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Truffa contrattuale: il bonifico falso è raggiro

Un soggetto è stato condannato per truffa contrattuale aggravata per aver affittato un immobile simulando il pagamento tramite un numero di bonifico falso. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, chiarendo che tale condotta costituisce un artificio idoneo a ingannare la vittima. La sentenza è stata però parzialmente annullata con rinvio per un difetto di motivazione riguardo al riconoscimento della recidiva, che la Corte d’Appello non aveva adeguatamente giustificato.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Contrattuale: Quando un Falso Bonifico Integra il Reato

La stipulazione di un contratto si basa sulla fiducia reciproca tra le parti. Ma cosa succede quando questa fiducia viene tradita con l’inganno? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico di truffa contrattuale, chiarendo quando la simulazione di un pagamento, attraverso l’indicazione di un numero di bonifico falso, cessa di essere un semplice inadempimento civile per diventare un vero e proprio reato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Simulazione di Pagamento nel Contratto d’Affitto

La vicenda riguarda un individuo che aveva stipulato un contratto di locazione per un immobile della durata di sei mesi. Al momento della firma, per dimostrare la propria serietà e solvibilità, l’uomo aveva dichiarato di aver già effettuato un bonifico bancario a copertura di diverse mensilità e del deposito cauzionale. A riprova di ciò, forniva alla proprietaria un numero di transazione, che veniva persino trascritto nel contratto stesso.

Successivamente, emergeva la verità: nessun bonifico era mai stato effettuato e il numero fornito era completamente falso. L’inquilino aveva così ottenuto la disponibilità dell’immobile, godendone senza corrispondere alcun canone, causando un evidente danno economico alla proprietaria.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano condannato l’imputato per il reato di truffa aggravata. L’uomo, tuttavia, decideva di ricorrere in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:

1. Sull’insussistenza della truffa: Secondo la difesa, la mera indicazione di un numero di bonifico inesistente non configurerebbe gli “artifici e raggiri” richiesti dall’art. 640 del codice penale. L’azione, a suo dire, sarebbe paragonabile alla consegna di un assegno a vuoto, condotta che non sempre integra la truffa.
2. Sul vizio di motivazione della pena: L’imputato lamentava che i giudici d’appello non avessero adeguatamente motivato la misura della pena, in particolare riguardo al riconoscimento della recidiva.

La Decisione della Cassazione sulla Truffa Contrattuale

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso, confermando pienamente la configurabilità della truffa contrattuale. I giudici hanno chiarito che integra l’elemento degli “artifici e raggiri” qualsiasi comportamento malizioso in grado di generare nel soggetto passivo un ragionevole affidamento sul corretto adempimento degli obblighi contrattuali.

Nel caso di specie, la condotta dell’imputato non si era limitata a una semplice promessa di pagamento non mantenuta (che sarebbe un mero inadempimento civile). Al contrario, egli aveva simulato attivamente un pagamento già avvenuto, fornendo un dato specifico e falso (il numero del bonifico) e inserendolo nel contratto. Questo comportamento è stato ritenuto idoneo a trarre in inganno la proprietaria sulla serietà e sulle intenzioni dell’imputato, inducendola a concludere il contratto e a consegnare le chiavi dell’immobile.

La Questione della Recidiva: Annullamento con Rinvio

La Corte ha, invece, accolto il secondo motivo di ricorso. È stato rilevato che la Corte d’Appello aveva omesso di rispondere specificamente alle argomentazioni difensive sulla recidiva, limitandosi a una valutazione generica sulla congruità della pena. Secondo la Cassazione, i giudici di merito avrebbero dovuto spiegare perché i precedenti penali dell’imputato fossero sintomo di una sua maggiore pericolosità, giustificando così il riconoscimento della circostanza aggravante.

Per questo motivo, la sentenza è stata annullata limitatamente a questo punto, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova e più approfondita valutazione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione traccia una linea netta tra l’inadempimento civile e la condotta penalmente rilevante. Il cuore della truffa contrattuale non risiede nel mancato pagamento in sé, ma nella condotta ingannatoria che lo precede o lo accompagna. La simulazione di un pagamento, attraverso la produzione di documentazione o dati falsi, è un atto che va oltre la semplice bugia: è una messa in scena finalizzata a carpire la fiducia della controparte. La Corte sottolinea che tale comportamento, creando un falso affidamento, vizia la volontà della vittima, che viene indotta a compiere un atto di disposizione patrimoniale (in questo caso, la concessione in locazione dell’immobile) che altrimenti non avrebbe compiuto.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che nel contesto delle transazioni contrattuali, la presentazione di prove di pagamento false (come un numero di bonifico inesistente) costituisce un raggiro penalmente rilevante e non una semplice furbizia. Chi si accinge a stipulare un contratto deve essere consapevole che simulare la propria solvibilità con tali mezzi può portare a una condanna penale. In secondo luogo, la decisione evidenzia il dovere dei giudici di motivare in modo puntuale ogni aspetto della sentenza, specialmente quando si tratta di circostanze che incidono sulla determinazione della pena, come la recidiva. Una motivazione generica o apparente non è sufficiente a garantire il diritto di difesa dell’imputato.

Fornire un numero di bonifico falso per un contratto d’affitto è reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, simulare l’avvenuto pagamento fornendo un numero di bonifico inesistente, specialmente se inserito nel contratto, integra il reato di truffa contrattuale, in quanto costituisce un artificio idoneo a ingannare la controparte.

Qual è la differenza tra un semplice mancato pagamento e la truffa contrattuale?
Il semplice mancato pagamento è un inadempimento civile. La truffa contrattuale, invece, richiede un elemento di inganno attivo (artifici o raggiri), come la simulazione di un pagamento, che induce la vittima in errore e la spinge a compiere un atto dannoso per il proprio patrimonio.

Perché la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata solo in parte?
La Cassazione ha ritenuto corretta e ben motivata la condanna per il reato di truffa. Tuttavia, ha riscontrato un difetto di motivazione nella parte della sentenza che riconosceva la recidiva, poiché i giudici non avevano spiegato adeguatamente le ragioni di tale aggravante. Pertanto, ha annullato solo questo specifico punto, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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