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Truffa aggravata online: querela non necessaria

La Corte di Cassazione ha stabilito che la remissione di querela non estingue il reato in caso di truffa aggravata online. Se il reato è commesso approfittando di circostanze che ostacolano la difesa della vittima (come nelle transazioni a distanza), diventa procedibile d’ufficio. Pertanto, il giudice deve prima valutare la sussistenza dell’aggravante prima di poter dichiarare l’estinzione del procedimento per ritiro della querela. La sentenza di proscioglimento è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata Online: Quando la Remissione di Querela Non Estingue il Reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5864/2024, affronta un tema di grande attualità: la procedibilità della truffa aggravata online. La pronuncia chiarisce un punto fondamentale: la remissione della querela da parte della vittima non è sufficiente a estinguere il reato se la truffa è stata commessa con modalità tali da ostacolare la difesa privata, come spesso accade nelle transazioni sul web. Questo principio rafforza la tutela delle vittime di frodi informatiche.

I Fatti del Caso: Una Classica Frode sul Web

Il caso trae origine da un procedimento per truffa a carico di un’imputata. La vicenda era quella di una tipica frode online, in cui la vittima era stata raggirata tramite contatti telematici a distanza. Successivamente, la persona offesa aveva deciso di rimettere la querela, ovvero di ritirare la propria denuncia. Sulla base di questo atto, il Tribunale di Cosenza aveva dichiarato di non doversi procedere, ritenendo il reato estinto per difetto di una condizione di procedibilità.

La Questione Giuridica: Il Ruolo dell’Aggravante nella Procedibilità

Contro la decisione del Tribunale, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso in Cassazione. Il punto centrale del ricorso era la presenza di una specifica circostanza aggravante contestata fin dall’inizio: l’aver approfittato di condizioni tali da ostacolare la privata difesa (art. 61 n. 5 c.p.). Nelle truffe online, questa aggravante si concretizza nel fatto che la distanza e l’uso di mezzi telematici impediscono alla vittima di verificare l’identità del venditore, la sua serietà e l’effettiva esistenza della merce offerta. La presenza di questa aggravante, secondo la Procura, rendeva la truffa aggravata online procedibile d’ufficio, e di conseguenza, la remissione della querela diventava irrilevante.

L’impatto dell’aggravante sulla truffa aggravata online

La legge (art. 640, comma 2, n. 2-bis c.p.) prevede una forma aggravata del reato di truffa proprio quando ricorre la circostanza di cui all’articolo 61, numero 5. Il comma successivo dello stesso articolo 640 c.p. stabilisce che la truffa è punibile a querela, “salvo che ricorra taluna delle circostanze previste dal capoverso precedente”. In altre parole, se la truffa è aggravata, diventa automaticamente procedibile d’ufficio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore Generale. Gli Ermellini hanno affermato che il giudice di merito ha commesso un errore procedurale. A fronte di una contestazione che includeva una specifica aggravante capace di rendere il reato procedibile d’ufficio, il Tribunale non poteva limitarsi a prendere atto della remissione di querela e dichiarare estinto il reato. Al contrario, avrebbe dovuto preliminarmente esaminare la sussistenza di tale aggravante. Solo dopo aver escluso, con una valutazione di merito, la presenza dell’aggravante, il giudice avrebbe potuto considerare efficace la remissione della querela. In assenza di questa valutazione, la declaratoria di non doversi procedere è illegittima. La sentenza del Tribunale è stata quindi annullata, e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio che tenga conto di questo principio.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di diritto fondamentale per la lotta alle frodi informatiche. La natura stessa della truffa aggravata online, che sfrutta l’anonimato e la distanza per ingannare le vittime, integra una specifica aggravante che rende il reato particolarmente grave. Di conseguenza, lo Stato ha interesse a perseguire questi illeciti indipendentemente dalla volontà della singola vittima, che potrebbe essere indotta a ritirare la querela per svariati motivi. Per le vittime, ciò significa che anche se decidono di rimettere la querela, il procedimento penale può e deve continuare se i fatti presentano le caratteristiche dell’aggravante. Per i giudici, è un monito a non fermarsi alla superficie, ma ad analizzare attentamente tutti gli elementi contestati prima di archiviare un caso che merita, per la sua gravità sociale, di essere perseguito d’ufficio.

Quando una truffa online diventa procedibile d’ufficio?
Una truffa online diventa procedibile d’ufficio quando è commessa approfittando di circostanze tali da ostacolare la privata difesa della vittima. Questo accade, ad esempio, quando i contatti telematici a distanza non permettono alla persona offesa di controllare l’identità e la serietà del venditore o l’esistenza reale dei beni offerti.

La remissione della querela estingue sempre il reato di truffa?
No. Secondo questa sentenza, se la truffa è aggravata da circostanze che ostacolano la difesa, come nel caso delle truffe online, il reato diventa procedibile d’ufficio. In questo scenario, la remissione della querela da parte della vittima non è sufficiente a estinguere il reato e il procedimento penale prosegue.

Cosa deve fare il giudice prima di dichiarare l’estinzione del reato per remissione di querela in un caso di truffa?
Il giudice ha l’obbligo di esaminare preliminarmente la sussistenza delle circostanze aggravanti contestate che rendono il reato procedibile d’ufficio. Solo se, dopo una valutazione nel merito, esclude la presenza di tali aggravanti, può dichiarare l’estinzione del reato a seguito della remissione della querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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