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Truffa aggravata: quando si consuma il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23402/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di truffa aggravata legata ai crediti d’imposta fittizi. Il reato si considera consumato non al momento della creazione o cessione del credito, ma solo quando questo viene effettivamente utilizzato in compensazione, causando un danno patrimoniale concreto all’Erario. Di conseguenza, il sequestro finalizzato alla confisca per equivalente può essere disposto solo sul profitto derivante dai crediti effettivamente riscossi o compensati, e non sull’intero importo ceduto a terzi.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata e Crediti Fiscali: Quando si Perfeziona il Danno per lo Stato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 23402 del 2024 offre un chiarimento cruciale sul momento consumativo della truffa aggravata ai danni dello Stato, specialmente nel complesso panorama dei bonus fiscali e dei crediti d’imposta. La Corte ha stabilito che, ai fini della configurabilità del reato consumato, non è sufficiente la mera creazione di un credito fiscale fittizio, ma è necessario un danno economico effettivo per l’Erario, che si realizza solo con l’utilizzo di tale credito.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguardava una professionista accusata di aver rilasciato false asseverazioni relative a lavori edili, presupposto per la generazione di crediti d’imposta nell’ambito del cosiddetto “Superbonus”. Una società appaltatrice, sulla base di tali attestazioni, aveva maturato ingenti crediti fiscali fittizi. Successivamente, una parte di questi crediti, per un valore nominale di quasi 700.000 euro, era stata ceduta a terzi in cambio di un corrispettivo di circa 546.000 euro.

Il Tribunale del riesame aveva confermato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per l’intero importo di 546.000 euro nei confronti della professionista, ritenendo che il profitto del reato di truffa aggravata corrispondesse all’intero ricavato della cessione dei crediti.

Tuttavia, un dato è risultato decisivo: dei crediti ceduti, solo una minima parte (circa 27.000 euro) era stata effettivamente utilizzata in compensazione dai successivi acquirenti.

La Questione Giuridica: Il Momento Consumativo della Truffa Aggravata

Il cuore della questione legale ruota attorno a una domanda fondamentale: quando si può considerare consumata una truffa aggravata ai danni dello Stato basata su crediti d’imposta inesistenti? Le opzioni sono due:

1. Nel momento in cui il credito fittizio viene creato e “monetizzato” tramite la cessione a terzi.
2. Nel momento in cui lo Stato subisce un danno patrimoniale effettivo, ovvero quando il credito viene utilizzato per compensare debiti tributari, impedendo all’Erario di incassare le somme dovute.

La distinzione non è puramente accademica. Dalla qualificazione del reato come “consumato” o solo “tentato” dipende l’applicabilità di misure patrimoniali severe come la confisca per equivalente, che la legge (art. 640-quater c.p.) prevede solo per la forma consumata del delitto di truffa aggravata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha annullato l’ordinanza del Tribunale, accogliendo la tesi difensiva. Richiamando consolidati principi giurisprudenziali, anche delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che il reato di truffa è un “reato istantaneo e di danno”. Ciò significa che per la sua consumazione non basta l’azione fraudolenta e l’induzione in errore, ma è indispensabile che si verifichi un’effettiva diminuzione del patrimonio della vittima (deminutio patrimonii) e un conseguente ingiusto profitto per l’agente.

Nel contesto dei crediti fiscali, il semplice sorgere di un’obbligazione a carico dello Stato (il riconoscimento formale del credito) non costituisce ancora un danno concreto. Il pregiudizio patrimoniale per l’Erario si manifesta solo ed esclusivamente quando il credito fittizio viene utilizzato per pagare le imposte. Solo in quel momento il denaro che dovrebbe entrare nelle casse dello Stato non viene incassato.

Fino a quando il credito non viene riscosso o usato in compensazione, la condotta fraudolenta si ferma allo stadio del tentativo. Di conseguenza, il profitto del reato consumato non può coincidere con l’intero ricavato della vendita dei crediti, ma solo con i proventi derivanti dalla cessione di quella parte di crediti che è stata effettivamente utilizzata, causando un danno reale allo Stato.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: in caso di frodi sui crediti d’imposta, il sequestro e la successiva confisca per equivalente possono essere disposti solo per un importo corrispondente al profitto ottenuto dalla cessione dei crediti che sono stati materialmente usati in compensazione. Per la parte di crediti ceduti ma non ancora utilizzati, il reato è solo tentato e, pertanto, non consente l’applicazione della confisca per equivalente.

Questa decisione impone agli organi inquirenti e ai giudici un accertamento più rigoroso, volto a verificare non solo la creazione e la circolazione di crediti fittizi, ma anche il loro effettivo utilizzo, al fine di calibrare correttamente le misure cautelari reali sul danno effettivamente subito dalla collettività.

Quando si considera consumato il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato in caso di crediti d’imposta fittizi?
Il reato si considera consumato solo nel momento in cui i crediti fittizi vengono materialmente riscossi o utilizzati in compensazione per pagare le imposte, poiché solo allora si verifica un danno patrimoniale effettivo e concreto per lo Stato. La sola creazione o cessione del credito configura al massimo un tentativo di truffa.

Il profitto del reato confiscabile corrisponde all’intero valore dei crediti ceduti a terzi?
No. Secondo la Corte, il profitto confiscabile del reato consumato corrisponde esclusivamente ai proventi ottenuti attraverso la cessione di quella parte di crediti d’imposta fittizi che sono stati successivamente riscossi o utilizzati in compensazione. Per i crediti ceduti ma non ancora utilizzati, non si può procedere a confisca per equivalente.

È possibile disporre il sequestro per equivalente per il reato di tentata truffa aggravata ai danni dello Stato?
No. La normativa di riferimento (art. 640-quater cod. pen.) prevede l’applicabilità della confisca per equivalente solo per specifiche ipotesi di reato consumato, tra cui la truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640-bis c.p.), ma non per la forma tentata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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