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Truffa: esclusa la tenuità del fatto per danno elevato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per tentata truffa. Il tentativo di estorcere 4.800 euro è stato ritenuto un danno di entità rilevante, motivo per cui è stata esclusa l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa e Tenuità del Fatto: Quando il Danno Elevato Esclude la Non Punibilità

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di tentata truffa, offrendo importanti chiarimenti sui limiti di applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto. Con l’ordinanza in esame, i giudici hanno stabilito che un danno potenziale di rilevante entità, anche in un reato solo tentato, è sufficiente a escludere questo beneficio, confermando la condanna dell’imputato. Analizziamo insieme i dettagli della vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo imputato per tentata truffa. Secondo l’accusa, egli aveva tentato di ingannare una persona facendole credere di dover pagare la somma di 4.800 euro per ritirare un pacco destinato a suo nipote. Si trattava di un classico schema fraudolento basato su una rappresentazione falsa della realtà, finalizzata a ottenere un ingiusto profitto. L’imputato, condannato nei primi due gradi di giudizio, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, la mancata applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale, ovvero la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Analisi della Cassazione sulla Tenuità del Fatto

La difesa dell’imputato sosteneva che il reato dovesse essere considerato di lieve entità, meritando quindi l’archiviazione senza condanna. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, giudicandola manifestamente infondata. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente valutato la situazione, evidenziando un elemento cruciale: l’entità del danno che l’imputato intendeva cagionare alla vittima.

Un potenziale esborso di 4.800 euro non può essere considerato di lieve entità. Questo importo, secondo la Corte, è di per sé sufficiente a escludere uno dei presupposti fondamentali per l’applicazione della causa di non punibilità, ovvero l’esiguità del danno. La decisione si allinea con un orientamento consolidato che richiede una valutazione complessiva della gravità del reato, includendo non solo le modalità della condotta ma anche le sue conseguenze patrimoniali, effettive o potenziali.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, i motivi relativi alla configurabilità del reato di truffa e del tentativo sono stati considerati meramente ripetitivi di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi elementi di diritto. In secondo luogo, il motivo relativo alla tenuità del fatto è stato ritenuto palesemente infondato.

La motivazione della Corte d’Appello, confermata dalla Cassazione, era chiara: la ‘rilevante entità del danno’ che si intendeva provocare era un fattore ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La legge richiede che l’offesa sia minima per poter beneficiare della non punibilità, e un tentativo di sottrarre quasi cinquemila euro non rientra in questa categoria. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un meccanismo automatico, ma richiede una valutazione attenta e concreta della gravità complessiva del reato. L’entità del danno, anche solo potenziale come nel caso di un delitto tentato, gioca un ruolo decisivo. Per i professionisti e i cittadini, questa decisione serve come monito: anche i tentativi di reato, se mirano a un profitto significativo, saranno perseguiti penalmente senza possibilità di accedere a cause di non punibilità basate sulla lieve entità dell’offesa. La protezione del patrimonio e la repressione di condotte fraudolente di un certo peso rimangono una priorità per l’ordinamento giuridico.

Quando un danno economico impedisce l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Secondo questa ordinanza, un danno potenziale di ‘rilevante entità’, come un esborso di 4.800 euro, è considerato un elemento sufficiente a impedire l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i primi due motivi erano semplici ripetizioni di argomenti già respinti in appello, mentre il terzo motivo, relativo alla tenuità del fatto, è stato giudicato manifestamente infondato dalla Corte.

In cosa consisteva l’artifizio e raggiro nel caso di truffa esaminato?
L’artifizio e raggiro consisteva nel creare una falsa rappresentazione della realtà, facendo credere alla vittima che dovesse corrispondere la somma di 4.800 euro per la consegna di un pacco destinato a suo nipote, al fine di ingannarla e ottenere un ingiusto profitto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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