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Truffa contrattuale: il prospetto non basta

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo per truffa contrattuale in un’operazione di cartolarizzazione. Anche se il prospetto informativo menzionava la ‘possibile’ esistenza di conflitti di interesse, l’averli attivamente nascosti e negati durante le trattative con un fondo di investimento professionale integra il reato. La condotta fraudolenta prevale sulla mera disclosure formale, confermando che la buona fede è un requisito essenziale anche nelle negoziazioni tra operatori esperti.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale e Investitori Professionali: Quando il Prospetto Non Basta

L’ambito delle operazioni finanziarie complesse è spesso governato da normative specifiche che impongono precisi obblighi informativi. Ma cosa succede quando, al di là dei documenti formali, si insinua una condotta ingannevole? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sulla truffa contrattuale perpetrata ai danni di un investitore professionale, stabilendo un principio chiave: la correttezza nelle trattative prevale sulla mera conformità documentale.

I Fatti di Causa: Un’Operazione di Cartolarizzazione Sotto la Lente

Il caso riguarda un’ordinanza di sequestro preventivo per oltre 10 milioni di euro, emessa dal Tribunale di Milano nei confronti di un soggetto indagato per truffa continuata e pluriaggravata. L’indagato avrebbe indotto in errore un fondo di investimento nell’ambito di complesse operazioni di cartolarizzazione di crediti, principalmente verso il Servizio Sanitario Nazionale.

Secondo l’accusa, gli artifici e raggiri sarebbero consistiti nel:
1. Nascondere un conflitto di interessi: L’indagato e altri soggetti avevano interessi diretti nelle società coinvolte, influenzando la selezione dei crediti a proprio vantaggio.
2. Sottacere la rischiosità: Veniva negata o minimizzata l’alta rischiosità di alcuni crediti, i cosiddetti ‘extra-budget’.
3. Fornire indicazioni devianti: Venivano date informazioni fuorvianti sulla tempistica di realizzo dell’investimento.

La Difesa: Appello alla Normativa Speciale

La difesa dell’indagato ha contestato l’esistenza del fumus commissi delicti (il fondato sospetto di reato), sostenendo che il Tribunale avesse ‘disapplicato’ la normativa speciale sulla cartolarizzazione (L. 130/1999). Secondo il ricorrente, tale legge prevede un elenco esaustivo di informazioni da fornire all’investitore professionale tramite il prospetto informativo. Poiché il prospetto menzionava la ‘possibile esistenza di conflitti di interesse’ e descriveva le modalità di acquisto dei crediti, ogni obbligo informativo legale sarebbe stato adempiuto. Trattare l’operazione come una generica vendita a un investitore ‘semplice’ sarebbe stato, quindi, un errore di diritto.

La Decisione della Corte: La Rilevanza della Condotta nella Truffa Contrattuale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la visione del Tribunale di Milano. I giudici hanno chiarito che, in sede di riesame di un sequestro, la valutazione si limita alla compatibilità astratta tra i fatti contestati e la fattispecie di reato, senza entrare nel merito della colpevolezza.

Oltre il Dato Formale: la Condotta nelle Trattative

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra l’informativa formale e la condotta concreta tenuta durante le negoziazioni. Sebbene i prospetti informativi menzionassero una ‘possibile’ esistenza di conflitti di interesse, è emerso dalle indagini che tale conflitto era non solo esistente ma anche effettivo. Peggio ancora, durante le trattative dirette con il rappresentante del fondo, l’indagato avrebbe espressamente negato tale situazione.

La Corte ha sottolineato che, anche in presenza di investitori professionali e di documentazione formale, il dovere di buona fede (art. 1337 c.c.) impone di non tenere condotte silenti o, a maggior ragione, negatorie rispetto a elementi cruciali che possono influenzare la decisione della controparte.

La Valutazione del ‘Fumus’ e gli Altri Elementi

Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha correttamente considerato anche altri elementi per ritenere sussistente il fumus della truffa:
* Le false assicurazioni sul ‘certo’ realizzo dei crediti ‘extra-budget’, che invece presentavano seri problemi di esigibilità.
* La realizzazione di un circuito fraudolento assimilabile a uno ‘schema Ponzi’, dove le nuove operazioni servivano a chiudere positivamente quelle precedenti, dando un’apparenza di successo.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto manifestamente infondato il motivo di ricorso, affermando che il Tribunale del riesame ha operato correttamente. La valutazione non si è basata su una generica vendita di prodotti finanziari, ma ha tenuto conto di tutti gli elementi del caso concreto, inclusi colloqui, email e consulenze tecniche, che andavano oltre il semplice contenuto del prospetto. Il fatto che la normativa sulla cartolarizzazione preveda specifici obblighi informativi non crea una ‘zona franca’ in cui è lecito porre in essere condotte attivamente ingannevoli. La condotta silente e negatoria riguardo al conflitto di interessi e le false rassicurazioni sui crediti sono state considerate idonee a integrare gli artifici e raggiri tipici della truffa, indipendentemente dalla disclosure formale presente nei documenti.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la disciplina speciale di un settore non esclude l’applicazione delle norme penali generali, come quella sulla truffa. Anche nelle transazioni finanziarie più sofisticate tra operatori professionali, l’obbligo di correttezza e buona fede nelle trattative rimane un pilastro imprescindibile. L’aver nascosto o negato un conflitto di interessi reale, al di là di quanto genericamente previsto in un prospetto, costituisce una condotta fraudolenta sufficiente a configurare il reato di truffa contrattuale.

In una truffa contrattuale, la semplice menzione di un ‘possibile’ conflitto di interessi in un prospetto informativo è sufficiente a escludere il reato?
No. Secondo la sentenza, se durante le trattative concrete tale conflitto, che è effettivo e non solo possibile, viene attivamente nascosto o addirittura negato, la condotta fraudolenta sussiste e integra il reato, prevalendo sulla disclosure formale e generica.

La professionalità dell’investitore (in questo caso un fondo di investimento) riduce gli obblighi di buona fede e correttezza della controparte durante le trattative?
No. La Corte chiarisce che il dovere di comportarsi secondo buona fede nelle trattative (art. 1337 c.c.) si applica anche nei rapporti tra operatori professionali. La professionalità dell’investitore non giustifica né legittima una condotta ingannevole da parte della controparte.

Qual è lo scopo del sequestro preventivo e cosa valuta il giudice in quella sede?
Lo scopo del sequestro preventivo è impedire che il reato continui o che le sue conseguenze si aggravino. In questa fase, il giudice non accerta la colpevolezza, ma si limita a una valutazione sommaria del ‘fumus commissi delicti’, ossia verifica se i fatti, così come presentati dall’accusa, siano astrattamente riconducibili alla fattispecie di reato contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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