Truffa Aggravata: Ogni Falsa Fideiussione è un Reato a Sé
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti sulla configurazione della truffa aggravata commessa attraverso la presentazione di false polizze fideiussorie. La pronuncia stabilisce che ogni nuova polizza falsa presentata per procrastinare un pagamento costituisce un reato autonomo, e non una semplice continuazione di una condotta illecita iniziale. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni.
I Fatti di Causa: La Strategia delle Fideiussioni False
Il caso ha origine dal ricorso di due soggetti condannati per una serie di episodi di truffa ai danni di un ente pubblico territoriale. Gli imputati, per ritardare il pagamento degli oneri concessori dovuti al Comune, avevano presentato in momenti diversi una serie di polizze fideiussorie false. La Corte d’Appello aveva già dichiarato prescritti alcuni episodi, ma aveva confermato la responsabilità per altri, riqualificando l’ultimo atto come delitto tentato.
La difesa sosteneva che tutte le azioni dovessero essere considerate come un’unica condotta fraudolenta, consumata con la prima polizza e ormai prescritta. Le successive presentazioni, secondo questa tesi, sarebbero state un mero postfactum non punibile. Inoltre, si contestava la qualificazione dell’ultimo episodio come tentativo, ritenendolo un atto puramente preparatorio.
La Pluralità di Reati nella Truffa Aggravata: La Decisione della Corte
La Corte di Cassazione ha rigettato completamente la tesi difensiva, dichiarando i ricorsi inammissibili. I giudici hanno affermato un principio chiave: la presentazione di nuove e false polizze fideiussorie all’approssimarsi della scadenza delle precedenti non è un postfactum, ma costituisce un’autonoma attività decettiva giuridicamente rilevante. Ogni atto è finalizzato a procrastinare il pagamento e possiede una propria individualità strutturale, integrando così una pluralità di reati.
Questa interpretazione è coerente con la giurisprudenza di legittimità, la quale riconosce la pluralità di reati in presenza di condotte commesse in contesti temporali diversi e dotate di una completa autonomia strutturale. Ciascun episodio delittuoso, caratterizzato dall’uso di fideiussioni false per indurre l’ente pubblico a rinviare la riscossione, configura un distinto reato di truffa.
La Distinzione tra Atto Preparatorio e Tentativo di Truffa Aggravata
Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla riqualificazione di un episodio in delitto tentato, è stato giudicato manifestamente infondato. La difesa lo considerava una mera attività ‘ideativa’. La Corte, al contrario, ha stabilito che la predisposizione di una bozza di fideiussione falsa, apparentemente proveniente da una nota compagnia assicurativa, e il suo successivo invio al Comune non costituiscono un’attività meramente preparatoria.
Si tratta, invece, di un ‘univoco atto esecutivo’ che integra pienamente la fattispecie del tentativo di truffa. L’azione era chiaramente diretta a ingannare l’ente pubblico e a conseguire un ingiusto profitto, superando la soglia della mera intenzione.
Le Motivazioni della Cassazione
Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su una solida base giuridica. La valutazione dei giudici d’appello è stata ritenuta corretta e aderente agli esiti processuali. La Corte ha ribadito che la pluralità di condotte, distinte nel tempo e caratterizzate da un’autonoma carica ingannatoria, non può essere ricondotta a un unico reato. Ogni nuova falsa garanzia rappresenta un nuovo attacco al patrimonio dell’ente e una nuova manifestazione della volontà criminale. Sul fronte del tentativo, la Corte ha sottolineato come l’invio di un documento falso, anche se in bozza, sia un atto idoneo e diretto in modo non equivoco a commettere il reato, superando ampiamente la fase della mera ideazione.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza consolida un importante principio in materia di reati contro il patrimonio e in particolare di truffa aggravata. La decisione ha rilevanti implicazioni pratiche: chi utilizza artifizi o raggiri in modo reiterato nel tempo per mantenere un ingiusto profitto non potrà invocare l’unità del reato per beneficiare di una prescrizione più rapida. Ogni azione fraudolenta, se strutturalmente autonoma, verrà giudicata come un reato a sé stante, con conseguenze significative sul calcolo della pena e sui termini di prescrizione. Inoltre, viene tracciato un confine netto tra atti preparatori e tentativo, specificando che anche l’invio di una bozza di documento falso costituisce un atto esecutivo punibile.
Presentare più volte una fideiussione falsa allo stesso ente è un unico reato continuato o sono più reati distinti?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di una pluralità di reati distinti. Ogni nuova presentazione di una polizza falsa, finalizzata a procrastinare un pagamento, costituisce un’autonoma attività decettiva e non un mero ‘postfactum’ del primo illecito.
