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Truffa aggravata online: la conferma della Cassazione

Un soggetto, posto agli arresti domiciliari per truffa aggravata online, ricorre in Cassazione contestando l’aggravante della minorata difesa. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che la distanza fisica tra venditore e acquirente, tipica delle transazioni telematiche, integra l’aggravante, poiché pone l’acquirente in una posizione di debolezza e agevola la condotta fraudolenta del venditore.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata Online: Quando la Distanza Giustifica la Minorata Difesa

L’e-commerce ha rivoluzionato il nostro modo di acquistare, ma ha anche aperto nuove frontiere per le attività illecite. La truffa aggravata online è diventata una fattispecie sempre più comune, sollevando questioni giuridiche complesse. Con la sentenza n. 11150 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul tema, chiarendo perché la semplice distanza fisica tra venditore e acquirente in una transazione telematica sia sufficiente a configurare l’aggravante della minorata difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una tipica truffa contrattuale avvenuta su internet. Un individuo veniva sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari per aver messo in vendita un bene su un sito web, aver incassato il pagamento dall’acquirente e non aver mai provveduto alla consegna del prodotto. L’ordinanza cautelare contestava il reato di truffa con l’aggravante della minorata difesa, ai sensi dell’art. 61, n. 5 del codice penale, proprio in virtù delle modalità telematiche con cui era stato commesso il fatto. L’indagato, tramite il suo difensore, decideva di ricorrere per cassazione, contestando la sussistenza di tale aggravante.

Il Motivo del Ricorso: La Contestazione della Truffa Aggravata Online

La difesa del ricorrente si concentrava su un unico punto: l’insussistenza dell’aggravante della minorata difesa. Secondo la tesi difensiva, il solo fatto che il reato fosse stato commesso tramite contatti telematici non implicava automaticamente un approfittamento di una condizione di debolezza della vittima. In particolare, si sosteneva che l’autore del reato non avesse tratto specifici vantaggi dalle modalità comunicative e, soprattutto, che non avesse mai nascosto la propria reale identità. Di conseguenza, si chiedeva l’annullamento dell’ordinanza cautelare nella parte in cui riconosceva l’aggravante.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara e consolidata interpretazione della truffa aggravata online. Gli Ermellini hanno ribadito che la condotta di chi mette in vendita un bene online con il solo proposito di incassare il prezzo senza consegnarlo integra pienamente il reato di truffa.

Il punto centrale della sentenza riguarda però l’aggravante della minorata difesa. La Corte ha spiegato che questa circostanza è configurabile quando l’autore del reato approfitta delle condizioni di luogo per trarne specifici vantaggi. Nel contesto delle vendite online, questo si verifica a causa della distanza tra il luogo in cui si trova la vittima (che paga in anticipo) e quello in cui si trova l’agente.

Questa distanza determina una posizione di palese vantaggio per il truffatore, consentendogli di:

1. Schermare la propria identità: Anche se il truffatore usa dati apparentemente reali, la distanza rende difficile per la vittima verificarli tempestivamente.
2. Impedire un controllo preventivo sul bene: L’acquirente non ha alcuna possibilità di visionare il prodotto prima di effettuare il pagamento, fidandosi unicamente di descrizioni e immagini online.
3. Sottrarsi più facilmente alle conseguenze: La distanza rende più complesse le azioni di recupero del denaro e l’identificazione certa del responsabile.

La Corte ha sottolineato che questa situazione crea una oggettiva condizione di debolezza per l’acquirente, che si trova esposto al raggiro senza efficaci strumenti di difesa immediata. Viene inoltre operata una distinzione importante: l’aggravante non sussisterebbe se il contatto iniziale online fosse seguito da incontri di persona per la visione e la cessione del bene. In quel caso, la distanza verrebbe meno e con essa la situazione di debolezza dell’acquirente. Poiché nel caso di specie l’intera trattativa si è svolta a distanza, la Corte ha concluso per la piena sussistenza dell’aggravante.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione consolida un principio fondamentale a tutela degli utenti dell’e-commerce. Viene stabilito che la natura stessa delle transazioni online, caratterizzata dalla distanza fisica, pone l’acquirente in una condizione di minorata difesa di cui il venditore disonesto consapevolmente approfitta. La sentenza conferma quindi che la truffa aggravata online è la corretta qualificazione giuridica per questo tipo di condotte, garantendo una risposta sanzionatoria più severa e riaffermando la necessità di proteggere la fiducia nel mercato digitale.

Commettere una truffa su internet è considerato più grave di una truffa tradizionale?
Sì, secondo la sentenza, la truffa commessa interamente online è considerata aggravata ai sensi dell’art. 61, n. 5 del codice penale (minorata difesa), perché la distanza tra venditore e acquirente crea una posizione di vantaggio per il truffatore e di debolezza per la vittima, che non può verificare il bene né l’identità del venditore.

Perché la distanza fisica in una vendita online costituisce l’aggravante della minorata difesa?
Perché la distanza impedisce all’acquirente di effettuare un controllo preventivo sul prodotto, lo costringe a pagare in anticipo basandosi solo sulla fiducia e permette al venditore di schermare la propria identità e sottrarsi più facilmente alle conseguenze della sua condotta fraudolenta.

Se il primo contatto avviene online ma poi ci si incontra di persona, si applica comunque l’aggravante?
No, la sentenza chiarisce che se il contatto iniziale via web è seguito da incontri di persona per la visione e la cessione del bene, l’aggravante della minorata difesa non si applica. In questo caso, la costante distanza tra le parti viene meno e l’acquirente ha la possibilità di verificare la qualità del prodotto, superando la situazione di debolezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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