro senza consegnare nulla. In questo schema, il beneficiario del pagamento ha una responsabilità diretta.

Sul secondo punto, relativo alla pena, la Cassazione ha ricordato che la determinazione del trattamento sanzionatorio è un potere discrezionale del giudice di merito. Questa valutazione, basata sui criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale, non può essere sindacata in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia del tutto assente o palesemente illogica. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una giustificazione congrua, rendendo la censura inammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica nell’era digitale. Chiunque presti la propria carta prepagata o il proprio conto corrente per ricevere somme di denaro da transazioni online poco chiare si espone a un grave rischio penale. Non è possibile difendersi sostenendo di essere estranei alla fase della vendita: l’atto di ricevere il denaro è considerato dalla legge una partecipazione attiva e cruciale alla truffa online. Questa decisione serve come monito: la gestione dei propri strumenti finanziari richiede la massima attenzione e consapevolezza, poiché possono diventare il veicolo per la commissione di reati con conseguenze penali dirette per il titolare.

Ricevere denaro su una propria carta prepagata da una vendita online mai conclusa mi rende responsabile di truffa online?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’incameramento del profitto su una carta intestata al ricorrente, i cui estremi sono stati comunicati all’acquirente per il pagamento, è un elemento di decisiva rilevanza che impone di attribuire al titolare della carta un ruolo essenziale nella consumazione del reato.

Posso contestare in Cassazione la quantità della pena che mi è stata inflitta per una truffa online?
Generalmente no. La graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione sulla scelta della pena è totalmente assente o manifestamente illogica, ma non può sostituire la sua valutazione a quella del giudice di primo o secondo grado.

Cosa intende la Corte per “ruolo essenziale” nella consumazione di una truffa online?
Per ruolo essenziale si intende un contributo fondamentale alla realizzazione del reato. Nel caso di una truffa online, fornire lo strumento (la carta prepagata) su cui far confluire il profitto ingiusto è considerato un’azione indispensabile per portare a termine il piano criminoso, e quindi un ruolo essenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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