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Truffa contrattuale: quando e dove si consuma il reato

La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di truffa contrattuale, stabilendo che il reato non si consuma con il pagamento, ma con il verificarsi del danno effettivo. Nel caso di specie, due soggetti sono stati condannati per aver venduto una partita di merce, incassato il pagamento su un conto estero e poi aver fatto sparire i beni dal magazzino prima della consegna. I ricorsi, basati sull’incompetenza territoriale del tribunale italiano, sono stati respinti. La Corte ha chiarito che, essendo la merce esistente, il reato si è perfezionato nel luogo in cui è avvenuta la sottrazione dei beni (in Italia), e non dove è stato ricevuto il pagamento. Questa sentenza è cruciale per definire il momento consumativo e la giurisdizione nella truffa contrattuale.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale: Quando si Perfeziona il Reato? La Cassazione Chiarisce

La truffa contrattuale rappresenta una delle fattispecie di reato più complesse, soprattutto quando si tratta di stabilire il luogo e il momento esatto in cui il crimine si considera consumato. Questa determinazione non è un mero esercizio teorico, ma ha implicazioni pratiche fondamentali, prima fra tutte l’individuazione del Tribunale competente a giudicare. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto chiarimenti cruciali su un caso emblematico, distinguendo nettamente tra truffe su beni inesistenti e quelle, come nel caso di specie, su beni esistenti che vengono poi fraudolentemente sottratti.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una complessa operazione commerciale. Una società acquirente, dopo aver ispezionato una grossa partita di bevande stoccate in un magazzino nel territorio di Como, decide di acquistarla. Il pagamento viene regolarmente effettuato tramite bonifico bancario su un conto corrente di una società svizzera, riconducibile ai venditori. Tuttavia, al momento di ritirare la merce, l’amara sorpresa: gli acquirenti scoprono che i beni sono stati portati via dal magazzino e sono spariti. La vicenda approda in tribunale, dove due degli imputati vengono condannati in primo e secondo grado per il reato di truffa in concorso.

I Motivi del Ricorso: La Questione della Competenza nella Truffa Contrattuale

La difesa degli imputati ha incentrato il proprio ricorso per Cassazione su un punto dirimente: l’incompetenza territoriale del Tribunale di Como. Secondo la tesi difensiva, il reato si sarebbe consumato all’estero, precisamente in Svizzera, nel momento e nel luogo in cui la somma pattuita è stata accreditata sul conto corrente della società venditrice. Di conseguenza, la giurisdizione non apparterrebbe all’autorità giudiziaria italiana. Inoltre, i ricorrenti lamentavano vizi di motivazione riguardo alla valutazione delle prove e all’applicazione dell’aggravante della recidiva.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Truffa Contrattuale

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la competenza del Tribunale di Como e la solidità dell’impianto accusatorio. La decisione si fonda su un’attenta analisi del momento consumativo del reato, che rappresenta il cuore giuridico della sentenza.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato, distinguendo due scenari nella truffa contrattuale:
1. Beni Inesistenti: Se l’oggetto del contratto non esiste, il reato si perfeziona con la stipula del contratto stesso, perché è in quel momento che l’acquirente assume un’obbligazione giuridica che gli causa un danno, a fronte di una controprestazione fittizia.
2. Beni Esistenti: Se i beni, come nel caso in esame, esistono e sono visionati dall’acquirente, il momento del danno non coincide con il pagamento. Il pagamento, infatti, è effettuato per una merce reale e disponibile. Il pregiudizio effettivo e definitivo per la vittima si realizza solo successivamente, quando i beni vengono fatti sparire con l’inganno, impedendo all’acquirente di entrarne in possesso.

In questa vicenda, le condotte truffaldine non si sono esaurite con l’incasso del prezzo. Sono proseguite con pretesti e giustificazioni menzognere per ritardare la consegna, al solo scopo di avere il tempo materiale per svuotare il magazzino. L’atto finale della frode, ovvero la sparizione della merce, si è consumato nel territorio del circondario del Tribunale di Como. Pertanto, è in quel luogo che si è verificato l’effettivo danno patrimoniale, radicando la competenza territoriale del giudice italiano.
L’accredito del denaro sul conto svizzero è stato considerato un post factum, un evento successivo e irrilevante ai fini dell’individuazione del locus commissi delicti.
La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi, ritenendo le motivazioni dei giudici di merito congrue e logiche sia sulla responsabilità degli imputati, basata su prove come una procura bancaria che conferiva ampi poteri di gestione del conto, sia sulla correttezza dell’applicazione della recidiva.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale: per determinare la competenza nella truffa contrattuale, non bisogna fermarsi al solo atto del pagamento, ma è necessario analizzare l’intera sequenza della condotta fraudolenta fino al momento in cui il danno per la vittima diventa concreto e irreversibile. Quando la frode riguarda beni esistenti, il reato si consuma nel luogo in cui avviene l’atto che priva definitivamente la vittima della disponibilità di tali beni. La decisione offre quindi un importante strumento interpretativo per contrastare le frodi commerciali complesse, anche quando presentano elementi di transnazionalità, assicurando che la giurisdizione sia correttamente individuata nel luogo dove si è manifestato il cuore dell’azione criminale e del suo effetto dannoso.

In un caso di truffa contrattuale che riguarda beni esistenti, quando si considera perfezionato il reato?
Il reato non si perfeziona al momento del pagamento, ma quando la vittima subisce il danno patrimoniale effettivo. In questo caso specifico, il reato si è consumato quando la merce, già pagata, è stata fraudolentemente rimossa dal magazzino, impedendo all’acquirente di prenderla in consegna.

Come si determina il tribunale competente se una parte della truffa, come il pagamento, avviene all’estero?
Se anche uno solo degli elementi della condotta fraudolenta, in particolare l’atto che causa il danno finale, avviene sul territorio italiano, la competenza è del giudice del luogo in cui si è verificato tale atto. Nel caso di specie, la sottrazione dei beni è avvenuta a Como, radicando lì la competenza, indipendentemente dal fatto che il pagamento fosse stato ricevuto in Svizzera.

Il fatto che il denaro sia stato accreditato su un conto estero è sufficiente per spostare la competenza fuori dall’Italia?
No. La Corte ha qualificato l’accredito del denaro all’estero e i successivi trasferimenti come un ‘post factum’, ovvero un’azione successiva alla consumazione del reato e quindi irrilevante per determinare il luogo dove il crimine si è perfezionato. La competenza è determinata dal luogo dell’azione che ha causato il danno, cioè la sparizione della merce in Italia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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