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Truffa contrattuale: quando si consuma il reato?

Un imprenditore ottiene un finanziamento tramite una garanzia basata su un bilancio falso. La Cassazione chiarisce che, in caso di truffa contrattuale con un garante, il reato si consuma non al momento dell’erogazione del prestito, ma quando il garante subisce il danno economico effettivo, ovvero quando è costretto a pagare. L’appello sulla prescrizione è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale e Danno al Terzo: Quando Inizia a Correre la Prescrizione?

La truffa contrattuale rappresenta una delle fattispecie più complesse del diritto penale, specialmente quando coinvolge più soggetti e diversi passaggi negoziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11758/2024) offre un chiarimento fondamentale su un aspetto cruciale: il momento consumativo del reato, da cui dipende il calcolo della prescrizione. La Corte ha stabilito che, in scenari che coinvolgono un garante, il reato non si perfeziona con l’inganno iniziale, ma con il verificarsi del danno economico effettivo e concreto.

I Fatti del Caso: Una Garanzia Ottenuta con l’Inganno

Il caso esaminato riguarda un imprenditore, legale rappresentante di una società cooperativa, che aveva bisogno di un finanziamento per l’acquisto di macchinari. Per ottenerlo, si è rivolto a un istituto di credito, il quale richiedeva una garanzia. L’imprenditore ha quindi presentato a una società finanziaria garante un bilancio societario che sottostimava notevolmente le perdite reali.

Indotta in errore da questa documentazione artefatta, la società finanziaria ha concesso la garanzia. Forte di questa copertura, l’imprenditore ha ottenuto il finanziamento dalla banca. Tuttavia, dopo aver ricevuto i fondi, la sua società cooperativa non ha onorato le rate del prestito. Di conseguenza, la banca ha escusso la garanzia, costringendo la società finanziaria a saldare il debito residuo, subendo così una significativa perdita economica.

La Questione Giuridica: Il Momento Consumativo nella truffa contrattuale

L’imprenditore, condannato in primo e secondo grado, ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che il reato fosse ormai prescritto. Secondo la sua difesa, il momento consumativo della truffa doveva essere individuato nella data di erogazione del finanziamento da parte della banca. Se così fosse, i termini per la prescrizione sarebbero scaduti prima della sentenza d’appello.

La questione sottoposta alla Corte era quindi la seguente: in una truffa contrattuale che coinvolge tre soggetti (l’autore del reato, l’ente ingannato che eroga il finanziamento e il garante che subisce il danno finale), quando si perfeziona il reato? Al momento dell’accordo fraudolento, dell’erogazione del denaro o del danno effettivo subito dal garante?

Le Motivazioni della Cassazione: Il Danno Effettivo è Decisivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo manifestamente infondato e cogliendo l’occasione per ribadire principi consolidati in materia. I giudici hanno chiarito che il delitto di truffa, ai sensi dell’art. 640 del codice penale, si consuma con il conseguimento del profitto ingiusto da parte dell’agente e la contemporanea produzione di un danno concreto ed effettivo per la vittima.

La Corte ha sottolineato due aspetti fondamentali:

1. Danno Potenziale vs. Danno Effettivo: L’assunzione di un’obbligazione, come la firma di un contratto di garanzia, rappresenta un danno solo potenziale. Il reato si consuma non quando il garante si impegna a pagare, ma nel momento in cui è effettivamente costretto a farlo a causa dell’inadempimento del debitore principale. È solo in quell’istante che la perdita patrimoniale (la deminutio patrimonii) diventa reale e definitiva.

2. Dissociazione tra Soggetto Ingannato e Soggetto Danneggiato: Non è necessario che la persona raggirata sia la stessa che subisce il danno. Nel caso di specie, la banca è stata indotta in errore sulla solvibilità del richiedente (grazie alla garanzia ottenuta fraudolentemente), ma il danno economico finale è ricaduto sul garante, che ha dovuto onorare l’impegno preso. Questo schema è pienamente compatibile con la fattispecie di truffa.

Di conseguenza, la Corte ha individuato il momento consumativo del reato nella data in cui la società finanziaria ha effettuato il pagamento alla banca. Partendo da quella data, il termine di prescrizione non era ancora maturato al momento della sentenza d’appello.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Spostare il momento consumativo del reato all’istante del danno effettivo offre una tutela più robusta alle vittime di truffa contrattuale, specialmente in operazioni finanziarie complesse come quelle che prevedono il rilascio di garanzie. Insegna che la giustizia penale guarda alla sostanza degli eventi: il reato è perfetto non quando si pongono le premesse del danno, ma quando questo si manifesta in tutta la sua concretezza, ledendo realmente il patrimonio della vittima.

In una truffa contrattuale, quando si considera consumato il reato ai fini della prescrizione?
Il reato si considera consumato non al momento della stipula del contratto o dell’assunzione di un’obbligazione, ma nell’istante in cui si verifica l’effettivo conseguimento del profitto ingiusto per l’autore e, contestualmente, la perdita patrimoniale concreta e definitiva per la vittima.

Nella truffa, la persona ingannata e quella che subisce il danno economico devono essere la stessa?
No, non è necessario. La giurisprudenza ammette che il soggetto indotto in errore dagli artifici e raggiri possa essere diverso da quello che subisce il danno economico, purché esista un nesso causale tra l’inganno e il pregiudizio patrimoniale.

Se un garante firma una fideiussione a seguito di un inganno, il reato di truffa si consuma al momento della firma?
No. Secondo la Corte, il reato non si consuma al momento della firma della garanzia, poiché in quel momento il danno è solo potenziale. Si consuma, invece, quando il garante è costretto a effettuare il pagamento a causa dell’inadempimento del debitore principale, perché è solo allora che la sua perdita patrimoniale diventa effettiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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