Truffa online carta ricaricabile: la Cassazione chiarisce quando il reato è consumato
Nell’era digitale, la truffa online carta ricaricabile è diventata una delle modalità criminali più diffuse. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su un aspetto cruciale di questo reato: il momento e il luogo in cui si considera legalmente perfezionato. Questa determinazione non è un mero tecnicismo, ma ha implicazioni fondamentali per stabilire la competenza territoriale del tribunale e per garantire una tutela efficace alla vittima. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i principi applicati.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato nei gradi di merito per una truffa perpetrata online. La dinamica era quella classica: un annuncio di vendita fittizio, una trattativa a distanza e la richiesta di pagamento tramite accredito su una carta prepagata ricaricabile. Una volta ricevuto il denaro, l’autore della truffa si rendeva irreperibile.
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali: contestava la sua identificazione come autore del reato e, soprattutto, eccepiva l’incompetenza territoriale del giudice che lo aveva condannato.
La Questione Giuridica sulla Competenza nella Truffa online carta ricaricabile
Il punto centrale del ricorso riguardava la determinazione del locus commissi delicti, ovvero il luogo di consumazione del reato. Secondo la difesa, il reato non si sarebbe perfezionato nel luogo dove la vittima aveva effettuato il pagamento, ma altrove, mettendo in discussione la giurisdizione del tribunale.
Inoltre, l’imputato sosteneva che gli elementi a suo carico (la titolarità della carta e del numero di cellulare usato) non fossero sufficienti a provare la sua colpevolezza, data la facilità con cui terzi avrebbero potuto utilizzare i suoi dati.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le argomentazioni. Per quanto riguarda l’identificazione del colpevole, i giudici hanno ritenuto che le motivazioni della corte d’appello fossero complete e logiche. La titolarità della carta su cui sono confluiti i soldi e del cellulare usato per le trattative sono state considerate prove sufficienti a carico del ricorrente, in assenza di elementi concreti di segno contrario.
Sul punto cruciale della competenza territoriale, la Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Nel delitto di truffa, quando il profitto è conseguito mediante accredito su una carta di pagamento ricaricabile, il tempo e il luogo di consumazione del reato coincidono con il momento e il luogo in cui la persona offesa ha effettuato il versamento. La motivazione di questo principio è duplice e chiara:
1. Conseguimento del profitto per l’agente: Nel momento esatto in cui i fondi vengono accreditati sulla carta, l’agente ne ottiene l’immediata disponibilità. Non acquisisce un semplice diritto di credito, ma la concreta e immediata possibilità di utilizzare la somma.
2. Perdita definitiva per la vittima: Contestualmente, la vittima subisce la perdita definitiva del bene, poiché il suo patrimonio viene decurtato in modo irreversibile.
Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato questo principio, confermando la competenza del tribunale del luogo in cui era avvenuto il pagamento.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
La decisione in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Stabilire che la truffa online carta ricaricabile si perfeziona nel luogo del pagamento semplifica notevolmente l’azione legale per la vittima, che saprà con certezza a quale autorità giudiziaria rivolgersi per sporgere denuncia. Questa ordinanza, pur non introducendo novità, serve a rafforzare la tutela delle vittime di frodi online e a fornire un chiaro riferimento procedurale per gli operatori del diritto, confermando un’interpretazione della legge che mira a reprimere efficacemente un fenomeno criminale sempre più pervasivo.
In una truffa online con pagamento su carta ricaricabile, quando e dove si considera consumato il reato?
Il reato si considera consumato nel momento e nel luogo in cui la persona offesa effettua il versamento del denaro sulla carta, poiché è in quel preciso istante che si realizza il profitto per il truffatore e la perdita per la vittima.
Perché il reato si perfeziona con il versamento e non con il successivo prelievo dei fondi da parte del truffatore?
Perché l’operazione di versamento realizza contestualmente sia l’effettivo conseguimento del bene da parte dell’agente, che ottiene l’immediata disponibilità della somma, sia la definitiva perdita del bene da parte della vittima, senza che sia necessario un atto successivo di prelievo.
Quali elementi di prova sono stati considerati sufficienti per identificare l’autore della truffa in questo caso?
La titolarità della carta di pagamento su cui è confluito l’importo fraudolento e la titolarità della linea cellulare utilizzata per le trattative sono state ritenute prove sufficienti per identificare il ricorrente quale autore del reato, in assenza di elementi concreti di segno contrario.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 9315 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 9315 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 04/02/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a LOCRI il 09/02/1995
avverso la sentenza del 17/06/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME
considerato che, quanto preliminarmente al secondo motivo di ricorso diretto a eccepire l’incompetenza territoriale, i giudici di appello (p. congruamente fatto corretta applicazione dei principi consolidati giurisprudenza di legittimità, secondo cui, nel delitto di truffa, quando il conseguito mediante accredito su carta di pagamento ricaricabile (nella s PostePay), il tempo e il luogo di consumazione del reato sono quelli in persona offesa ha proceduto al versamento del denaro sulla carta, poiché operazione ha realizzato contestualmente sia l’effettivo conseguimento del da parte dell’agente, che ottiene l’immediata disponibilità della somma vers non un mero diritto di credito, sia la definitiva perdita dello stesso bene della vittima» (cfr. Sez. 2, n. 23781 del 17/07/2020, Onnis, Rv. 279484-01);
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con cui si contesta l’affermazion responsabilità, è anch’esso riproduttivo di doglianze già compiutamente sotto all’esame della Corte territoriale, che ha compiutamente indicato gli eleme fatto e le ragioni di diritto per cui l’odierno ricorrente debba identific autore della truffa online ascrittagli, disattendendo le deduzioni difensive (cfr. 2-3 della impugnata sentenza, che richiamano la titolarità della carta s confluito l’importo fraudolentemente carpito e del cellulare utilizzato trattative, l’inconferenza dell’uso di una Sim intestata a nome di fantas mancato accertamento delle generalità di colui che aveva postato l’annunci vendita, in difetto di elementi concreti di segno contrario);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa ammende.
Così deciso, il 4 febbraio 2025.