LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Truffa online aggravata: quando non si applica

Un venditore di auto online, condannato per truffa aggravata, ricorre in Cassazione. La Corte Suprema conferma la condanna per truffa semplice ma annulla l’aggravante della minorata difesa. La motivazione risiede nel fatto che il venditore ha utilizzato la sua vera identità, fornendo nome, telefono e conto corrente, rendendosi quindi tracciabile. Di conseguenza, non ha approfittato delle circostanze per ostacolare la difesa della vittima. Il caso torna in Appello solo per il ricalcolo di una pena più lieve.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa online aggravata: non basta la distanza per la ‘minorata difesa’

La diffusione del commercio elettronico ha portato a un aumento esponenziale dei casi di truffa online aggravata. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 2818/2025) stabilisce un principio fondamentale: la semplice conduzione di una trattativa a distanza non è sufficiente, di per sé, a configurare l’aggravante della minorata difesa. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di truffa aggravata. In qualità di titolare di un’impresa individuale di compravendita di autovetture, aveva posto in vendita un veicolo. Dopo aver ricevuto il pagamento dall’acquirente, non aveva mai consegnato l’auto.

L’aggravante contestata era quella prevista dall’art. 61 n. 5 c.p., ovvero l’aver approfittato di circostanze tali da ostacolare la privata difesa, in relazione alla modalità telematica della compravendita, che impediva all’acquirente una verifica diretta del bene e un contatto fisico con il venditore.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Assenza di artifici e raggiri: Si sosteneva che la condotta fosse un mero inadempimento contrattuale, non una truffa, poiché l’imputato aveva agito ‘alla luce del sole’, fornendo la propria identità, il numero di telefono e le coordinate bancarie.
2. Insussistenza dell’aggravante della minorata difesa: La difesa ha evidenziato come la scelta della vittima di non visionare l’auto fosse stata personale. Inoltre, l’imputato non aveva nascosto la propria identità, rendendosi perfettamente rintracciabile.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava la valutazione della Corte d’Appello su questo punto.

La Decisione della Cassazione sulla truffa online aggravata

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, fornendo chiarimenti cruciali sulla truffa online aggravata.

Il primo e il terzo motivo sono stati respinti. Il primo è stato ritenuto una mera riproposizione di questioni di merito già valutate nei precedenti gradi di giudizio. Il terzo è stato giudicato manifestamente infondato.

Il punto centrale della decisione riguarda il secondo motivo. La Corte ha ritenuto fondata la critica all’applicazione automatica dell’aggravante della minorata difesa. I giudici hanno sottolineato che la giurisprudenza costante richiede una prova concreta del consapevole approfittamento, da parte del reo, delle opportunità offerte dalla rete. Non si può generalizzare e considerare ogni truffa online come intrinsecamente aggravata.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che:

* L’imputato non era anonimo, ma aveva fornito dati reali e tracciabili (nome, attività, telefono, conto corrente).
* I contatti erano avvenuti anche telefonicamente, non solo online in modo anonimo.
* La vittima stessa, dopo i fatti, era riuscita a contattare il proprietario del veicolo e a visionarlo.

Questi elementi dimostrano l’assenza di accorgimenti volti a celare la propria identità o a sviare le ricerche. La trasparenza del venditore, pur nell’ambito di una condotta fraudolenta, esclude la specifica situazione di vantaggio richiesta per l’aggravante.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si basa sul principio che l’aggravante della minorata difesa non può essere una conseguenza automatica della modalità telematica della truffa. Deve essere accertato, caso per caso, se l’autore del reato abbia sfruttato lo strumento informatico per ottenere un vantaggio specifico, come l’anonimato o la difficoltà di tracciamento, che ponga la vittima in una posizione di particolare debolezza. La sentenza richiama anche la recente modifica legislativa (L. n. 90/2024), che ha introdotto l’art. 640, co. 2-ter c.p., il quale delimita l’aggravante all’uso di strumenti informatici ‘idonei a ostacolare la propria o altrui identificazione’. Se l’identificazione non è ostacolata, ma anzi facilitata dalla trasparenza del truffatore, l’aggravante non sussiste.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente all’aggravante, che ha escluso. Ha quindi confermato la responsabilità dell’imputato per il reato di truffa semplice e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Brescia per la sola rideterminazione della pena, che sarà necessariamente inferiore. Questa decisione rappresenta un importante monito a non applicare in modo indiscriminato l’aggravante della minorata difesa nei casi di truffa online, richiedendo una valutazione attenta e concreta della condotta dell’imputato e dei vantaggi specifici che ha tratto dal mezzo telematico.

Una truffa commessa online è sempre aggravata dalla ‘minorata difesa’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’aggravante non si applica automaticamente solo perché la trattativa avviene a distanza. È necessario che l’autore del reato abbia concretamente e consapevolmente approfittato delle opportunità offerte dalla rete per ottenere un vantaggio specifico, come l’anonimato, che ostacoli la difesa della vittima.

Fornire i propri dati reali (nome, telefono) esclude l’aggravante nella truffa online?
Sì. In questo caso, la Corte ha stabilito che la trasparenza dell’imputato, che ha fornito i propri dati identificativi reali e contatti tracciabili, esclude la sussistenza della minorata difesa. Tale comportamento dimostra che non vi è stato un approfittamento delle circostanze per celare la propria identità e ostacolare le ricerche.

Cosa ha deciso la Cassazione in questo specifico caso di truffa?
La Corte ha annullato la sentenza d’appello limitatamente all’aggravante della minorata difesa, escludendola. Ha confermato la responsabilità dell’imputato per il reato di truffa semplice e ha disposto un nuovo processo d’appello al solo fine di rideterminare la pena, che risulterà più bassa in assenza dell’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati