LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Truffa militare: assolto per omessa dichiarazione

Un ufficiale delle forze armate è stato accusato di truffa militare per aver omesso di dichiarare immobili posseduti in nuda proprietà al fine di ottenere un canone di locazione agevolato per un alloggio demaniale. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna d’appello, stabilendo che il fatto non costituisce reato. La decisione si fonda sull’assenza di una prova certa dell’intento fraudolento (dolo), ritenendo plausibile che l’omissione derivasse da un errore colposo vista la complessità della normativa fiscale applicabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa militare: assoluzione per l’omissione della nuda proprietà

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un interessante caso di truffa militare, fornendo chiarimenti cruciali sulla distinzione tra dolo e colpa in contesti di dichiarazioni complesse. La Suprema Corte ha annullato la condanna di un ufficiale dell’esercito accusato di aver omesso di dichiarare la nuda proprietà di alcuni immobili per ottenere una riduzione del canone di un alloggio militare, stabilendo che il fatto non costituisce reato per assenza di prova dell’intento fraudolento.

I Fatti del Caso: La Dichiarazione Contesta

Un tenente colonnello, occupante di un alloggio demaniale, presentava nel 2017 una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà per la rideterminazione del canone di locazione. In tale dichiarazione, ometteva di indicare di essere nudo proprietario, insieme al fratello, di due immobili. Tali beni gli erano stati donati dai genitori, i quali si erano riservati il diritto di usufrutto. L’accusa sosteneva che questa omissione, qualificata come artificio e raggiro, avesse indotto in errore l’amministrazione militare, portando a una rideterminazione del canone più favorevole e procurando all’ufficiale un ingiusto profitto, configurando così il reato di truffa militare continuata e pluriaggravata.

Il Percorso Giudiziario: Dall’Assoluzione alla Condanna in Appello

In primo grado, il Giudice dell’udienza preliminare aveva assolto l’imputato. Per la dichiarazione del 2017, la formula assolutoria fu “perché il fatto non costituisce reato”. Il giudice ritenne non provato il dolo, ossia l’intenzione di truffare, ipotizzando che l’omissione potesse essere dovuta a mera superficialità o trascuratezza, quindi a colpa. L’imputato, infatti, aveva sostenuto che, trattandosi di nuda proprietà, non era tenuto a dichiarare tali immobili ai fini fiscali (ad esempio nel modello 730).

La Corte militare di appello, tuttavia, ribaltava la decisione, dichiarando l’ufficiale colpevole per l’episodio del 2017. I giudici di secondo grado ritenevano inverosimile che un errore del genere fosse meramente colposo, evidenziando l’evidente interesse economico dell’imputato a mantenere nascosta la titolarità di tali beni. Di conseguenza, lo condannavano a una pena (sospesa) di quattro mesi di reclusione militare.

Le Motivazioni della Cassazione: Dubbio sul Dolo nella Truffa Militare

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, che è stato accolto. La Suprema Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, mandando assolto definitivamente l’ufficiale. Le motivazioni si concentrano su due aspetti fondamentali: la carenza di motivazione sull’obbligo dichiarativo e, soprattutto, la mancata prova del dolo “oltre ogni ragionevole dubbio”.

La rilevanza della Nuda Proprietà e l’obbligo dichiarativo

La Corte di Cassazione ha criticato la sentenza d’appello per non aver chiarito adeguatamente il fondamento giuridico dell’obbligo di dichiarare la nuda proprietà. La normativa tributaria (art. 26 del d.P.R. 917/1986) stabilisce che i redditi fondiari concorrono a formare il reddito di chi possiede gli immobili a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale. Tuttavia, in caso di coesistenza di più diritti, come la nuda proprietà e l’usufrutto, il reddito spetta all’usufruttuario. La Corte d’appello non aveva specificato se e in che misura la nuda proprietà avrebbe dovuto incidere sul calcolo del reddito di riferimento per il canone, lasciando un vuoto motivazionale decisivo.

La prova del dolo “oltre ogni ragionevole dubbio”

Il punto centrale della decisione riguarda l’elemento soggettivo del reato. La Cassazione ha ricordato che, per ribaltare una sentenza di assoluzione, il giudice d’appello deve fornire una “motivazione rafforzata”, confutando specificamente gli argomenti del primo giudice. In questo caso, la Corte d’appello si era limitata a definire “inverosimile” l’errore colposo, basandosi sul vantaggio economico ottenuto dall’imputato. Secondo la Cassazione, questo non basta. Il dato fattuale dell’omissione è compatibile sia con una volontà dolosa, sia con un errore dovuto a colpa, data la complessità oggettiva della disciplina tributaria e amministrativa. In assenza di elementi specifici che provassero l’intenzionalità, la condanna violava il principio della colpevolezza “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Le Conclusioni: L’Annullamento Senza Rinvio

Alla luce di queste carenze, la Corte di Cassazione ha concluso che permaneva un dubbio ragionevole sulla consapevolezza dell’imputato di tacere una circostanza rilevante. Poiché l’istruttoria era già completa e un nuovo processo non avrebbe potuto colmare questo vuoto probatorio, la Corte ha annullato la sentenza senza rinvio “perché il fatto non costituisce reato”. Questa decisione riafferma un principio fondamentale del diritto penale: nel dubbio sulla sussistenza dell’elemento psicologico del reato, l’imputato deve essere assolto.

L’omessa dichiarazione della nuda proprietà in una richiesta di riduzione del canone di affitto costituisce sempre truffa militare?
No, la sentenza chiarisce che non è sufficiente l’omissione. È necessario che l’accusa provi, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’omissione sia stata intenzionale (dolo) e non frutto di un errore o negligenza (colpa), data anche la complessità della normativa tributaria.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna senza disporre un nuovo processo (rinvio)?
Perché ha ritenuto che il quadro probatorio fosse già completo dopo i due gradi di giudizio e che un nuovo processo non avrebbe potuto aggiungere elementi utili a superare il “ragionevole dubbio” sull’intenzionalità della condotta dell’imputato, rendendo definitiva l’assoluzione.

Qual è il principio affermato dalla Corte sulla prova del dolo in caso di ribaltamento di una sentenza di assoluzione?
La Corte ribadisce che quando un giudice d’appello intende condannare un imputato assolto in primo grado, deve fornire una “motivazione rafforzata”. Deve cioè confutare in modo puntuale le ragioni dell’assoluzione e dimostrare con certezza, e non solo con verosimiglianza, la colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati