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Truffa aggravata anziani: la fiducia è un’arma

La Corte di Cassazione conferma la condanna per truffa aggravata anziani a carico di due persone che, abusando della fiducia di una signora di 85 anni, l’avevano indotta a disporre di 150.000 € e a sottoscrivere una polizza vita a loro favore. La sentenza chiarisce che il reato si consuma con l’atto di disposizione patrimoniale dannoso, indipendentemente dalla successiva restituzione delle somme. Viene inoltre confermata l’aggravante della minorata difesa, data dalla combinazione di età avanzata, solitudine e scarsa esperienza della vittima, elementi di cui gli imputati hanno consapevolmente approfittato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa aggravata anziani: quando l’abuso di fiducia integra il reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 883/2024, offre un’importante analisi sulla truffa aggravata anziani, un reato purtroppo diffuso che sfrutta la vulnerabilità delle persone più fragili. La Corte ha confermato la condanna di due individui che, dopo aver instaurato un rapporto di finta amicizia con una signora di 85 anni, l’avevano convinta a compiere atti patrimoniali gravemente dannosi. Questo caso mette in luce i meccanismi psicologici della truffa e chiarisce aspetti giuridici fondamentali sulla consumazione del reato e sull’aggravante della minorata difesa.

I Fatti di Causa

Una coppia di coniugi, dopo aver conosciuto un’anziana vedova di 85 anni che viveva sola, ha rapidamente instaurato con lei un rapporto di stretta fiducia. Offrendole compagnia, attenzioni e supporto concreto, in circa un mese l’hanno indotta a credere di volerla assistere e accudire. Facendo leva su questo legame, l’hanno persuasa a disinvestire alcuni titoli per un valore di 150.000 euro. La somma, versata su un assegno intestato alla moglie della coppia, sarebbe dovuta servire, secondo la loro versione, ad acquistare un appartamento vicino alla loro residenza, dove l’anziana si sarebbe dovuta trasferire per essere meglio assistita.

Inoltre, i due l’hanno convinta a sottoscrivere una polizza vita, indicando la stessa donna come beneficiaria in caso di decesso, una clausola di cui la vittima è venuta a conoscenza solo in seguito e per puro caso. Quando l’anziana ha cambiato idea sull’acquisto dell’immobile, la somma le è stata restituita. Nonostante ciò, il procedimento penale è andato avanti, portando alla condanna dei due in primo e secondo grado per truffa aggravata e continuata.

La Decisione sulla truffa aggravata anziani

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso degli imputati, confermando in via definitiva la loro colpevolezza. I giudici hanno respinto tutte le obiezioni della difesa, incentrate sulla presunta assenza di artifizi e raggiri, sulla mancanza di un profitto ingiusto (data la restituzione del denaro) e sull’insussistenza dell’aggravante della minorata difesa.

La Corte ha stabilito che la condotta fraudolenta non consisteva nella promessa di assistenza futura, ma nell’aver creato ad arte un rapporto di fiducia in un brevissimo arco di tempo al solo scopo di indurre la vittima a compiere atti di disposizione patrimoniale ingiustificati e per lei dannosi. La restituzione del denaro e il mancato perfezionamento dell’acquisto immobiliare sono stati considerati irrilevanti, poiché il reato si era già consumato.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito diversi principi chiave:
1. Consumazione del Reato: Il delitto di truffa si perfeziona nel momento in cui la vittima, tratta in inganno, compie l’atto di disposizione patrimoniale che le causa un danno. Nel caso specifico, il reato si è consumato quando l’anziana ha firmato l’assegno da 150.000 € e quando ha sottoscritto la polizza vita vincolando i propri capitali. Le azioni successive, come la restituzione della somma, non eliminano il reato già commesso.
2. Natura degli Artifizi e Raggiri: La frode non è stata ravvisata nella promessa di assistenza, ma nella manipolazione psicologica. Gli imputati hanno simulato interesse e affetto, offrendo un’assistenza pressante e strumentale, inducendo la vittima a fidarsi ciecamente di loro in pochissimo tempo. L’aver fatto sottoscrivere un preliminare di vendita a nome della donna della coppia, dopo aver ricevuto l’intera somma, è stato ritenuto un chiaro sintomo dell’intento fraudolento.
3. Sussistenza dell’Aggravante della Minorata Difesa: I giudici hanno ribadito che l’età avanzata da sola non è sufficiente a integrare l’aggravante. Tuttavia, nel caso in esame, l’età (85 anni) si combinava con altri fattori di vulnerabilità: la solitudine affettiva e materiale, la scarsa esperienza e le limitate competenze. La Corte ha concluso che gli imputati hanno consapevolmente approfittato di questa specifica condizione di debolezza per portare a termine il loro piano criminoso.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante sulla truffa aggravata anziani. Sottolinea come la legge tuteli le persone vulnerabili non solo da inganni palesi, ma anche da forme più subdole di manipolazione che si celano dietro false dimostrazioni di affetto e cura. La decisione riafferma che il reato di truffa è istantaneo e si consuma con il danno patrimoniale della vittima, rendendo inefficaci, ai fini della responsabilità penale, eventuali ‘pentimenti’ successivi come la restituzione del maltolto. Infine, fornisce un chiaro quadro applicativo dell’aggravante della minorata difesa, ancorandola a una valutazione concreta della vulnerabilità della vittima e dello sfruttamento consapevole di tale condizione da parte dell’agente.

Quando si considera consumato il reato di truffa?
Il reato di truffa si considera consumato nel momento in cui la persona offesa, indotta in errore dagli artifizi e raggiri, compie l’atto di disposizione patrimoniale che le provoca un danno. Non è necessario che l’autore del reato abbia già conseguito il profitto finale.

La restituzione del denaro esclude la responsabilità per truffa?
No. Secondo la sentenza, la restituzione delle somme sottratte, avvenuta in un momento successivo, non esclude il reato. La truffa si era già perfezionata con la consegna dell’assegno e la sottoscrizione della polizza, atti dannosi per la vittima indotti dall’inganno.

L’età avanzata della vittima è sufficiente per configurare l’aggravante della minorata difesa?
No, l’età avanzata da sola non è sufficiente. È necessario che l’autore del reato abbia concretamente approfittato di una situazione di particolare vulnerabilità della vittima. Nel caso specifico, l’aggravante è stata riconosciuta perché l’età si univa alla condizione di solitudine affettiva e materiale e alla scarsa esperienza, elementi che hanno ostacolato la difesa della vittima e di cui gli imputati erano consapevoli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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