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Truffa aggravata del finto procuratore: il caso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per truffa aggravata. L’imputato, fingendosi un procuratore sportivo, aveva raggirato due giovani calciatori facendosi consegnare denaro con la promessa di un ingaggio in una società professionistica. La Corte ha respinto il ricorso sottolineando che le censure sollevate erano di natura fattuale, non consentite in sede di legittimità, e che alcuni motivi non erano stati proposti nel precedente grado di giudizio.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata: Inammissibile il Ricorso del Finto Procuratore Sportivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29350/2025, si è pronunciata su un caso di truffa aggravata che vede come protagonista un uomo condannato per essersi finto procuratore sportivo, ingannando giovani calciatori. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sui limiti del giudizio di legittimità e sulla corretta formulazione dei motivi di ricorso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo ritenuto responsabile, sia in primo grado che in appello, del reato di truffa aggravata. Secondo l’accusa, l’imputato si era presentato a due giovani calciatori e alle loro famiglie come un influente procuratore sportivo, in grado di garantire loro un contratto con una nota società calcistica.

Per ottenere questo presunto ingaggio, si era fatto consegnare diverse somme di denaro, giustificandole come necessarie per coprire i costi di interessamento, tesseramento e svincolo dalla società precedente. Le indagini hanno però rivelato che si trattava di un raggiro: i contratti proposti erano inesistenti o non necessari per calciatori dilettanti, e le somme versate non sono mai state utilizzate per gli scopi dichiarati.

I Motivi del Ricorso e la Truffa Aggravata

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su cinque motivi principali:
1. Improcedibilità dell’azione penale: Invocando l’applicazione dell’art. 344-bis c.p.p., introdotto dalla Riforma Cartabia.
2. Erronea valutazione della prova: Sostenendo che i giudici di merito avessero interpretato male le testimonianze e non avessero considerato che l’imputato fosse un vero agente sportivo, travisando la natura dei suoi rapporti con i calciatori.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentando l’eccessiva severità della pena.
4. Eccessiva severità della pena: Correlato al punto precedente.
5. Erronea subordinazione della sospensione condizionale: Contestando l’obbligo di pagare la provvisionale senza una valutazione delle sue precarie condizioni economiche.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Reato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. L’analisi dei giudici si è concentrata non sul merito dei fatti, ma sulla correttezza procedurale e legale delle censure mosse dall’imputato, confermando la solidità della condanna per truffa aggravata.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso con argomentazioni precise.

Inapplicabilità della Nuova Normativa sull’Improcedibilità

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La legge che ha introdotto l’art. 344-bis c.p.p. specifica che tale norma si applica solo ai reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Poiché i fatti di truffa in questione risalivano al 2019, la nuova disciplina non poteva essere applicata retroattivamente.

Il Divieto di Rivalutazione dei Fatti in Cassazione

Il secondo, e più corposo, motivo di ricorso è stato respinto perché di natura meramente fattuale. La Cassazione ha ribadito un principio cardine del nostro sistema: il giudizio di legittimità non è un “terzo grado” di merito. La Corte non può sovrapporre la propria valutazione delle prove (testimonianze, documenti) a quella, logica e coerente, effettuata dai giudici dei gradi precedenti. Il ricorrente, invece di denunciare vizi di legge, chiedeva una nuova e diversa lettura del compendio probatorio, operazione non consentita in questa sede.

Questioni Non Proposte in Appello

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla sospensione condizionale della pena. La ragione è procedurale ma cruciale: la difesa non aveva sollevato questa specifica doglianza nell’atto di appello. È un principio consolidato che non si possano presentare per la prima volta in Cassazione questioni che non sono state devolute alla cognizione del giudice d’appello.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un’importante conferma di diversi principi procedurali. In primo luogo, ribadisce che il ricorso per cassazione deve limitarsi a censure di legittimità, senza sconfinare in una rivalutazione dei fatti. In secondo luogo, sottolinea la necessità di proporre tutte le doglianze nei gradi di merito competenti, pena l’inammissibilità in sede di legittimità. Per quanto riguarda la truffa aggravata, la decisione consolida l’orientamento secondo cui la condotta fraudolenta, basata su false rappresentazioni per ottenere un ingiusto profitto, integra pienamente il reato, e la valutazione della sua sussistenza è compito esclusivo dei giudici di merito, se adeguatamente motivata.

Perché il ricorso per truffa aggravata è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché i motivi presentati miravano a una rivalutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Inoltre, una delle censure non era stata sollevata nel precedente grado di appello.

La nuova norma sulla improcedibilità (art. 344-bis c.p.p.) poteva essere applicata a questo caso?
No. La sentenza chiarisce che tale norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, si applica esclusivamente ai reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. I fatti del caso in esame erano avvenuti nel 2019, rendendo la norma inapplicabile.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione la subordinazione della sospensione della pena al pagamento di una provvisionale?
No. La Corte ha stabilito che tale motivo è inammissibile se non è stato specificamente proposto nell’atto di appello. Le questioni non devolute alla cognizione del giudice di secondo grado non possono essere validamente introdotte per la prima volta nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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