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Truffa aggravata INPS: quando non è reato

Un’impresa è stata accusata di truffa aggravata INPS per aver utilizzato una società interposta per assumere lavoratori, applicando un contratto collettivo più vantaggioso. La Corte di Cassazione ha escluso il reato, stabilendo che se l’azienda comunica in modo trasparente tutti i dati all’ente previdenziale (numero dipendenti, CCNL applicato), manca l’elemento dell’inganno necessario per configurare la truffa, anche in presenza di un’interposizione di manodopera.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata INPS: Quando l’Interposizione di Manodopera non è Reato

La recente sentenza n. 8072/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante chiave di lettura sul reato di truffa aggravata INPS, delineando il confine tra illecito amministrativo e condotta penalmente rilevante. Il caso analizzato riguarda l’utilizzo di una società interposta per la gestione dei lavoratori, una pratica che, secondo l’accusa, era finalizzata a ottenere un indebito risparmio contributivo. La Suprema Corte, tuttavia, ha stabilito che in assenza di un effettivo inganno, la mera interposizione non è sufficiente per configurare il reato.

I Fatti del Caso

Al centro della vicenda vi è un imprenditore, amministratore di una società (che chiameremo “ALPI”), accusato di aver orchestrato una truffa ai danni dell’INPS. Secondo la Procura, l’imprenditore avrebbe costituito una società ad hoc (la “ODL s.r.l.”) con il solo scopo di assumere formalmente i lavoratori che, di fatto, prestavano la loro opera per ALPI.

Il presunto illecito si sarebbe concretizzato nell’applicazione, da parte di ODL, di un contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del comparto “alimentaristi artigiani”, ritenuto improprio e meno oneroso rispetto a quello che avrebbe dovuto applicare la società ALPI, reale datore di lavoro. Questo meccanismo avrebbe generato un ingiusto profitto, consistente in un significativo risparmio sui contributi previdenziali. A peggiorare il quadro accusatorio, la ODL era stata successivamente messa in liquidazione, trasformandosi in una “scatola vuota” e rendendo difficile per l’INPS recuperare il presunto credito contributivo.

Il Tribunale del Riesame, in prima istanza, aveva annullato un decreto di sequestro preventivo per quasi due milioni di euro, escludendo la sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero la probabilità che il reato fosse stato commesso. La Procura ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Trasparenza esclude la Truffa Aggravata INPS

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della Procura inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. Il punto cruciale della sentenza è la distinzione tra l’interposizione fittizia di manodopera e gli “artifizi e raggiri” richiesti per la configurazione del reato di truffa.

L’Importanza della Piena Trasparenza

I giudici hanno sottolineato come la società ODL non abbia mai nascosto informazioni all’INPS. Al contrario, ha sempre agito alla luce del sole, valorizzando elementi fattuali decisivi:
1. Comunicazione chiara: Fin dall’inizio, la società ha comunicato all’INPS l’esatto e cospicuo numero di lavoratori dipendenti (superiore a cento).
2. Applicazione costante del CCNL: Dal 2017, è stato costantemente applicato il CCNL “alimentaristi artigiani”, circostanza nota all’INPS.
3. Conferma sindacale: L’applicazione di tale contratto era stata persino confermata al termine di una vertenza sindacale, conclusasi con un verbale d’intesa.
4. Correttezza formale: Nei modelli Uniemens mensili, era sempre stato indicato l’esatto codice relativo al CCNL applicato.

Questa condotta, secondo la Corte, esclude qualsiasi attività “decettiva” o ingannatoria. L’INPS era pienamente a conoscenza della situazione e aveva tutti gli elementi per valutare la correttezza dell’inquadramento contributivo e, se del caso, contestarlo nelle sedi opportune.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine del diritto penale: per aversi truffa, non è sufficiente un mero inadempimento o un’illegittimità di natura civilistica o amministrativa, ma è indispensabile la presenza di un’attività fraudolenta volta a indurre in errore la vittima. Nel caso di specie, mancava proprio questo elemento soggettivo e oggettivo. L’interposizione della società ODL, pur essendo potenzialmente discutibile sotto il profilo giuslavoristico, non è stata accompagnata da menzogne, occultamenti o alterazioni della realtà.

La Cassazione ha inoltre richiamato la propria giurisprudenza, specificando che la truffa ai danni dell’INPS si configura, ad esempio, quando la prestazione lavorativa è fittizia o inesistente, non quando, in presenza di un rapporto di lavoro effettivo, la controversia riguarda esclusivamente l’individuazione del reale debitore contributivo o la corretta applicazione di un CCNL, a fronte di dati comunicati in modo veritiero.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un concetto fondamentale: la trasparenza è la migliore difesa. Per gli imprenditori e le aziende che operano con strutture complesse o esternalizzazioni, la pronuncia offre un’indicazione chiara. L’utilizzo di società veicolo o l’applicazione di determinati contratti collettivi possono essere oggetto di contenzioso amministrativo o del lavoro, ma per sfociare nel penale è necessario un quid pluris: un comportamento fraudolento e ingannatorio.

Comunicare correttamente e costantemente tutti i dati agli enti previdenziali, anche quelli relativi a scelte contrattuali potenzialmente discutibili, neutralizza l’accusa di aver agito con dolo per indurre in errore l’istituto. La controversia potrà rimanere, ma si sposterà dal piano penale a quello, più appropriato, della verifica amministrativa sulla correttezza degli adempimenti contributivi.

L’utilizzo di una società interposta per assumere lavoratori integra sempre il reato di truffa aggravata ai danni dell’INPS?
No. Secondo la sentenza, la semplice interposizione fittizia non è di per sé sufficiente a configurare la truffa. È necessario che vi sia un’attività decettiva (artifizi e raggiri) volta a indurre in errore l’INPS, come la falsificazione di dati o l’occultamento di informazioni rilevanti.

Se un’azienda applica un contratto collettivo che l’INPS ritiene errato, commette automaticamente una truffa?
Non automaticamente. La sentenza chiarisce che se l’azienda comunica in modo trasparente e costante all’INPS tutti i dati relativi al contratto applicato e al numero di dipendenti, non si configura l’elemento dell’inganno necessario per la truffa, anche se la scelta del contratto fosse contestabile.

Cosa ha reso la condotta dell’imprenditore non punibile penalmente in questo caso?
La condotta non è stata ritenuta penalmente rilevante perché l’azienda interposta ha agito con totale trasparenza nei confronti dell’INPS, comunicando il numero esatto di dipendenti, il codice del CCNL applicato nei modelli Uniemens e mantenendo questa condotta costante nel tempo, anche a seguito di una vertenza sindacale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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