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Truffa contrattuale: quando si consuma il reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per un reato riconducibile a una truffa contrattuale. L’imputata aveva usufruito di un soggiorno in hotel pagando una somma irrisoria rispetto al pattuito e sosteneva l’incompetenza territoriale del tribunale. La Corte ha ribadito che la truffa contrattuale si consuma non con l’artificio, ma nel momento e nel luogo in cui si verifica l’effettivo danno patrimoniale per la vittima e il conseguente profitto per l’agente, che in questo caso coincidevano con la fruizione del servizio alberghiero.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale: La Cassazione Chiarisce il Momento Consumativo del Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 4779/2024 offre un’importante lezione sul reato di truffa contrattuale, specificando con precisione il momento in cui tale illecito può dirsi consumato. Il caso esaminato riguardava una vicenda apparentemente semplice: un soggiorno in hotel non pagato per intero. Tuttavia, la questione procedurale sollevata dalla difesa ha permesso ai giudici di ribadire principi fondamentali per la determinazione della competenza territoriale e la natura stessa del reato.

I Fatti del Caso: Il Soggiorno in Hotel e il Pagamento Irrisorio

Una persona veniva condannata in primo e secondo grado per un reato riconducibile a una truffa contrattuale. Nello specifico, dopo aver soggiornato in una struttura alberghiera, aveva effettuato un pagamento tramite vaglia postale di soli 80 euro, a fronte di un importo pattuito di 1.890 euro. La difesa, anziché contestare nel merito la colpevolezza, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando una violazione delle norme sulla competenza territoriale. Secondo il ricorrente, il processo si sarebbe dovuto svolgere presso il tribunale del luogo da cui era stato inviato il vaglia postale (Campobasso), e non dove si trovava l’hotel (provincia di Lucca).

L’Eccezione di Incompetenza e la natura della truffa contrattuale

L’argomentazione difensiva si basava su una specifica interpretazione del momento consumativo del reato. Sosteneva che, essendo la truffa un reato istantaneo che si perfeziona con il conseguimento del profitto, la competenza territoriale dovesse radicarsi nel luogo in cui l’imputata aveva realizzato il proprio vantaggio, ovvero effettuando il pagamento ingannevole e irrisorio. In subordine, si richiamavano i criteri suppletivi basati sulla residenza dell’imputato. La Corte d’Appello aveva invece rigettato questa tesi, considerando come luogo di consumazione del reato quello in cui erano state rese le prestazioni alberghiere.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “inammissibile perché manifestamente infondato”, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno richiamato un consolidato principio enunciato dalle Sezioni Unite: la truffa contrattuale è un reato istantaneo e “di danno”. Ciò significa che il reato si perfeziona non nel momento in cui la vittima assume un’obbligazione a causa degli artifici o raggiri, ma nel momento in cui si realizza l’effettivo danno patrimoniale per la vittima (la cosiddetta deminutio patrimonii) e, contestualmente, l’ingiusto profitto per l’agente.

Nel caso di specie, il danno per l’albergatore e il profitto per l’ospite non si sono verificati con l’invio del vaglia postale. Il profitto è consistito nella fruizione del soggiorno, mentre il danno è derivato dalla fornitura di tale servizio senza ricevere il corrispettivo pattuito. Entrambi questi elementi si sono concretizzati presso la struttura alberghiera. La Corte ha chiarito in modo inequivocabile che “il profitto e il danno si realizzarono soltanto con la effettiva prestazione del soggiorno da parte dell’albergatore”. L’invio del pagamento parziale è stato solo un elemento dell’inganno, ma non il momento consumativo del reato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un punto fermo nella giurisprudenza sulla truffa contrattuale: per individuare il momento e il luogo di consumazione del reato, è necessario guardare all’effettivo impoverimento della vittima e all’arricchimento dell’autore del reato. La condotta ingannevole è solo il presupposto; il reato si completa con l’evento dannoso. Di conseguenza, la competenza territoriale appartiene al tribunale del luogo in cui il danno patrimoniale si è verificato. Oltre a ciò, la decisione della Corte di condannare la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende sottolinea la gravità di presentare ricorsi basati su argomentazioni palesemente infondate e contrarie a principi di diritto consolidati.

In un caso di truffa contrattuale, quando è considerato consumato il reato?
Il reato si considera consumato non quando la vittima viene ingannata e assume un’obbligazione, ma nel momento in cui si verifica l’effettiva perdita patrimoniale per la vittima (deminutio patrimonii) e il conseguente ingiusto profitto per chi commette il reato.

Per una truffa contrattuale relativa a un soggiorno in hotel, come si determina la competenza territoriale del tribunale?
La competenza territoriale appartiene al tribunale del luogo in cui si trova la struttura alberghiera. Questo perché è lì che si concretizzano sia il danno per l’albergatore (la fornitura del servizio senza corrispettivo) sia il profitto per l’autore del reato (la fruizione del soggiorno).

Cosa comporta presentare un ricorso in Cassazione basato su motivi ritenuti manifestamente infondati?
Se la Corte di Cassazione ritiene un ricorso manifestamente infondato, lo dichiara inammissibile. In questi casi, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, ravvisando profili di colpa, anche al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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