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Truffa contrattuale: quando scatta la prescrizione?

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per truffa contrattuale, chiarendo un punto fondamentale sulla prescrizione. Il reato si considera consumato con l’ultimo atto di disposizione patrimoniale della vittima, e non con le successive rassicurazioni del truffatore. Nel caso specifico, riguardante una pratica di sanatoria edilizia mai portata a termine, la prescrizione era già maturata prima della sentenza di primo grado, determinando l’annullamento della condanna e la revoca delle statuizioni civili.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale e Prescrizione: Quando Finisce l’Inganno?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 27363 del 2024, offre un chiarimento cruciale sulla truffa contrattuale e, in particolare, sul momento in cui il reato può dirsi consumato. Questa determinazione è fondamentale per calcolare correttamente i termini della prescrizione. Il caso analizzato riguarda un professionista incaricato di una pratica di sanatoria edilizia che, dopo aver ricevuto diversi pagamenti, non ha mai portato a termine il lavoro, protraendo l’inganno per anni.

I Fatti del Caso: Una Lunga Attesa per una Sanatoria Mai Conclusa

La vicenda ha origine nel 2004, quando un cittadino affida a un professionista l’incarico di curare una complessa pratica di sanatoria edilizia. Fidandosi delle competenze millantate dall’incaricato, il cliente effettua diversi pagamenti nel corso degli anni. L’ultimo versamento accertato risale al 2008.

Nonostante il tempo trascorso e il denaro versato, la pratica non viene mai completata. Il professionista continua a fornire rassicurazioni al cliente, rilasciando anche delle ricevute in anni successivi (2014-2015) per tranquillizzarlo sulla bontà del suo operato. Alla fine, la vittima si rende conto dell’inganno e sporge denuncia. L’imputato viene condannato in primo grado e in appello per il reato di truffa aggravata.

La Questione della Prescrizione nella Truffa Contrattuale

Il difensore dell’imputato presenta ricorso in Cassazione sostenendo un punto decisivo: il reato era già estinto per prescrizione prima ancora della sentenza di primo grado. Secondo la difesa, la truffa contrattuale si era consumata con l’ultima dazione di denaro nel 2008. Le successive rassicurazioni e le ricevute non costituivano nuovi atti di disposizione patrimoniale da parte della vittima, ma erano solo stratagemmi per nascondere l’inadempimento e ritardare la scoperta del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte accoglie il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini ribadiscono un principio consolidato: nei reati contro il patrimonio, come la truffa, il momento consumativo coincide con il verificarsi dell’ultimo atto che causa la diminuzione del patrimonio della vittima e il conseguente profitto ingiusto per l’agente.

Nei contratti a esecuzione differita o continuata, come quello in esame, la truffa può sussistere anche durante la fase esecutiva. Tuttavia, è necessario che gli artifizi e raggiri posti in essere in questa fase inducano la vittima a compiere ulteriori atti di disposizione patrimoniale, cioè a pagare altre somme non previste o a subire ulteriori perdite.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, i giudici di merito non hanno dimostrato che dopo il 2008 vi siano stati ulteriori pagamenti da parte della vittima. Le ricevute emesse nel 2014-2015, secondo la Corte, non provano nuovi versamenti, ma servivano solo a “non disvelare la truffa” già perpetrata. Mancando la prova di un’ulteriore attività dispositiva della vittima successiva al 2008, il reato deve considerarsi consumato in quella data. Di conseguenza, calcolando i termini di prescrizione a partire dal 2008, il reato risultava già estinto al momento della prima sentenza. La Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, revocando anche le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

Le Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea una distinzione fondamentale: un conto sono gli inganni che inducono a una perdita economica, un altro sono quelli finalizzati a nascondere un illecito già commesso. Ai fini della prescrizione della truffa contrattuale, rileva solo il momento dell’ultimo effettivo danno patrimoniale subito dalla vittima a causa degli artifizi e raggiri. Le condotte successive, sebbene moralmente riprovevoli, non spostano in avanti il termine da cui decorre la prescrizione, a meno che non provochino un nuovo e autonomo danno economico.

Quando si considera consumata una truffa contrattuale a esecuzione differita ai fini della prescrizione?
La truffa si considera consumata con l’ultimo atto di disposizione patrimoniale compiuto dalla vittima a causa degli artifizi e raggiri dell’agente. Il reato si perfeziona quando si verifica la perdita economica per la vittima e il corrispondente ingiusto profitto per il reo.

Le successive rassicurazioni o menzogne del truffatore possono posticipare l’inizio della prescrizione?
No. Secondo la Corte, le attività successive finalizzate unicamente a nascondere l’inadempienza e a ritardare la scoperta del reato non spostano il momento consumativo, a meno che non inducano la vittima a compiere ulteriori atti di disposizione patrimoniale che causino un nuovo danno economico.

Cosa succede alle richieste di risarcimento della parte civile se il reato viene dichiarato estinto per prescrizione?
Se il reato viene dichiarato estinto per prescrizione prima che la sentenza di condanna diventi definitiva, come in questo caso, la Corte di Cassazione revoca le statuizioni civili. La vittima può comunque agire in sede civile per ottenere il risarcimento del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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