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Truffa aggravata: querela non estingue il reato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che dichiarava estinto un reato di truffa aggravata per remissione di querela. La Corte ha chiarito che la presenza dell’aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 5 c.p.), spesso presente nelle truffe online, rende il reato procedibile d’ufficio. Pertanto, la remissione della querela diventa irrilevante e il giudice deve prima valutare la sussistenza dell’aggravante prima di poter dichiarare l’estinzione del procedimento.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata e Remissione di Querela: Quando il Reato Non si Estingue

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8989 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sulla procedibilità del reato di truffa aggravata, specialmente in contesti come le frodi online. La decisione sottolinea che la remissione della querela da parte della vittima non è sufficiente a estinguere il reato se sussiste l’aggravante della minorata difesa. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

Il Fatto: Una Truffa Online e la Decisione del Tribunale

Il caso nasce da un procedimento per truffa aggravata ai danni di un individuo. Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il non doversi procedere, ritenendo il reato estinto a seguito della remissione della querela da parte della persona offesa.

Tuttavia, l’accusa originaria non si limitava alla truffa semplice. Contestava specificamente l’aggravante di aver approfittato di circostanze tali da ostacolare la pubblica o privata difesa, come previsto dall’articolo 61, n. 5 del Codice Penale. Questa circostanza è spesso riscontrata nelle cosiddette ‘truffe online’, dove la distanza e l’anonimato mettono la vittima in una posizione di maggiore vulnerabilità.

Il Ricorso in Cassazione: Il Principio di Procedibilità della Truffa Aggravata

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la decisione del Tribunale, sostenendo un’errata applicazione della legge penale. Il punto centrale del ricorso era semplice: la presenza dell’aggravante della minorata difesa rende il reato di truffa procedibile d’ufficio. Di conseguenza, la volontà della persona offesa, espressa tramite la remissione della querela, diventa irrilevante ai fini della prosecuzione dell’azione penale.

Secondo il ricorrente, il giudice di merito, prima di dichiarare l’estinzione del reato, avrebbe dovuto valutare nel merito la sussistenza o meno della circostanza aggravante contestata. Ignorare questo passaggio preliminare costituiva un errore di diritto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il ricorso, annullando la sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio cardine del nostro sistema penale. Quando viene contestata una circostanza aggravante che muta il regime di procedibilità di un reato (da ‘a querela’ a ‘d’ufficio’), il giudice ha l’obbligo di accertarne l’effettiva esistenza.

Nel caso specifico, l’articolo 640 del Codice Penale prevede che la truffa sia punibile a querela della persona offesa, ma fa salve le ipotesi in cui ricorrano le circostanze aggravanti previste nello stesso articolo o nell’articolo 61, numero 5. La contestazione di aver approfittato della ‘minorata difesa’ della vittima – condizione tipica delle truffe commesse online – rende il delitto procedibile d’ufficio.

Di fronte alla richiesta congiunta delle parti di dichiarare l’estinzione del reato per remissione di querela, il Tribunale avrebbe dovuto, come primo passo, verificare se l’aggravante fosse fondata. Solo escludendola con una valutazione di merito, avrebbe potuto procedere a dichiarare l’improcedibilità per intervenuta remissione. In caso contrario, avrebbe dovuto rigettare la richiesta e proseguire con il giudizio, poiché l’azione penale era obbligatoria.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Rafforza la tutela delle vittime di reati complessi come le truffe online, dove la vulnerabilità è un elemento intrinseco. Stabilisce che l’interesse dello Stato a perseguire reati resi più gravi da determinate circostanze prevale sulla volontà della singola vittima di non proseguire.

In sintesi, la remissione della querela non è un ‘liberi tutti’ automatico. Il sistema giudiziario deve prima assicurarsi che non siano presenti elementi, come la truffa aggravata da minorata difesa, che richiedono una risposta punitiva da parte dello Stato a prescindere dalla volontà del singolo. La sentenza viene quindi annullata e gli atti trasmessi nuovamente al Tribunale per un nuovo giudizio che tenga conto di questi principi.

In caso di truffa aggravata, la remissione della querela estingue sempre il reato?
No. Secondo la sentenza, se è contestata l’aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 5 c.p.), come può accadere in una truffa online, il reato diventa procedibile d’ufficio. Di conseguenza, la remissione della querela da parte della vittima non è sufficiente a estinguere il reato.

Cosa avrebbe dovuto fare il giudice di primo grado prima di dichiarare l’estinzione del reato?
Il giudice avrebbe dovuto preliminarmente esaminare la sussistenza della circostanza aggravante contestata. Solo dopo averla motivatamente esclusa, avrebbe potuto considerare la remissione della querela come causa di estinzione del reato.

Perché la truffa online può integrare l’aggravante della minorata difesa?
La sentenza evidenzia che la modalità della truffa online è idonea a esporre la vittima a una maggiore vulnerabilità, approfittando di circostanze di luogo (la distanza) e di mezzi (l’anonimato della rete) che ostacolano la difesa, integrando così l’aggravante prevista dall’art. 61 n. 5 c.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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