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Truffa aggravata: quando la falsa malattia è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una dipendente pubblica condannata per truffa aggravata. La lavoratrice aveva presentato falsa documentazione medica per giustificare le assenze. La Corte ha chiarito che l’uso di ‘artifizi o raggiri’, come i certificati falsi, per indurre in errore l’ente pubblico configura il reato di truffa aggravata (art. 640 c.p.) e non la più lieve fattispecie di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.).

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata per Falsa Malattia: La Cassazione Fa Chiarezza

Presentare un certificato medico falso per giustificare un’assenza dal lavoro non è una semplice furbizia, ma può integrare il grave reato di truffa aggravata. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, tracciando una linea netta tra questa fattispecie e il meno grave reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche. Analizziamo insieme la decisione per capire le ragioni giuridiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una dipendente pubblica che, per giustificare le proprie assenze dal servizio, aveva trasmesso al suo datore di lavoro, un’azienda sanitaria locale, della documentazione medica falsa. A seguito di ciò, l’imputata era stata condannata in primo e secondo grado per i reati di false attestazioni (art. 55-quinquies D.Lgs. 165/2001) e di truffa aggravata ai danni dello Stato (art. 640 c.p.).

L’imputata ha quindi proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali: l’errata qualificazione del fatto come truffa anziché come indebita percezione di erogazioni pubbliche, l’erronea applicazione del concorso tra i due reati contestati e, infine, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Motivi del Ricorso e la Configurazione della Truffa Aggravata

La difesa sosteneva che il comportamento della dipendente dovesse essere inquadrato nel reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), punito meno severamente. Secondo questa tesi, la mera presentazione di documenti falsi non sarebbe sufficiente a integrare gli ‘artifizi o raggiri’ tipici della truffa. Inoltre, si contestava la possibilità che il reato di false attestazioni potesse concorrere con quello di truffa, e si riteneva che, in ogni caso, la condotta fosse così lieve da non meritare una sanzione penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni della difesa con motivazioni chiare e fondate su principi giuridici consolidati.

La Distinzione Cruciale: Truffa vs. Indebita Percezione

Il punto centrale della decisione riguarda la corretta qualificazione del reato. La Corte ha spiegato che l’elemento che distingue la truffa aggravata dall’indebita percezione è la decezione, ovvero l’induzione in errore del soggetto erogatore.

– Il reato di indebita percezione (art. 316-ter c.p.) si configura quando il soggetto si limita a presentare dichiarazioni false o a omettere informazioni dovute, senza porre in essere un’ulteriore attività ingannatoria. Si tratta di un comportamento prevalentemente passivo o dichiarativo.
– Il reato di truffa (art. 640 c.p.), invece, richiede un comportamento attivo e fraudolento, i cosiddetti ‘artifizi o raggiri’, finalizzato a ingannare la vittima. La trasmissione di falsa documentazione medica, secondo la Corte, è proprio un ‘artificio’ idoneo a indurre in errore il datore di lavoro sulla legittimità dell’assenza, integrando così pienamente la fattispecie di truffa.

La Corte ha richiamato l’importante sentenza delle Sezioni Unite ‘Carchivi’ (n. 16568/2007), che ha stabilito come il falso sia di per sé uno strumento di raggiro idoneo a integrare gli estremi della truffa.

Concorso tra Reati: È Possibile

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha confermato che è pienamente configurabile il concorso materiale tra il reato di truffa aggravata e quello di false attestazioni previsto dall’art. 55-quinquies del D.Lgs. 165/2001. Le due norme tutelano beni giuridici diversi e puniscono condotte distinte, sebbene commesse nel medesimo contesto.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, la Corte ha escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto). La valutazione non può basarsi solo sull’entità del danno patrimoniale, ma deve considerare tutte le circostanze del caso. Nel caso specifico, il numero di giorni di assenza e, soprattutto, l’incrinatura del rapporto fiduciario con l’ente pubblico sono stati ritenuti elementi sufficienti a escludere la particolare tenuità. Come affermato dalle Sezioni Unite ‘Tushaj’ (n. 13681/2016), non esiste un’offesa ‘tenue’ in astratto; è la manifestazione concreta del reato che ne determina il disvalore.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione consolida un principio fondamentale: l’utilizzo di documenti falsi per ottenere un beneficio indebito dal proprio datore di lavoro pubblico non è una leggerezza, ma una condotta fraudolenta che configura il grave reato di truffa aggravata. La decisione sottolinea come l’elemento dell’inganno attivo sia il discrimine per distinguere questa fattispecie da illeciti meno gravi. La sentenza serve da monito, evidenziando le severe conseguenze penali per chi tenta di aggirare i propri doveri lavorativi attraverso mezzi illeciti, ledendo non solo il patrimonio dell’ente ma anche il fondamentale rapporto di fiducia che deve legare il dipendente pubblico all’amministrazione.

Presentare un certificato medico falso al datore di lavoro pubblico è truffa aggravata?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la trasmissione di falsa documentazione medica costituisce un ‘artificio’ o ‘raggiro’ che induce in errore l’ente pubblico. Questo comportamento integra pienamente gli estremi del reato di truffa aggravata ai sensi dell’art. 640 del codice penale.

Qual è la differenza tra il reato di truffa aggravata e quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche?
La differenza fondamentale risiede nell’elemento della ‘decezione’. Il reato di truffa (art. 640 c.p.) richiede un comportamento attivo che induce in errore il soggetto passivo (es. presentare un documento falso). L’indebita percezione di erogazioni pubbliche (art. 316-ter c.p.), invece, si configura per la mera presentazione di dichiarazioni false o l’omissione di informazioni dovute, senza un’ulteriore attività ingannatoria.

È possibile essere condannati sia per truffa aggravata che per il reato di false attestazioni previsto per i dipendenti pubblici?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che è configurabile il concorso materiale tra il reato di truffa aggravata (art. 640 c.p.) e quello di false attestazioni o certificazioni previsto dall’art. 55-quinquies del d.lgs. 165/2001, poiché le due norme proteggono beni giuridici diversi e puniscono condotte distinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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