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Truffa a consumazione prolungata: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15038/2025, chiarisce la distinzione tra reati autonomi e la fattispecie di truffa a consumazione prolungata ai fini della prescrizione. Nel caso di un imprenditore accusato di aver ottenuto indebitamente contributi pubblici agricoli per più anni, la Corte ha stabilito che ogni richiesta annuale costituisce un reato separato, non un’unica condotta prolungata. Di conseguenza, ha annullato la condanna per i reati più datati in quanto prescritti, confermando la responsabilità per quelli più recenti e rinviando per la rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Truffa a Consumazione Prolungata vs. Reati Autonomi: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Prescrizione

La corretta qualificazione di una serie di illeciti è fondamentale nel diritto penale, specialmente quando si tratta di calcolare i termini di prescrizione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 15038/2025) offre un importante chiarimento sulla differenza tra reati autonomi e la truffa a consumazione prolungata, un concetto chiave per determinare quando un reato si estingue. Questo caso, riguardante l’indebita percezione di fondi pubblici, dimostra come la necessità di rinnovare l’azione fraudolenta per ogni erogazione cambi radicalmente le sorti del processo.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un imprenditore agricolo per truffa aggravata e falsità ideologica. L’imputato era stato accusato di aver ottenuto indebitamente, per diversi anni consecutivi (2015, 2016 e 2017), contributi pubblici destinati alla coltivazione di fondi agricoli. La sua condotta fraudolenta consisteva nel presentare domande di contributo basate su dati non veritieri.

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici avevano confermato la sua colpevolezza, qualificando l’intera serie di episodi come un’unica truffa a consumazione prolungata. Secondo questa interpretazione, il termine di prescrizione sarebbe iniziato a decorrere solo dalla data dell’ultima condotta illecita, nell’agosto 2017, rendendo così tutti gli episodi penalmente perseguibili. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che ogni domanda annuale di contributo costituisse un reato autonomo e che, di conseguenza, i reati più datati fossero ormai prescritti.

L’Analisi della Corte e la truffa a consumazione prolungata

La Suprema Corte ha accolto il motivo di ricorso relativo alla prescrizione, ribaltando l’impostazione dei giudici di merito. I giudici di legittimità hanno chiarito la distinzione fondamentale tra due scenari:

1. Truffa a consumazione prolungata: Si configura quando un’unica e originaria condotta fraudolenta permette all’agente di ricevere plurime erogazioni periodiche senza la necessità di compiere ulteriori atti fraudolenti. In questo caso, il reato si considera unico e si consuma con la percezione dell’ultima rata.
2. Plurimi e autonomi fatti di reato: Si verificano quando, per ottenere ogni singola erogazione successiva alla prima, è necessario il compimento di una nuova e distinta attività fraudolenta.

Nel caso specifico, per ottenere i contributi ogni anno, l’imprenditore doveva presentare una nuova domanda, rinnovando così la sua condotta illecita. Questa circostanza, secondo la Corte, esclude la configurabilità della truffa a consumazione prolungata e impone di considerare ogni episodio come un reato a sé stante, con un proprio termine di prescrizione che decorre dalla data di consumazione di ciascuno.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza. Ciò che conta non è la periodicità dell’erogazione, ma la necessità o meno di un’ulteriore azione fraudolenta per ottenerla. Poiché l’attività illecita doveva essere rinnovata annualmente, vi era una “soluzione di continuità” tra una condotta e l’altra, tale da configurare reati distinti. Di conseguenza, la Corte ha calcolato i termini di prescrizione per ciascun capo di imputazione separatamente.

Per i reati commessi fino al 20 giugno 2016 (capi C, D, K, M, N), il termine massimo di prescrizione era già decorso. Pertanto, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata per queste imputazioni.

Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, la Corte li ha ritenuti infondati. In particolare, ha confermato la responsabilità penale dell’imputato per gli episodi più recenti (capi O e P del 2017), sottolineando come la sua consapevolezza e il suo dolo fossero ampiamente provati. A dimostrazione di ciò, è stato valorizzato il ritrovamento, nella sua disponibilità, di un contratto di affitto di terreni palesemente falso, utilizzato per le domande di contributo. Anche il diniego delle attenuanti generiche è stato ritenuto corretto, data la gravità e la reiterazione delle condotte nel tempo.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con un dispositivo complesso ma logicamente conseguente all’analisi svolta. La Corte di Cassazione:

* Annulla senza rinvio la sentenza per i reati estinti per prescrizione.
* Dichiara inammissibile il ricorso nel resto, confermando in via definitiva la responsabilità penale per i reati non prescritti.
* Rinvia ad un’altra sezione della Corte di Appello per la sola rideterminazione della pena, che dovrà essere ricalcolata tenendo conto esclusivamente dei reati per i quali la condanna è stata confermata.

Questa pronuncia ribadisce un principio cruciale: nei reati contro il patrimonio commessi per ottenere erogazioni pubbliche, la valutazione sulla natura unitaria o plurima della condotta è decisiva per l’esito del processo, potendo portare all’estinzione di parte delle accuse per prescrizione.

Quando una serie di truffe per ottenere fondi pubblici è considerata un unico reato a “consumazione prolungata”?
Si ha una truffa a consumazione prolungata solo quando plurime erogazioni di denaro derivano da un unico e originario comportamento fraudolento. Se, al contrario, per ottenere ogni erogazione è necessario compiere una nuova e autonoma azione illecita (come presentare una nuova domanda annuale), si configurano reati distinti e separati.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato parte della condanna?
La Corte ha annullato parte della condanna perché ha qualificato le condotte come reati autonomi e non come un’unica truffa prolungata. Di conseguenza, ha calcolato la prescrizione per ogni singolo episodio, accertando che per i reati più datati il termine massimo previsto dalla legge era già trascorso, causando la loro estinzione.

Cosa succede quando una condanna viene annullata solo in parte per prescrizione?
In questo caso, l’affermazione di responsabilità per i reati non prescritti diventa definitiva. La sentenza viene però rinviata alla Corte d’Appello, che avrà il compito di ricalcolare la pena (rideterminazione della pena) basandosi esclusivamente sui reati per i quali la condanna è stata confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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