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Truffa online aggravata: quando non serve la querela

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un uomo condannato per truffa. Il caso riguardava una vendita online in cui l’imputato, dopo aver ricevuto il pagamento, non ha mai consegnato il bene. La Corte ha stabilito che la truffa online aggravata dalla minorata difesa, data la distanza tra le parti, è procedibile d’ufficio, rendendo superflua ogni discussione sulla validità della querela presentata dalla società acquirente.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa online aggravata: la Cassazione chiarisce la procedibilità d’ufficio

Il commercio elettronico ha semplificato le nostre vite, ma ha anche aperto la porta a nuove forme di illeciti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31825/2024) affronta un caso emblematico di truffa online aggravata, stabilendo un principio fondamentale sulla procedibilità del reato che rafforza la tutela degli acquirenti. La Corte ha chiarito che, in presenza di specifiche circostanze, non è necessaria la querela della vittima per avviare l’azione penale.

Il caso: una compravendita online mai conclusa

I fatti alla base della decisione sono piuttosto comuni: un individuo viene condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa ai sensi dell’art. 640 del codice penale. L’imputato aveva messo in vendita un bene su un sito internet, inducendo una società di diritto lituano ad effettuare il pagamento del prezzo. Tuttavia, alla transazione economica non era mai seguita la consegna del prodotto acquistato.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su questioni di carattere procedurale.

I motivi del ricorso: dubbi sulla validità della querela

La difesa ha articolato due motivi principali di ricorso, entrambi incentrati sulla presunta improcedibilità del reato:

1. Mancato accertamento dei poteri di rappresentanza: Si contestava che non fosse stata adeguatamente verificata la legittimazione del legale rappresentante della società lituana a sporgere querela.
2. Mancata traduzione della documentazione: Si lamentava l’assenza di una traduzione giurata di una visura camerale redatta in lingua lituana, unico documento che, a detta della difesa, avrebbe potuto certificare con certezza i poteri del querelante e, di conseguenza, la procedibilità del reato.

In sostanza, il ricorrente sosteneva che, in assenza di una querela formalmente valida, l’azione penale non avrebbe dovuto essere iniziata.

La decisione della Corte di Cassazione sulla truffa online aggravata

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. Il fulcro della decisione non risiede nell’analisi della validità della querela, bensì nel corretto inquadramento giuridico del fatto come truffa online aggravata.

Le motivazioni: l’aggravante della minorata difesa

Il Collegio ha evidenziato che il reato commesso era manifestamente aggravato ai sensi dell’art. 640, secondo comma, n. 2-bis, e dell’art. 61, n. 5 del codice penale. L’aggravante in questione è quella della minorata difesa, che si realizza quando il reo approfitta di circostanze di luogo tali da ostacolare la difesa della vittima.

Nel contesto delle truffe online, questa aggravante è quasi sempre presente. La Corte spiega che la distanza fisica tra il luogo in cui si trova la vittima (che paga in anticipo) e quello in cui si trova l’agente (che incassa senza spedire) crea una posizione di vantaggio per il truffatore. Questa distanza permette non solo di nascondere la propria identità, ma anche di impedire all’acquirente di effettuare qualsiasi controllo preventivo sul bene.

La conseguenza giuridica di questa aggravante è cruciale: essa rende il delitto di truffa procedibile d’ufficio. Ciò significa che lo Stato può perseguire il colpevole indipendentemente dalla volontà della persona offesa, e quindi senza che sia necessaria una querela. Di conseguenza, tutte le doglianze del ricorrente relative alla presunta invalidità della querela sporta dalla società straniera sono state ritenute irrilevanti.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza ribadisce un orientamento consolidato e di grande importanza pratica. Le vittime di truffe su internet possono contare su una tutela rafforzata. Se la condotta del truffatore sfrutta la distanza e l’anonimato garantiti dalla rete, il reato è considerato aggravato e lo Stato può intervenire d’ufficio. Questo non solo semplifica l’avvio delle indagini, ma lancia anche un chiaro messaggio: l’utilizzo di internet per commettere reati, lungi dal garantire l’impunità, costituisce un fattore che aggrava la condotta e ne facilita la persecuzione penale.

Quando una truffa online è considerata aggravata?
Una truffa online è considerata aggravata quando l’autore sfrutta consapevolmente le caratteristiche della rete, come la distanza fisica tra venditore e acquirente, per ostacolare la difesa della vittima. Questa situazione, definita ‘minorata difesa’, impedisce all’acquirente di verificare il bene o l’identità del venditore, ponendolo in una posizione di svantaggio.

Cosa significa che una truffa online aggravata è ‘procedibile d’ufficio’?
Significa che l’azione penale può essere avviata direttamente dal Pubblico Ministero non appena ha notizia del reato, senza che sia necessaria la presentazione di una querela da parte della persona offesa. La presenza dell’aggravante della minorata difesa rende il reato sufficientemente grave da giustificare l’intervento autonomo dello Stato.

Perché la Corte di Cassazione non ha ritenuto necessaria la traduzione del documento straniero in questo caso?
La Corte ha ritenuto la questione irrilevante perché il reato era procedibile d’ufficio a causa della sussistenza dell’aggravante della minorata difesa. Poiché la querela non era una condizione di procedibilità, ogni questione sulla sua validità formale, inclusa la prova dei poteri del rappresentante legale tramite documenti da tradurre, è diventata superflua ai fini della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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