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Truffa contrattuale: quando si consuma il reato?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore in un caso di truffa contrattuale, confermando che il reato si consuma alla firma del contratto preliminare (15/02/2014) e non al momento dei pagamenti successivi. Di conseguenza, la prescrizione era correttamente maturata.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa contrattuale: la Cassazione fissa il momento della consumazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 12980 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sul reato di truffa contrattuale, specificando il momento esatto in cui questo si perfeziona. La pronuncia è cruciale per il calcolo dei termini di prescrizione, come dimostra il caso in esame. La Corte ha stabilito che, in caso di negoziazione di beni inesistenti, il reato si consuma con la stipula del contratto, non con i pagamenti successivi.

I fatti del caso

La vicenda riguarda due soggetti imputati per il reato di truffa ai danni di una coppia. Le vittime avevano stipulato un contratto preliminare in data 15 febbraio 2014 per l’acquisto di un immobile ancora da costruire, versando nel tempo una somma complessiva di 62.000 euro. L’ultimo pagamento, di 10.000 euro, era avvenuto nel giugno 2016 in relazione a un secondo preliminare per un diverso appartamento allo stato grezzo.

La Corte d’Appello di Ancona, con sentenza del 19 giugno 2023, aveva dichiarato il reato estinto per intervenuta prescrizione. Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo un errore nel calcolo dei termini. Secondo il Procuratore, la consumazione del reato non andava fissata alla data del primo contratto, ma all’ultimo pagamento effettuato nel giugno 2016, data in cui si sarebbe realizzato l’ingiusto profitto.

La questione giuridica sulla consumazione della truffa contrattuale

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte era determinare il momento consumativo della truffa contrattuale. Questo aspetto è di fondamentale importanza, poiché da esso dipende l’inizio del decorso del termine di prescrizione. Se il reato si fosse consumato nel 2016, come sostenuto dal ricorrente, i termini di prescrizione non sarebbero ancora maturati al momento della sentenza d’appello.

Al contrario, se il momento consumativo fosse da identificare con la stipula del primo contratto preliminare nel 2014, la decisione della Corte d’Appello sarebbe stata corretta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile, confermando la correttezza della decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato in materia di truffa contrattuale: il reato si perfeziona nel momento in cui si realizza l’effettivo pregiudizio per la vittima e, contestualmente, l’ingiusto profitto per l’agente.

Nel caso specifico di contratti aventi ad oggetto beni inesistenti (come un immobile da costruire), il momento rilevante è quello della stipula del contratto. È in quell’istante, infatti, che la vittima assume un’obbligazione giuridicamente vincolante (ad esempio, pagare il prezzo), subendo così un danno patrimoniale immediato. Di conseguenza, l’agente ottiene l’ingiusto profitto, che consiste proprio nell’aver fatto sorgere a proprio vantaggio un’obbligazione a carico della controparte.

La Corte ha specificato che i pagamenti successivi non rappresentano la consumazione del reato, ma costituiscono meri atti esecutivi del profitto illecito già conseguito con la firma del contratto. Pertanto, il fatto che l’ultimo pagamento fosse avvenuto nel giugno 2016 è stato ritenuto irrilevante per determinare l’inizio della prescrizione, che andava invece ancorato alla data del 15 febbraio 2014.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza ribadisce un principio di diritto fondamentale con importanti implicazioni pratiche. Per chi è vittima di una truffa contrattuale relativa a beni futuri o inesistenti, è essenziale sapere che il termine per sporgere querela e per l’inizio dell’azione penale decorre dalla data di firma del contratto che genera l’obbligazione. Attendere l’esito dei pagamenti o la scoperta finale dell’inesistenza del bene potrebbe comportare il rischio di veder estinto il reato per prescrizione.

Questa pronuncia consolida l’orientamento secondo cui il danno, nella truffa contrattuale, ha natura patrimoniale e si concretizza con l’atto di disposizione che impoverisce il patrimonio della vittima, ovvero la stipula di un contratto svantaggioso a seguito di raggiri. La decisione della Cassazione, quindi, non solo chiarisce un aspetto tecnico-giuridico, ma fornisce anche un’indicazione operativa cruciale per la tutela dei diritti delle persone offese.

In un caso di truffa contrattuale per un bene inesistente, quando si considera consumato il reato?
Il reato si considera consumato al momento della stipula del contratto, poiché è in quell’istante che la vittima assume un’obbligazione giuridicamente vincolante che costituisce un danno patrimoniale, e l’agente consegue l’ingiusto profitto.

Perché i pagamenti successivi alla firma del contratto sono irrilevanti per determinare la consumazione del reato?
Perché i pagamenti successivi sono considerati meri atti esecutivi del profitto illecito già ottenuto. Il reato si è già perfezionato con la stipula del contratto, che ha generato l’obbligazione a carico della vittima.

Cosa ha stabilito la Corte riguardo alla data del 15 febbraio 2014?
La Corte ha stabilito che la data rilevante per l’inizio del calcolo della prescrizione era il 15 febbraio 2014, data di sottoscrizione del contratto preliminare, e non le date dei pagamenti successivi, incluso quello di giugno 2016.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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