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Truffa contrattuale: valida la querela tardiva?

La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di truffa contrattuale derivante dalla vendita di quote di una società con un ingente debito tributario nascosto. La sentenza chiarisce che una querela, anche se presentata tardivamente quando il reato era procedibile d’ufficio, costituisce una valida manifestazione di volontà punitiva. Questa espressione di volontà è sufficiente a soddisfare la condizione di procedibilità introdotta dalla Riforma Cartabia, che ha reso la truffa procedibile a querela. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale: La Querela Tardiva è Valida? Analisi della Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 6016 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla truffa contrattuale e sulle condizioni di procedibilità alla luce della Riforma Cartabia. Il caso esaminato riguarda la cessione delle quote di uno stabilimento balneare, il cui venditore aveva taciuto l’esistenza di un debito tributario milionario, inducendo in errore l’acquirente. La Corte si è soffermata su un punto procedurale cruciale: la validità di una querela presentata ‘tardivamente’ prima che la riforma rendesse tale atto indispensabile.

Il Caso: Cessione di Quote Societarie con Debito Nascosto

I fatti alla base della controversia sono chiari: un imprenditore cedeva le quote della sua società, gestrice di uno stabilimento balneare, al prezzo di 340.000 euro. L’accordo, tuttavia, celava una realtà ben diversa. Il venditore aveva omesso di comunicare all’acquirente l’esistenza di un debito con l’Agenzia delle Entrate per oltre un milione di euro, derivante da illecite compensazioni fiscali.

L’acquirente, venuto a conoscenza della reale situazione debitoria solo dopo la notifica di una cartella di pagamento, sporgeva querela. Il venditore veniva condannato per truffa in primo e secondo grado. La difesa, però, ricorreva in Cassazione sollevando due questioni principali: una di natura procedurale e una di merito.

La Questione della Procedibilità e la Truffa Contrattuale

Il primo motivo di ricorso si basava su un’interpretazione della disciplina transitoria introdotta dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022). Questa riforma ha trasformato la truffa contrattuale da reato procedibile d’ufficio a reato procedibile a querela di parte. La difesa sosteneva che la querela presentata dalla vittima, essendo stata depositata prima della riforma ma oltre i termini di legge allora vigenti (quando non era necessaria), dovesse considerarsi invalida. Di conseguenza, secondo questa tesi, mancava la condizione di procedibilità richiesta dalla nuova legge.

Sul merito, la difesa contestava la sussistenza stessa degli ‘artifici e raggiri’, sostenendo che il venditore si era limitato a un comportamento passivo (il silenzio) e che l’acquirente, avendo gestito l’attività per tre anni prima dell’acquisto, avrebbe dovuto conoscere la situazione economica della società.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le argomentazioni della difesa e consolidando importanti principi giuridici.

La Validità della ‘Volontà Punitiva’

Sul piano procedurale, la Corte ha stabilito un principio di fondamentale importanza: ciò che rileva è la ‘volontà punitiva’ della persona offesa. Secondo gli Ermellini, qualsiasi atto che manifesti in modo inequivocabile l’intenzione della vittima di perseguire penalmente l’autore del reato è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità.

La querela, anche se presentata ‘tardivamente’ in un momento in cui non era richiesta, rappresenta una chiara espressione di tale volontà. Il mutamento del regime di procedibilità non può annullare una volontà già espressa. La Corte ha dato continuità a un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la voluntas puniendi può essere desunta anche da atti diversi, come la costituzione di parte civile, purché manifesti l’intenzione di ottenere una condanna penale.

Il Silenzio Malizioso come Elemento della Truffa Contrattuale

Per quanto riguarda il merito, la Cassazione ha ribadito che il tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove è inammissibile in sede di legittimità. Ha inoltre confermato che, in materia di truffa contrattuale, anche il silenzio maliziosamente serbato su circostanze rilevanti integra l’elemento degli ‘artifici e raggiri’.

Tacere l’esistenza di un debito tributario di oltre un milione di euro non è una semplice omissione, ma un comportamento ingannevole idoneo a influire sulla volontà negoziale della controparte e a viziare il consenso, inducendola a concludere un affare che altrimenti non avrebbe concluso o avrebbe concluso a condizioni diverse.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della sentenza si fondano su due pilastri. Il primo è la valorizzazione della sostanza sulla forma: la volontà della vittima di ottenere giustizia prevale sui formalismi procedurali. Se la persona offesa ha chiaramente manifestato l’intenzione di perseguire il colpevole, l’introduzione successiva della querela come condizione di procedibilità non può vanificare tale intenzione. L’irregolarità o la ‘tardività’ di un atto (la querela) nel vecchio regime, dove quell’atto non era necessario, è irrilevante ai fini del nuovo regime.

Il secondo pilastro è la tutela della buona fede nelle trattative contrattuali. La Corte riafferma che il dovere di informare correttamente la controparte è un elemento essenziale. Il silenzio su elementi decisivi per la valutazione economica dell’affare, come un ingente debito, non è un comportamento neutro, ma un raggiro che altera l’equilibrio contrattuale e causa un danno ingiusto.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 6016/2024 della Corte di Cassazione rafforza due importanti principi. In ambito processuale, conferma che la volontà della vittima di perseguire il reo, una volta manifestata, rimane valida anche a seguito di modifiche normative sul regime di procedibilità. In ambito sostanziale, ribadisce che la truffa contrattuale può essere integrata non solo da azioni positive, ma anche da omissioni maliziose, come il silenzio su passività determinanti, che violano il dovere di correttezza e buona fede nelle negoziazioni.

Dopo la Riforma Cartabia, una querela per truffa presentata ‘tardivamente’ prima della riforma è valida per rendere il reato procedibile?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la querela, anche se presentata tardivamente quando il reato era procedibile d’ufficio, costituisce una valida espressione della ‘volontà punitiva’ della persona offesa. Tale manifestazione di volontà è sufficiente a soddisfare la condizione di procedibilità richiesta dalla nuova legge.

Il semplice silenzio su un debito rilevante durante una trattativa commerciale può integrare il reato di truffa contrattuale?
Sì. La Corte ha ribadito che il silenzio, maliziosamente serbato su circostanze rilevanti per la valutazione delle reciproche prestazioni (come un ingente debito tributario), integra l’elemento del raggiro, idoneo a influire sulla volontà negoziale del soggetto passivo e a configurare il reato di truffa.

Cosa intende la Corte di Cassazione per ‘volontà punitiva’ della persona offesa?
Per ‘volontà punitiva’ si intende la manifestazione inequivocabile, da parte della vittima, dell’intenzione di instare per la punizione dell’imputato. Questa volontà non richiede formule particolari e può essere legittimamente desunta da diversi atti del procedimento, come la costituzione di parte civile o una querela, anche se presentata in modo irregolare o quando non era formalmente richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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