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Truffa aggravata: quando scatta l’induzione in errore

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa aggravata ai danni dello Stato. La Corte conferma che la presentazione di documenti falsi integra gli ‘artifizi e raggiri’ necessari per configurare il reato di cui all’art. 640-bis c.p., distinguendolo dalla mera indebita percezione di fondi.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata e Fondi Pubblici: la Cassazione traccia il confine

La distinzione tra il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.) e quello di indebita percezione di fondi a danno dello Stato (art. 316-ter c.p.) è un tema di cruciale importanza nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi consolidati in materia, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e facendo luce su quando la presentazione di documenti falsi integra il più grave reato di truffa. Analizziamo la decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I fatti del processo

Il caso ha origine dalla condanna, confermata in appello, di un soggetto per una serie di reati, tra cui quello previsto dall’art. 640-bis del codice penale, commessi negli anni 2015 e 2016. L’imputato era stato ritenuto penalmente responsabile per aver ottenuto illecitamente fondi pubblici attraverso la presentazione di dichiarazioni e documenti falsi. La difesa ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo due motivi principali: una errata qualificazione giuridica del fatto e il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La questione giuridica: Truffa Aggravata o Indebita Percezione?

Il nucleo del primo motivo di ricorso si basava sulla tesi difensiva secondo cui i fatti contestati avrebbero dovuto essere qualificati come indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.) e non come truffa aggravata. La differenza tra le due fattispecie risiede in un elemento fondamentale: l’induzione in errore dell’ente pubblico erogatore.

Secondo la difesa, nel caso di specie sarebbe mancato proprio questo elemento, configurando così il reato meno grave. Inoltre, la difesa ha lamentato il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello carente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile. La sua analisi offre chiarimenti fondamentali.

La configurabilità della truffa aggravata

I giudici di legittimità hanno innanzitutto definito il motivo di ricorso come generico e manifestamente infondato. Hanno richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui la differenza tra le due fattispecie di reato (art. 640-bis e 316-ter c.p.) sta proprio nella presenza o assenza dell’elemento dell’induzione in errore.

La Corte ha specificato che l’induzione in errore non richiede necessariamente un’interazione complessa, ma può desumersi direttamente dalla falsità documentale presentata, quando questa, per le sue modalità o caratteristiche, è di per sé idonea a ingannare l’autorità. Nel caso esaminato, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato come l’imputato fosse stato l’artefice delle falsità e che tali falsità (dichiarazioni e documenti allegati) non erano una mera omissione, ma costituivano veri e propri artifizi e raggiri, strumentali all’ottenimento del contributo. Di conseguenza, la condotta è stata correttamente inquadrata nella fattispecie di truffa aggravata.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha ribadito un principio procedurale importante: la valutazione sul merito delle circostanze attenuanti è prerogativa del giudice di merito. In sede di legittimità, la Cassazione può sindacare tale decisione solo se la motivazione è manifestamente illogica o assente. Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi. Inoltre, la Suprema Corte ha ricordato che per negare le attenuanti generiche è sufficiente che il giudice evidenzi l’assenza di elementi positivi meritevoli di considerazione, senza dover analizzare e confutare ogni singolo elemento potenzialmente favorevole.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale solido e di grande rilevanza pratica. Chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi per ottenere fondi pubblici non si limita a percepire indebitamente una somma, ma, attraverso un comportamento attivo e ingannevole, pone in essere quegli artifizi e raggiri che integrano il più grave reato di truffa aggravata. La decisione sottolinea che la falsità documentale, quando è studiata per ingannare, diventa essa stessa l’elemento che induce in errore l’ente pubblico, facendo scattare l’applicazione dell’art. 640-bis c.p. La Corte ribadisce inoltre i limiti del giudizio di cassazione, che non può sostituirsi al giudice di merito nella valutazione degli elementi fattuali, come la concessione delle attenuanti, se la decisione è sorretta da una motivazione logica e coerente.

Qual è la differenza fondamentale tra il reato di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.) e quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.)?
La differenza risiede nell’elemento dell’induzione in errore. La truffa aggravata richiede un comportamento attivo dell’agente che, tramite artifizi e raggiri (come la presentazione di documenti falsi), inganna l’ente pubblico. L’indebita percezione, invece, si configura in assenza di un’attività ingannatoria, ad esempio con la semplice omissione di informazioni dovute.

La semplice presentazione di documenti falsi è sufficiente per configurare il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato?
Sì, secondo la Corte. Se i documenti falsi, per le modalità di presentazione o per le loro caratteristiche, sono di per sé idonei a trarre in errore l’ente erogatore, essi integrano gli ‘artifizi e raggiri’ necessari per configurare la truffa aggravata, in quanto sono lo strumento stesso dell’induzione in errore.

Per quale motivo la Corte di Cassazione può ritenere inammissibile un motivo di ricorso relativo al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
La Corte di Cassazione ritiene inammissibile tale motivo quando la decisione del giudice di merito (come la Corte d’Appello) è supportata da una motivazione logica e non palesemente viziata. Non è necessario che il giudice analizzi tutti gli elementi a favore o sfavore, ma è sufficiente che si basi su quelli ritenuti decisivi, come l’assenza di elementi positivi che giustifichino una riduzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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