L’invio di una semplice bozza di polizza fideiussoria falsa può essere considerato tentativo di truffa?
Sì. La Corte ha stabilito che la predisposizione di una bozza di fideiussione falsa e il suo invio all’ente pubblico non sono una mera attività ‘ideativa’ o preparatoria, ma costituiscono un ‘univoco atto esecutivo’ che integra la fattispecie del delitto tentato.
Cosa significa che un’azione è un ‘postfactum’ e perché in questo caso la Corte lo ha escluso?
Un ‘postfactum’ è un’azione successiva a un reato già completato, che ne rappresenta una conseguenza non punibile autonomamente. La Corte lo ha escluso perché la presentazione di nuove polizze false non era una conseguenza del primo reato, ma una nuova e distinta condotta fraudolenta, finalizzata a perpetuare l’ingiusto profitto (il mancato pagamento degli oneri) attraverso nuovi artifizi.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35089 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35089 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/09/2025
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME NOME nato a CIRIE’ il DATA_NASCITA COGNOME NOME nato a TORINO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 05/02/2025 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letti i ricorsi di NOME COGNOME e NOME COGNOME avverso la sentenza della Corte di Appello di Torino che, in parziale riforma della decisione del locale Tribunale, ha dichiarato l’estinzione per maturata prescrizione dei delitti di truffa consumati in data 10/8/2015 e 9/2/2017 e, previa riqualificazione del fatto commesso il 10/2/2018 come delitto tentato, ha rideterminato la pena inflitta agli imputati, riducendo l’importo riconosciuto a titolo di provvisionale alle parti civi costituite;
letta la memoria a firma del difensore che confuta la prognosi di inammissibilità delle impugnazioni;
considerato che, sebbene i ricorrenti abbiano depositato due distinti atti di ricorso, gli stessi risultano perfettamente sovrapponibili e ne consentono pertanto la trattazione congiunta;
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con cui si contesta la qualificazione giuridica dei fatti alla stregua di più episodi di truffa, consumati e tentati, ai dan del Comune di Caselle Torinese, in luogo di un’unica condotta decettiva, consumata il 10 agosto 2015 e prescritta in epoca anteriore la pronunzia di primo grado, è manifestamente infondato; i giudici d’appello hanno, infatti, disatteso con corretti argomenti giuridici il gravame interposto sul punto (pagg. 17-18), evidenziando le ragioni per le cui la presentazione di nuove, false, polizze fideiussorie all’approssimarsi della scadenza della precedente non si presta ad integrare un mero postfactum ma costituisce un’autonoma attività decettiva giuridicamente rilevante, finalizzata a procrastinare il pagamento degli oneri concessori; la valutazione della Corte di merito è aderente agli esiti processuali e alla costante giurisprudenza di legittimità che ravvisa una pluralità di reati in presenza di condotte commesse in contesti temporali diversi (Sez. 4, n. 41052 del 19/07/2012, P.g. in proc. Deglaudi, Rv. 254607 – 01) e dotate di una propria completa individualità strutturale in ragione della ravvisabilità degli elementi costitutivi dell’illecito (in tema di estorsione, Sez. 2, n. 41167 del 02/07/2013 NOME, Rv. 256729 – 01; n. 37297 del 28/06/2019,Rv. 277513 – 01); nella specie, la sentenza impugnata ha rimarcato come ciascuno degli episodi delittuosi risulti caratterizzato da un’autonoma condotta artificiosa consistita nella predisposizione e nell’uso di fideiussioni false allo scopo di indurre l’ente territorial a postergare la riscossione degli oneri concessori dovuti;
ritenuto, inoltre, che il secondo motivo di ricorso, con cui si contesta la violazione di legge ed il vizio di motivazione in relazione alla riqualificazione del
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fatto commesso in data 10 febbraio 2018 quale delitto tentato, è manifestamente infondato in quanto, contrariamente all’assunto difensivo, la predisposizione della bozza di fideiussione falsa apparentemente proveniente dalla soc. RAGIONE_SOCIALE e il successivo invio al Comune di Caselle non costituisce attività meramente “ideativa” ma univoco atto esecutivo integrante la fattispecie ritenuta;
rilevato, pertanto, che i ricorsi debbono essere dichiarati inammissibili con condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila ciascuno in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibili i ricorsi e condanna i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma il giorno 23 settembre 2025.