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Truffa aggravata online: la Cassazione conferma

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato per truffa aggravata online. La Corte ha stabilito che la vendita a distanza su internet integra l’aggravante della minorata difesa, poiché l’acquirente non può verificare la merce o l’identità del venditore. Confermato anche il danno patrimoniale di rilevante gravità dato l’importo di circa 14.400 euro.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata Online: Perché la Vendita a Distanza è un’Aggravante

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per chi acquista e vende sul web: la truffa aggravata online rappresenta una fattispecie di reato in cui la distanza tra le parti costituisce di per sé una condizione di svantaggio per l’acquirente. Il caso analizzato riguarda la vendita fittizia di attrezzature edili per un valore di oltre 14.000 euro, mai consegnate dopo il pagamento.

I Fatti del Caso

Un soggetto è stato accusato di truffa per aver pubblicato un annuncio su un noto portale di compravendita online, offrendo ponteggi per l’edilizia. Una volta contattato da un interessato, l’imputato ha condotto la trattativa inducendo la vittima, legale rappresentante di una società, a effettuare due bonifici bancari per un totale di 14.393,60 euro. Ricevuto il denaro, il venditore è sparito senza mai consegnare la merce.

Inizialmente, all’indagato era stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari, poi revocata. La difesa ha impugnato il provvedimento, contestando la sussistenza di due specifiche circostanze aggravanti che avevano giustificato la misura.

La questione delle aggravanti nella Truffa Aggravata Online

Il ricorso si concentrava su due punti principali:

1. L’aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 5 c.p.): Secondo la difesa, il semplice fatto che la trattativa si fosse svolta online, anche con scambi di messaggi, non creava di per sé una situazione di squilibrio o di particolare vulnerabilità per l’acquirente.
2. L’aggravante del danno patrimoniale di rilevante gravità (art. 61 n. 7 c.p.): La difesa sosteneva che non fosse stata fornita la prova della gravità del danno per la vittima, essendo questa un amministratore di società e non un semplice privato cittadino di cui non si conoscevano le condizioni economiche.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le censure, fornendo chiarimenti importanti sulla qualificazione della truffa aggravata online.

In primo luogo, i giudici hanno confermato che le vendite online integrano quasi sempre l’aggravante della minorata difesa. La distanza fisica tra acquirente e venditore pone il primo in una posizione di oggettivo svantaggio. L’acquirente è costretto ad affidarsi a immagini e descrizioni, non potendo verificare di persona la qualità del prodotto né l’identità reale del venditore. Quest’ultimo, al contrario, può facilmente schermare la propria identità e sottrarsi alle conseguenze della sua condotta illecita. La trattativa telematica, anche se supportata da messaggi, non elimina questa asimmetria contrattuale. Il venditore sfrutta consapevolmente questa condizione per trarre profitto.

In secondo luogo, riguardo al danno patrimoniale, la Corte ha specificato che la somma di 14.393,60 euro è di per sé di “entità oggettiva notevole”. Quando il danno è oggettivamente ingente, le condizioni economiche specifiche della vittima diventano irrilevanti. Si deve fare riferimento alla situazione finanziaria della persona offesa solo quando il danno, di per sé modesto, assume una particolare gravità in relazione alle sue scarse disponibilità economiche. In questo caso, l’importo era tale da configurare l’aggravante a prescindere dalla solidità finanziaria della società truffata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per la tutela dei consumatori e delle imprese che operano online. Viene stabilito con chiarezza che la struttura stessa della compravendita a distanza crea una condizione di minorata difesa per l’acquirente, giustificando un trattamento sanzionatorio più severo per chi se ne approfitta. Inoltre, si ribadisce che per valutare la gravità del danno patrimoniale, il primo criterio è quello oggettivo del valore economico sottratto. Questa decisione rafforza le tutele legali contro le frodi telematiche, riconoscendo le vulnerabilità intrinseche del commercio elettronico.

Una truffa commessa online è sempre considerata aggravata dalla ‘minorata difesa’?
Secondo la Corte, la modalità di contrattazione online, che si dipana interamente su una piattaforma digitale, pone obiettivamente l’acquirente in una situazione di sfavore. La distanza costante tra le parti, l’impossibilità di verificare il prodotto e la difficoltà di identificare il venditore sono elementi che integrano l’aggravante della minorata difesa.

Perché la Corte ha ritenuto sussistente l’aggravante del danno di rilevante gravità?
La Corte ha stabilito che la somma di 14.393,60 euro è di ‘entità oggettiva notevole’. Quando il danno è oggettivamente così elevato, non è necessario indagare sulle specifiche condizioni economiche della vittima, poiché la gravità è intrinseca all’importo stesso.

Lo scambio di messaggi tra venditore e acquirente può escludere l’aggravante della minorata difesa?
No. La sentenza chiarisce che anche in presenza di contatti e trattative tramite messaggi, la minorata difesa sussiste. Questi contatti, infatti, non superano lo svantaggio fondamentale derivante dalla distanza e dall’impossibilità per l’acquirente di avere un contatto diretto con il venditore, di incontrarlo o di visionare la merce prima del pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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