LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Truffa online: la negligenza della vittima non scusa

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per concorso in truffa online. L’imputato aveva fornito il proprio conto corrente per ricevere il pagamento di un bene mai consegnato. La Corte ha ribadito due principi chiave: la messa in vendita di un bene online senza intenzione di consegnarlo integra il reato di truffa online, e l’eventuale negligenza della vittima non diminuisce la responsabilità penale del truffatore.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Online: la Cassazione Conferma che la Negligenza della Vittima è Irrilevante

Nell’era digitale, la truffa online è diventata una delle minacce più comuni per i consumatori. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione fa luce su due aspetti cruciali di questo reato: il ruolo di chi fornisce gli strumenti per commettere l’illecito e l’irrilevanza della disattenzione della vittima. Con questa ordinanza, i giudici hanno ribadito che la responsabilità penale del truffatore rimane integra anche se l’acquirente si è dimostrato poco accorto.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un episodio di compravendita su internet. Un soggetto metteva in vendita un bene su una piattaforma online, inducendo un acquirente a versare una somma di denaro su un conto corrente. Tuttavia, dopo aver ricevuto il pagamento, il venditore non provvedeva mai alla consegna del bene acquistato.

L’imputato, ricorrente in Cassazione, non era l’autore materiale della vendita fittizia, ma aveva svolto un ruolo essenziale: aveva attivato e messo a disposizione dei suoi complici il conto corrente sul quale era stata accreditata la somma, profitto del reato. Condannato in Appello per concorso in truffa, l’uomo ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo, tra le altre cose, la negligenza della vittima, la quale sarebbe caduta in errore per eccessiva superficialità.

L’analisi della Corte di Cassazione sulla truffa online

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e basato su argomentazioni già respinte correttamente dalla Corte d’Appello. Nel farlo, ha colto l’occasione per riaffermare due principi giurisprudenziali consolidati in materia di truffa online.

La Configurazione del Reato di Truffa

I giudici hanno innanzitutto confermato che la condotta di chi mette in vendita un bene su internet, facendosi pagare senza avere alcuna intenzione di consegnarlo, integra pienamente il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 del codice penale. L’annuncio online, la falsa rappresentazione di essere un venditore affidabile e la richiesta di pagamento costituiscono gli “artifici e raggiri” necessari a indurre in errore la vittima per procurarsi un profitto ingiusto. L’azione di fornire il conto corrente per incassare il denaro è stata considerata una forma di concorso essenziale nel reato.

L’Irrilevanza della Cooperazione Colposa della Vittima

Il punto più significativo della decisione riguarda la difesa basata sulla negligenza dell’acquirente. La Cassazione ha ribadito con forza un principio consolidato: la responsabilità penale del truffatore non viene meno solo perché la vittima avrebbe potuto, con maggiore attenzione, evitare l’inganno. In altre parole, la legge tutela la persona ingannata anche quando questa è stata “colpevolmente” disattenta. La responsabilità penale è sempre legata al fatto dell’agente e non dipende dal grado di cooperazione, più o meno colposa, della vittima.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità sulla base della genericità del ricorso, che riproponeva le stesse questioni già valutate e ritenute infondate dal giudice precedente. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata corretta nel valorizzare elementi oggettivi, come l’attivazione e la messa a disposizione del conto corrente, quali prove della partecipazione del ricorrente al reato. Citando precedenti specifici, la Cassazione ha rafforzato l’idea che la condotta fraudolenta è penalmente rilevante indipendentemente dalla disponibilità di strumenti di difesa non utilizzati dalla vittima. La responsabilità penale è dell’agente, e la sua condotta ingannevole è ciò che la legge punisce.

Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che chiunque partecipi a una truffa online, anche solo fornendo il supporto logistico come un conto corrente, è considerato a tutti gli effetti un concorrente nel reato. In secondo luogo, e forse ancora più importante, stabilisce un chiaro principio di tutela per le vittime: la loro eventuale ingenuità o mancanza di cautela non funge da scudo per il truffatore. La legge si concentra sull’azione fraudolenta di chi inganna, non sulla presunta “colpa” di chi viene ingannato. Questa decisione rappresenta un solido deterrente contro le frodi online e una garanzia per tutti gli utenti del web.

Fornire il proprio conto corrente per una vendita online fraudolenta è reato?
Sì, secondo la Corte, l’attivazione e la messa a disposizione di un conto corrente per ricevere il profitto di una vendita fittizia costituisce una forma di concorso nel reato di truffa.

Se un acquirente è stato poco attento in una truffa online, il venditore è comunque responsabile penalmente?
Sì, la responsabilità penale di chi commette la truffa è indipendente dall’eventuale negligenza o superficialità della vittima. La legge punisce l’azione fraudolenta dell’agente, non la disattenzione della persona ingannata.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già discusse e respinte dalla Corte d’Appello, senza sollevare specifiche questioni di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati