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Truffa aggravata e prescrizione: la condanna civile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 45599/2024, ha affrontato un caso di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico. Una coppia aveva simulato una separazione legale per ottenere un immobile a condizioni agevolate. Nonostante il reato fosse estinto per prescrizione, la Corte ha confermato la condanna al risarcimento dei danni civili. La sentenza chiarisce che, in presenza della parte civile, il giudice deve valutare la sussistenza del reato ai soli fini della responsabilità civile e che l’autore dell’atto dispositivo patrimoniale può essere diverso dal soggetto danneggiato.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata e Prescrizione: Obbligo di Risarcimento Confermato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 45599/2024) ha ribadito un principio fondamentale: l’estinzione del reato per prescrizione non cancella la responsabilità civile. Il caso analizzato riguarda una truffa aggravata ai danni di un ente comunale, perpetrata attraverso una finta separazione coniugale per accedere a un’edilizia convenzionata. Vediamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Separazione Fittizia per un Immobile

I protagonisti della vicenda sono due coniugi che, al fine di ottenere i requisiti necessari per l’acquisto di un immobile in regime di edilizia convenzionata, hanno avviato una pratica di separazione legale. In realtà, la loro convivenza e relazione affettiva non si erano mai interrotte. Questa manovra, qualificata come un articolato stratagemma, ha permesso loro di stipulare un contratto di compravendita a un prezzo vantaggioso, eludendo il versamento degli oneri di costruzione che sarebbero stati dovuti in caso di acquisto ordinario. Il Comune, accortosi dell’inganno, si è costituito parte civile nel procedimento penale, chiedendo il risarcimento del danno subito, corrispondente proprio al mancato introito di tali oneri.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Truffa Aggravata

La Corte d’Appello aveva dichiarato il reato di truffa estinto per prescrizione, ma aveva confermato la condanna degli imputati al risarcimento del danno in favore del Comune. I due coniugi hanno quindi proposto ricorso in Cassazione, contestando la sussistenza degli elementi costitutivi del reato.
La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, confermando integralmente la decisione di merito e fornendo chiarimenti cruciali su due aspetti principali.

Prescrizione del Reato e Conferma delle Statuizioni Civili

Il primo punto affrontato riguarda il rapporto tra prescrizione e azione civile. La Corte ha ribadito l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite: quando nel processo è presente una parte civile, il giudice, pur dichiarando l’estinzione del reato, non può esimersi dal valutare la fondatezza dell’accusa ai soli fini delle statuizioni civili. In altre parole, deve verificare se, al di là di ogni ragionevole dubbio, i fatti contestati sussistono e se l’imputato ne è responsabile. In questo caso, la Corte d’Appello aveva correttamente esaminato il compendio probatorio, ritenendolo sufficiente a fondare la responsabilità civile degli imputati, nonostante la prescrizione del reato.

Gli Elementi Costitutivi della Truffa Aggravata

Il secondo punto, e forse il più interessante dal punto di vista giuridico, riguarda l’analisi degli elementi della truffa aggravata. La difesa sosteneva la mancanza di un “atto di disposizione patrimoniale” da parte del Comune, ovvero del soggetto danneggiato. La Cassazione ha smontato questa tesi, chiarendo che nel delitto di truffa non è necessaria l’identità tra la persona indotta in errore (il deceptus) e la persona che subisce il danno patrimoniale.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte spiega che la condotta fraudolenta (la finta separazione) è stata indirizzata nei confronti della società concessionaria che ha venduto l’immobile. Quest’ultima, indotta in errore dalle false attestazioni sulla situazione familiare della coppia, ha proceduto all’assegnazione e al trasferimento della proprietà. È stato proprio questo contratto di compravendita a costituire l’atto di disposizione patrimoniale dannoso. Sebbene l’atto sia stato compiuto da un soggetto terzo (la società), esso ha prodotto un danno diretto al Comune (la persona offesa), che non ha incassato gli oneri di costruzione dovuti. La Corte ha quindi riconosciuto un nesso di causalità diretto tra l’inganno, il profitto ingiusto degli imputati e il danno patrimoniale per l’ente pubblico.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di grande importanza pratica. In primo luogo, conferma che la prescrizione non è una “via di fuga” dalla responsabilità per i danni causati. In secondo luogo, offre una lettura chiara e moderna della fattispecie di truffa, specificando che il meccanismo ingannatorio può coinvolgere più soggetti. L’inganno può essere diretto a una persona, mentre il danno patrimoniale può ricadere su un’altra, purché esista un legame causale tra i due eventi. La decisione sottolinea come l’ordinamento giuridico sia attrezzato per colpire condotte fraudolente complesse, tutelando gli interessi patrimoniali lesi anche quando il reato penale è formalmente estinto.

Se il reato di truffa si estingue per prescrizione, si è esonerati dal risarcire il danno?
No. Secondo la sentenza, se nel processo è presente la parte civile (la parte danneggiata che chiede il risarcimento), il giudice, pur dichiarando la prescrizione, deve comunque valutare le prove per decidere sulla responsabilità civile e sull’eventuale condanna al risarcimento dei danni.

Nella truffa aggravata, chi compie l’atto che causa il danno deve essere la stessa persona che subisce il pregiudizio economico?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessaria l’identità tra la persona indotta in errore e la persona che subisce il danno. L’importante è che esista un nesso di causalità tra l’inganno, l’atto dispositivo patrimoniale (compiuto anche da un terzo ingannato) e il danno subito dalla vittima.

Una separazione legale fittizia può essere considerata un “artificio o raggiro” per configurare il reato di truffa?
Sì. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la “maliziosa pratica di separazione legale”, avviata strumentalmente al solo fine di ottenere i requisiti per accedere a un contratto vantaggioso senza averne diritto, costituisce a tutti gli effetti un artificio e raggiro idoneo a integrare il delitto di truffa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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