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Truffa contrattuale: quando il raggiro è successivo

La Cassazione chiarisce che la truffa contrattuale sussiste anche quando il comportamento fraudolento avviene dopo la stipula del contratto, durante la sua esecuzione. In questo caso, l’imputato, con scuse, ha indotto la vittima a versare altro denaro. L’appello è stato dichiarato inammissibile, confermando la condanna.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale: L’Inganno Post-Stipula è Reato

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto penale commerciale: la truffa contrattuale. Spesso si pensa che il reato si configuri solo se l’inganno avviene prima della firma del contratto. Tuttavia, la Suprema Corte ribadisce un principio consolidato: l’attività fraudolenta è penalmente rilevante anche se posta in essere durante la fase di esecuzione del contratto, portando la vittima a compiere ulteriori atti di disposizione patrimoniale dannosi.

Il Caso: Dalla Compravendita di un’Auto alla Condanna per Truffa

La vicenda trae origine da una condanna per truffa emessa dalla Corte d’Appello. Un soggetto, dopo aver stipulato un contratto per la vendita di un’autovettura, aveva addotto problematiche relative all’immatricolazione del veicolo per convincere l’acquirente a versare ulteriore denaro per l’acquisto di un’altra automobile. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente tre motivi:

1. L’insussistenza degli “artifici e raggiri”, poiché il contratto iniziale era stato stipulato senza alcuna frode.
2. L’errata valutazione della sua condotta riparatoria, che a suo dire avrebbe dovuto estinguere il reato.
3. La mancata esclusione dell’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità, dato il parziale risarcimento.

L’Analisi della Corte: La Truffa Contrattuale e il Momento del Raggiro

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando tutte le doglianze e fornendo chiarimenti importanti sulla configurabilità della truffa contrattuale.

Il Raggiro Durante l’Esecuzione del Contratto

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. I giudici hanno confermato l’orientamento secondo cui, in tema di truffa contrattuale, l’induzione in errore non deve necessariamente avvenire nella fase genetica del rapporto. Il reato sussiste anche quando il comportamento fraudolento si manifesta successivamente, durante l’esecuzione del contratto, purché sia in rapporto di causalità con un danno per la vittima e un ingiusto profitto per l’agente. Nel caso di specie, gli artifici (le false problematiche di immatricolazione) sono stati utilizzati dopo la stipula per indurre la vittima a un ulteriore esborso economico, integrando così pienamente il reato contestato.

La Condotta Riparatoria Insufficiente e l’Aggravante del Danno

Anche gli altri due motivi sono stati respinti. La Corte ha sottolineato che, per estinguere il reato ai sensi dell’art. 162-ter c.p., la condotta riparatoria deve essere integrale e tempestiva. Un risarcimento solo parziale del danno economico subito dalla persona offesa non è sufficiente a escludere la punibilità. Di conseguenza, è stata correttamente confermata anche l’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità, poiché la sua valutazione si basa sull’entità oggettiva del danno iniziale, non diminuita da un risarcimento incompleto.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su una giurisprudenza consolidata che mira a proteggere la buona fede e la correttezza anche nella fase esecutiva dei rapporti contrattuali. L’ordinanza ribadisce che il reato di truffa non tutela solo la libera formazione del consenso, ma anche la corretta esecuzione del patrimonio della vittima. Qualsiasi atto ingannevole che, inserendosi in un rapporto già esistente, ne altera l’equilibrio a danno di una parte e a vantaggio dell’altra, costituisce un’azione penalmente rilevante. La manifesta infondatezza dei motivi di ricorso, in palese contrasto con i principi di diritto e le risultanze processuali, ha portato alla dichiarazione di inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia offre importanti spunti pratici. Chi stipula un contratto deve essere consapevole che la tutela penale non si esaurisce con la firma. Se, durante l’esecuzione del rapporto, la controparte utilizza menzogne o pretesti per richiedere pagamenti non dovuti o modificare le condizioni a proprio vantaggio, si può configurare il reato di truffa contrattuale. La decisione sottolinea inoltre che un rimborso parziale non basta a sanare l’illecito: per beneficiare della causa di non punibilità, il danno deve essere integralmente riparato. Questo rafforza la tutela delle vittime di frodi, chiarendo che la giustizia penale interviene per sanzionare la disonestà in ogni fase della relazione negoziale.

Quando si configura il reato di truffa contrattuale?
Il reato di truffa contrattuale si configura non solo quando l’inganno avviene prima della stipula del contratto, ma anche quando il comportamento fraudolento (artifizi o raggiri) si manifesta successivamente, durante la fase di esecuzione, inducendo la vittima a subire un danno con un corrispondente ingiusto profitto per chi agisce.

Un risarcimento parziale del danno può estinguere il reato di truffa?
No, secondo la Corte, un risarcimento solo parziale del danno economico subito dalla vittima non è sufficiente per l’applicazione della causa di estinzione del reato prevista dalla condotta riparatoria (art. 162-ter c.p.). La riparazione deve essere integrale.

Perché il raggiro avvenuto dopo la firma di un contratto è penalmente rilevante?
È penalmente rilevante perché il reato di truffa tutela non solo la libera formazione della volontà contrattuale, ma anche l’integrità del patrimonio della vittima durante tutta l’esecuzione del rapporto. Un inganno successivo che causa un’ulteriore attività giuridica dannosa per la vittima (come un pagamento non dovuto) integra pienamente gli estremi del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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