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Truffa aggravata: annullata misura cautelare

Una persona era stata sottoposta a misura cautelare per truffa aggravata contro un ente pubblico, subappalto illecito e trasferimento fraudolento di beni. La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento, riscontrando un difetto di motivazione sugli elementi essenziali del reato di truffa aggravata, in particolare sull’esistenza di artifici e raggiri e di un danno patrimoniale effettivo per l’ente. La Corte ha ritenuto insufficiente anche la motivazione sul reato di trasferimento fraudolento di beni, specialmente riguardo al dolo specifico.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa Aggravata: Quando Manca il Danno per l’Ente Pubblico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34650/2024, ha annullato un’ordinanza applicativa di una misura cautelare per i reati di truffa aggravata e trasferimento fraudolento di valori. La decisione si fonda su un principio cardine: per configurare la truffa ai danni di un ente pubblico, non è sufficiente un’irregolarità formale come un subappalto non autorizzato, ma è indispensabile dimostrare l’esistenza di artifici e raggiri, un’induzione in errore dell’ente e, soprattutto, un effettivo danno patrimoniale a suo carico. Approfondiamo l’analisi della Corte.

I Fatti del Caso: un Subappalto Controverso

Il caso riguarda un appalto per la manutenzione del verde pubblico indetto da un Comune. La ditta vincitrice aveva subappaltato i lavori a due società riconducibili a un’imprenditrice e al suo compagno. Questo subappalto, secondo l’accusa, era avvenuto senza l’autorizzazione necessaria e in violazione delle norme sugli appalti pubblici, poiché le società subappaltatrici non possedevano i requisiti per l’iscrizione nelle cosiddette white list prefettizie.
Sulla base di ciò, veniva contestato il reato di truffa aggravata ai danni del Comune, l’illecita concessione di subappalto e il trasferimento fraudolento di valori, con conseguente applicazione di una misura cautelare interdittiva nei confronti dell’imprenditrice.

L’Analisi della Corte sulla Truffa Aggravata

La difesa ha impugnato il provvedimento, sostenendo la mancanza degli elementi costitutivi del reato di truffa. La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, evidenziando un grave vizio di motivazione nell’ordinanza impugnata.

I giudici di legittimità hanno ricordato la sequenza necessaria per la configurabilità del reato di truffa:
1. Artifici o raggiri: condotte fraudolente per ingannare.
2. Induzione in errore: la vittima deve essere effettivamente ingannata.
3. Atto di disposizione patrimoniale: la vittima, a causa dell’errore, compie un atto che danneggia il proprio patrimonio.
4. Danno patrimoniale e profitto ingiusto: l’azione deve causare un danno economico alla vittima e un profitto ingiusto per il truffatore.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che il Tribunale del riesame non aveva spiegato in cosa consistessero gli artifici e i raggiri, né come questi avessero alterato la volontà del Comune. L’accordo di subappalto era un patto interno tra la ditta appaltatrice e le società dell’imputata, al quale l’ente pubblico risultava completamente estraneo. Inoltre, era pacifico che i lavori fossero stati eseguiti correttamente e che il Comune non avesse sostenuto alcun costo aggiuntivo rispetto al prezzo pattuito nell’appalto. Mancava, quindi, sia la prova dell’inganno che, soprattutto, quella del danno patrimoniale, elemento imprescindibile per il reato di truffa aggravata.

Il Reato di Trasferimento Fraudolento di Valori e il Dolo Specifico

Anche riguardo all’accusa di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), la Corte ha annullato il provvedimento per difetto di motivazione. Questo reato richiede un dolo specifico, ovvero la finalità di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali.

Il Tribunale si era limitato a valorizzare una conversazione in cui l’imputata ammetteva che i beni a lei intestati fossero in realtà del compagno, senza però approfondire l’aspetto cruciale: la sussistenza dell’intento elusivo al momento della costituzione della società o dell’acquisto dei beni. La motivazione è stata giudicata apodittica, cioè affermata senza una dimostrazione concreta, non avendo considerato il contesto temporale e gli elementi specifici che potessero far sorgere nell’agente il timore fondato dell’avvio di un procedimento di prevenzione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si concentra sulla necessità di un rigore probatorio nell’accertamento degli elementi costitutivi dei reati, anche in fase cautelare. Per la truffa aggravata, la Corte ribadisce che un’irregolarità amministrativa in un contratto pubblico non si traduce automaticamente in un reato se mancano gli elementi della frode: l’inganno, l’atto dispositivo dannoso e il danno patrimoniale. L’ente pubblico deve essere la vittima diretta della condotta fraudolenta, non un mero spettatore di accordi tra privati. Per il trasferimento fraudolento di valori, la motivazione sottolinea che il dolo specifico non può essere presunto, ma deve essere provato con elementi concreti e specifici, collegati al momento in cui l’atto di intestazione fittizia viene posto in essere.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante richiamo ai principi fondamentali del diritto penale. Stabilisce che, per procedere con misure restrittive della libertà personale, è necessaria una motivazione solida e puntuale su tutti gli elementi del reato contestato. Un subappalto irregolare, se non provoca un danno economico effettivo e non è frutto di un inganno diretto verso la pubblica amministrazione, non integra il delitto di truffa aggravata. Allo stesso modo, l’intestazione fittizia di beni diventa penalmente rilevante solo se si dimostra in modo concreto lo scopo specifico di sottrarsi a future misure di prevenzione. La Corte ha quindi rinviato gli atti al Tribunale per un nuovo giudizio che dovrà attenersi a questi rigorosi principi.

Quando si configura il reato di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico in un subappalto?
Secondo la sentenza, il reato si configura solo se sono presenti tutti gli elementi tipici della truffa: artifici o raggiri che inducono in errore l’ente pubblico, un atto di disposizione patrimoniale compiuto dall’ente a causa di tale errore e un conseguente, effettivo danno patrimoniale per l’ente stesso, con un profitto ingiusto per chi agisce. Un’irregolarità formale, come un subappalto non autorizzato, non è di per sé sufficiente.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza per il reato di truffa aggravata?
La Corte ha annullato l’ordinanza per un vizio di motivazione. Il tribunale non aveva spiegato in modo adeguato quali fossero stati gli artifici e i raggiri, come il Comune fosse stato indotto in errore, e soprattutto non aveva individuato alcun danno patrimoniale concreto per l’ente, dato che i lavori erano stati eseguiti correttamente e senza costi aggiuntivi.

Cosa è necessario dimostrare per configurare il reato di trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.)?
È necessario dimostrare l’esistenza di un dolo specifico, ovvero che l’attribuzione fittizia di beni a un terzo sia stata compiuta con lo scopo preciso di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale. La motivazione del giudice deve basarsi su elementi concreti che provino questo intento al momento del trasferimento dei beni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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