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Truffa aggravata fondi UE: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre imputati condannati per truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea. Il caso riguarda uno schema fraudolento per ottenere illecitamente oltre 4 milioni di euro di fondi agricoli attraverso l’uso di prestanome. La Corte ha confermato la condanna, chiarendo che in casi di erogazioni rateali, si tratta di un reato unico a consumazione prolungata che si perfeziona con l’ultimo pagamento, respingendo così l’eccezione di prescrizione. È stata inoltre convalidata la confisca dell’intero importo, considerato profitto illecito senza possibilità di detrarre i costi sostenuti.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata Fondi UE: Quando la Consumazione si Prolunga nel Tempo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un complesso caso di truffa aggravata fondi UE, fornendo chiarimenti cruciali sulla consumazione del reato e sulla confisca del profitto illecito. La decisione analizza uno schema fraudolento basato sull’uso di ‘prestanome’ per ottenere indebitamente contributi agricoli, stabilendo principi importanti in materia di prescrizione e responsabilità solidale.

I Fatti di Causa: Un Articolato Schema Fraudolento

Il caso origina da un’operazione complessa in cui alcuni imprenditori agricoli, al fine di accedere a cospicui finanziamenti europei, si avvalevano di soggetti terzi, definiti ‘prestanome’. Questi ultimi, possedendo i requisiti anagrafici di ‘giovani agricoltori’, presentavano formalmente le domande per ottenere i diritti all’aiuto, sulla base di contratti di subaffitto di terreni messi a disposizione dagli stessi imprenditori.

Nella realtà, i giovani agricoltori non svolgevano alcuna attività imprenditoriale effettiva. L’intera gestione, inclusa quella finanziaria, rimaneva nelle mani degli imprenditori, che risultavano essere i reali beneficiari dei fondi erogati, per un importo complessivo superiore ai 4 milioni di euro. Una volta ottenuti i titoli, parte di essi venivano riscossi e monetizzati, mentre un’altra parte veniva ceduta a società riconducibili agli stessi ideatori della frode.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la responsabilità penale degli imputati per il reato di truffa aggravata. La difesa ha quindi proposto ricorso per Cassazione, articolando diverse censure, tra cui:

* Errata valutazione delle prove: Sostenendo la legittimità delle operazioni e l’effettivo svolgimento di un’attività agricola da parte dei giovani imprenditori, seppur con l’ausilio di terzisti.
* Individuazione del momento consumativo del reato: Secondo la difesa, il reato si sarebbe consumato con l’attribuzione dei titoli e non con le successive erogazioni. Questo avrebbe comportato la prescrizione per le condotte più risalenti.
* Illegittimità della confisca: Contestando la mancata detrazione dei costi sostenuti per l’attività agricola e la disposizione solidale della misura a carico degli imprenditori, senza un’adeguata ripartizione del profitto individuale.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Truffa Aggravata Fondi UE

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli generici e volti a ottenere una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La sentenza offre però importanti chiarimenti su diversi punti di diritto.

La Nozione di Truffa a Consumazione Prolungata

Il punto centrale della decisione riguarda la prescrizione. La Cassazione respinge la tesi difensiva di una pluralità di reati autonomi. Al contrario, qualifica la vicenda come un’ipotesi di truffa a consumazione prolungata. Poiché l’ottenimento dei fondi era subordinato a un unico comportamento fraudolento originario (la fittizia creazione delle nuove imprese agricole), le successive erogazioni periodiche non costituiscono reati distinti, ma rappresentano la prosecuzione degli effetti della condotta illecita iniziale. Di conseguenza, il reato si consuma con la percezione dell’ultima rata del finanziamento, e il termine di prescrizione inizia a decorrere solo da quel momento. Questo approccio impedisce la frammentazione del reato e garantisce una risposta sanzionatoria unitaria.

La Confisca del Profitto Illecito

Anche le censure relative alla confisca sono state respinte. La Corte ribadisce un principio consolidato: quando l’intera attività economica nasce da un presupposto illecito, il contributo ottenuto deve essere considerato integralmente profitto del reato. Non è possibile, quindi, detrarre i costi sostenuti, poiché l’intera procedura è ‘inquinata’ dalla condotta fraudolenta. Per quanto riguarda la solidarietà, la Corte ha ritenuto la censura inammissibile perché non sollevata in appello, specificando comunque che la decisione dei giudici di merito era motivata dalla constatazione che gli imprenditori avevano percepito indistintamente il profitto attraverso una gestione comune.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

La sentenza consolida importanti principi giuridici in materia di frodi ai danni di enti pubblici. In primo luogo, rafforza la figura della ‘truffa a consumazione prolungata’ come strumento per contrastare condotte illecite che si sviluppano nel tempo, impedendo che la prescrizione neutralizzi la risposta penale. In secondo luogo, conferma l’orientamento secondo cui il profitto derivante da un’attività intrinsecamente fraudolenta è soggetto a confisca integrale, senza sconti per i costi operativi. Infine, sottolinea il rigore processuale che impedisce di sollevare per la prima volta in Cassazione questioni non devolute al giudice d’appello, anche a fronte di nuove pronunce giurisprudenziali.

Come si determina il momento consumativo in una truffa per ottenere fondi pubblici pagati a rate?
La Corte stabilisce che si tratta di una ‘truffa a consumazione prolungata’. Il reato è considerato unico e si conclude non con l’atto fraudolento iniziale, ma con la ricezione dell’ultima rata dei fondi illecitamente ottenuti. Il termine di prescrizione decorre da quella data finale.

In una truffa per ottenere contributi pubblici, i costi sostenuti per svolgere l’attività apparente possono essere detratti dall’importo da confiscare?
No. La sentenza chiarisce che quando l’intera procedura è ‘inquinata’ dalla condotta fraudolenta, l’intero contributo ottenuto deve considerarsi profitto illecito. Non è possibile detrarre i costi sostenuti, poiché l’attività è stata intrapresa in assenza dei presupposti di legge.

È possibile sollevare nuovi motivi di ricorso in Cassazione basandosi, ad esempio, su una nuova pronuncia delle Sezioni Unite?
No. La Corte ritiene inammissibili le censure non sollevate nel precedente grado di appello. Una nuova sentenza delle Sezioni Unite, pur essendo rilevante, non consente al ricorrente di introdurre questioni nuove che avrebbero dovuto essere formulate al giudice d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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