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Truffa on-line aggravata: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4419/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa on-line aggravata. Il caso riguardava la finta vendita di un appartamento. La Corte ha ribadito che nelle truffe via internet sussiste l’aggravante della minorata difesa (art. 61, n. 5, c.p.) a causa della distanza tra le parti, che impedisce alla vittima di verificare il bene e agevola il truffatore nel nascondere la propria identità e sottrarsi alle conseguenze.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa on-line aggravata: quando la distanza è un vantaggio per il truffatore

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sulla configurabilità della truffa on-line aggravata, chiarendo i presupposti per l’applicazione dell’aggravante della minorata difesa. Il caso riguarda una truffa commessa tramite la vendita online di un bene immobiliare di cui l’autore del reato non aveva la disponibilità. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la tutela delle vittime di reati informatici, sempre più diffusi nell’era digitale.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato di truffa aggravata. L’imputato aveva proposto online la vendita di un appartamento, inducendo in errore la persona offesa che, fidandosi della rappresentazione online, aveva proceduto al pagamento senza avere la possibilità di verificare l’effettiva disponibilità dell’immobile. La Corte d’Appello di Milano aveva confermato la condanna, sottolineando proprio l’impossibilità per la vittima di effettuare un controllo preventivo.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, contestando la violazione di legge e il difetto di motivazione riguardo la sussistenza dell’aggravante.

La Decisione della Corte sulla Truffa on-line aggravata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che il motivo del ricorso fosse privo di specificità, in quanto si limitava a una ‘pedissequa reiterazione’ degli argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. La Corte di merito, infatti, aveva già fornito una motivazione logica e giuridicamente corretta, evidenziando come la natura online della transazione avesse impedito alla vittima ogni verifica sulla disponibilità del bene.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi dell’aggravante della minorata difesa, prevista dall’art. 61, n. 5, del codice penale. La Cassazione ha richiamato il suo consolidato orientamento secondo cui, nelle truffe commesse attraverso la vendita di prodotti ‘on-line’, questa aggravante sussiste a causa delle particolari circostanze di luogo.
La distanza fisica tra il luogo in cui si trova la vittima (che di norma paga in anticipo) e quello in cui si trova l’agente, crea una posizione di netto vantaggio per quest’ultimo. Tale distanza consente al truffatore di:
1. Schermare la propria identità, rendendo più difficile l’identificazione.
2. Impedire un efficace controllo preventivo da parte dell’acquirente sul bene offerto.
3. Sottrarsi più agevolmente alle conseguenze della propria condotta illecita.

La Corte ha inoltre precisato, citando un precedente del 2022 (n. 7819), che l’applicazione dell’aggravante non deve essere automatica o basata su presunzioni assolute. Il giudice di merito ha il dovere di analizzare lo specifico contesto spazio-temporale in cui si sono verificati i fatti. Deve emergere in concreto un effettivo ostacolo alla difesa pubblica o privata, e deve essere provato che l’agente ha consapevolmente approfittato di tale situazione di vulnerabilità della vittima. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente svolto questa valutazione, rendendo la sua motivazione incensurabile in sede di legittimità.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce la severità con cui l’ordinamento giuridico tratta la truffa on-line aggravata, riconoscendo la particolare vulnerabilità a cui sono esposti gli utenti del web. In secondo luogo, sottolinea l’importanza di presentare ricorsi in Cassazione specifici e puntuali, evitando la mera ripetizione di argomentazioni già respinte, pena l’inammissibilità. Infine, chiarisce che, sebbene la modalità online favorisca la configurazione dell’aggravante della minorata difesa, la valutazione del giudice deve sempre essere ancorata alle circostanze concrete del singolo caso, garantendo un equilibrio tra la tutela della vittima e i diritti della difesa.

In una truffa commessa online, quando si applica l’aggravante della minorata difesa?
L’aggravante si applica quando la distanza tra il venditore e l’acquirente, tipica delle transazioni online, crea una posizione di vantaggio per il truffatore. Questo gli permette di nascondere la propria identità, impedire un controllo preventivo sul bene e sottrarsi più facilmente alle conseguenze, mettendo la vittima in una condizione di difesa ridotta.

L’aggravante della minorata difesa nelle truffe online è automatica?
No, non è automatica. Secondo la Cassazione, il giudice deve valutare lo specifico contesto spazio-temporale dei fatti per accertare se sia derivato un effettivo ostacolo alla difesa della vittima e se l’autore del reato ne abbia approfittato.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto privo di specificità. I motivi presentati erano una semplice e pedissequa reiterazione delle argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuove critiche fondate contro la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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