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Truffa consumata: il reato con carta ricaricabile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la truffa consumata si perfeziona con l’accredito su una carta ricaricabile, anche se la somma viene bloccata. L’assenza della vittima al processo non costituisce remissione tacita della querela se non ritualmente citata. Il ricorso dell’imputata è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Consumata: Quando l’accredito su carta ricaricabile segna il reato

Con la crescente diffusione dei pagamenti digitali, le truffe online sono diventate una minaccia costante. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale: stabilire il momento esatto in cui si configura una truffa consumata quando il denaro viene trasferito su una carta ricaricabile. La decisione chiarisce che il reato è completo anche se i fondi vengono bloccati prima che il truffatore possa utilizzarli, offrendo importanti spunti di riflessione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un’imputata per il reato di truffa. La Corte d’Appello aveva riformato la sentenza di primo grado solo per quanto riguarda l’entità della pena. L’imputata ha quindi presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi. In primo luogo, sosteneva che l’azione penale dovesse essere dichiarata improcedibile per remissione tacita della querela, poiché la persona offesa non si era presentata in tribunale come testimone né si era costituita parte civile. In secondo luogo, l’imputata affermava che il reato dovesse essere riqualificato come tentata truffa, e non truffa consumata, dato che la somma accreditata sulla sua carta prepagata era stata immediatamente bloccata, impedendole di entrarne in possesso.

La Decisione della Corte sulla Truffa Consumata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna per truffa consumata. I giudici hanno respinto entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli manifestamente infondati e basandosi su principi giuridici consolidati.

Sulla Remissione Tacita della Querela

La Corte ha chiarito che l’assenza in aula del querelante non può essere interpretata automaticamente come una volontà di ritirare la querela. La nuova normativa (introdotta dal D.Lgs. n. 150/22), che prevede la remissione tacita in caso di mancata comparizione del querelante citato come testimone, non era applicabile al caso specifico. Infatti, nel giudizio di primo grado, la persona offesa non era mai stata formalmente citata a testimoniare. Mancando questo presupposto fondamentale, la sua assenza non poteva avere alcun valore giuridico ai fini della remissione.

Inoltre, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la scelta di non costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento del danno è distinta e indipendente dalla volontà di perseguire penalmente il responsabile del reato. La querela riguarda l’azione penale, mentre la costituzione di parte civile riguarda l’azione civile risarcitoria.

Le motivazioni

Il punto centrale della sentenza riguarda la distinzione tra tentativo e consumazione del reato. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, nel delitto di truffa commesso tramite accredito su carta di pagamento ricaricabile, il reato si considera consumato nel momento e nel luogo in cui la vittima effettua il versamento. Questo perché tale operazione ha due effetti immediati e contestuali:

1. La definitiva perdita del bene per la vittima: L’operazione di ricarica è irrevocabile, causando un’immediata e reale diminuzione del patrimonio (deminutio patrimonii) della persona offesa.
2. L’effettivo conseguimento del bene da parte dell’agente: L’autore del reato ottiene l’immediata disponibilità giuridica della somma versata, che entra a far parte del suo patrimonio, a prescindere dalla possibilità materiale di prelevarla subito dopo.

Di conseguenza, il successivo blocco della somma sulla carta, dovuto a controlli antifrode, è un evento irrilevante ai fini della qualificazione giuridica del fatto. Il reato si è già perfezionato con l’accredito, che rappresenta sia il danno per la vittima sia il profitto per il reo.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica nell’era delle truffe digitali. Stabilisce con chiarezza che la truffa consumata si realizza con il trasferimento del denaro, rendendo vane le argomentazioni difensive basate sul mancato utilizzo effettivo delle somme sottratte. Per le vittime, ciò significa che la giustizia riconosce il danno come avvenuto al momento della disposizione patrimoniale. Per gli operatori del diritto, la decisione offre un criterio netto per distinguere il reato tentato da quello consumato in contesti di pagamenti elettronici, rafforzando la tutela contro le frodi online.

Quando si considera consumata una truffa con accredito su carta ricaricabile?
Il reato di truffa si considera consumato nel momento e nel luogo in cui la persona offesa effettua il versamento del denaro sulla carta. Questo perché l’operazione realizza contestualmente sia la perdita definitiva del bene per la vittima (danno) sia l’immediata disponibilità della somma da parte dell’agente (profitto).

Se la somma truffata viene bloccata prima che il colpevole la prelevi, il reato è solo tentato?
No, il reato è comunque considerato una truffa consumata. Secondo la Corte, l’impossibilità di prelevare la somma a causa di un blocco antifrode successivo all’accredito è giuridicamente irrilevante, poiché il profitto per il reo e il danno per la vittima si sono già verificati con il trasferimento del denaro.

L’assenza della vittima al processo costituisce una remissione della querela?
Non necessariamente. L’assenza può essere considerata remissione tacita solo se il querelante è stato ritualmente citato come testimone e, senza giustificato motivo, non compare, essendo stato avvertito dal giudice delle conseguenze della sua assenza. La semplice mancata costituzione di parte civile non è mai indice di una volontà di rimettere la querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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