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Travisamento della prova: quando la Cassazione lo esclude

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata sottoposta a misure cautelari per detenzione di stupefacenti. La Corte ribadisce che il vizio di travisamento della prova sussiste solo in caso di errore palese sui fatti e non per una diversa interpretazione degli indizi. Il possesso esclusivo delle chiavi dell’immobile dove era occultata la droga è stato ritenuto un indizio sufficientemente grave.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Travisamento della Prova: i Limiti del Sindacato della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un importante chiarimento sui confini del giudizio di legittimità, in particolare riguardo al concetto di travisamento della prova. La decisione analizza un caso di detenzione di stupefacenti, dove la difesa lamentava una lettura errata degli elementi probatori da parte del giudice del riesame. Questo articolo approfondisce i fatti, le argomentazioni della difesa e le motivazioni della Suprema Corte, delineando i principi che regolano il controllo sulla motivazione delle misure cautelari.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Palermo che, in sede di riesame, confermava l’applicazione di misure cautelari (obbligo di dimora con divieto di uscita notturna e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) nei confronti di una donna. L’accusa era quella di detenzione a fini di spaccio di circa 20 grammi di cocaina, materiale per il confezionamento e ingenti somme di denaro in contanti.

La sostanza stupefacente era stata rinvenuta in un appartamento al piano terra di uno stabile, di cui la ricorrente possedeva le chiavi. La donna, tuttavia, risiedeva in un altro appartamento al secondo piano dello stesso edificio. Proprio nel suo appartamento erano state trovate due somme di denaro contante: una di oltre 18.000 euro in un armadio e un’altra di circa 7.500 euro in una cassaforte a muro.

I Motivi del Ricorso: il presunto travisamento della prova

La difesa ha presentato ricorso per cassazione lamentando un triplice travisamento della prova da parte del Tribunale del riesame. In particolare, si contestavano i seguenti punti:

1. Il foglio manoscritto: La difesa sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente affermato che un foglio manoscritto, trovato nella cassaforte insieme al denaro, contenesse annotazioni di dati e cifre riconducibili allo spaccio, mentre tale foglio non sarebbe mai stato depositato agli atti.
2. Il possesso delle chiavi: Si contestava l’affermazione secondo cui solo la ricorrente avesse le chiavi dell’appartamento al piano terra, sostenendo che non era stato adeguatamente verificato se altri familiari, coeredi dell’immobile, ne fossero in possesso.
3. L’abitazione della madre defunta: La difesa deduceva un errore nell’individuazione dell’immobile dove abitava la madre della ricorrente prima di morire, affermando che questa avesse sempre vissuto al secondo piano e non al piano terra, come indicato nell’ordinanza impugnata.

In sostanza, la ricorrente cercava di dimostrare che la motivazione del Tribunale si fondava su presupposti fattuali errati o non provati.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire i limiti invalicabili del proprio sindacato in materia di misure cautelari. Il ruolo della Cassazione non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti o di soppesare diversamente gli indizi, ma unicamente quello di controllare la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato.

Secondo la Corte, il vizio di travisamento della prova può essere fatto valere solo quando il giudice di merito abbia fondato la sua decisione su un’informazione che palesemente non esiste nel processo, o quando abbia omesso di valutare una prova decisiva. Non è sufficiente, invece, proporre una lettura alternativa degli elementi probatori.

Le motivazioni

Nel dettaglio, la Corte ha smontato le censure difensive punto per punto. Riguardo al foglio manoscritto, ha ritenuto la doglianza generica e priva di autosufficienza, poiché la difesa non aveva allegato il verbale di sequestro che avrebbe dovuto smentire le affermazioni del Tribunale.

Sul possesso delle chiavi, la Cassazione ha evidenziato come il Tribunale avesse basato la sua conclusione su un dato oggettivo: il rinvenimento delle chiavi in possesso della ricorrente e l’assenza di altre chiavi durante le perquisizioni a carico di altri familiari. Le argomentazioni della difesa sono state quindi qualificate come un tentativo non consentito di offrire una diversa lettura del compendio indiziario.

Infine, la presunta errata individuazione dell’abitazione della madre è stata smentita dalle stesse dichiarazioni rese dalla ricorrente in sede di interrogatorio, come riportato nell’ordinanza impugnata. La Corte ha inoltre giudicato generica la censura che attribuiva la responsabilità del reato esclusivamente al nipote, poiché il Tribunale aveva adeguatamente illustrato la gravità degli indizi a carico della ricorrente, indipendentemente dal coinvolgimento di terzi.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito. Per contestare efficacemente una misura cautelare in Cassazione invocando il travisamento della prova, non basta suggerire che i fatti potevano essere interpretati diversamente. È necessario dimostrare, in modo inequivocabile, che il giudice ha commesso un errore percettivo, basando la sua decisione su un dato fattuale inesistente o tralasciandone uno di importanza cruciale. Al di fuori di questi stretti confini, l’apprezzamento degli indizi rimane prerogativa esclusiva del giudice di merito.

Quando un ricorso per cassazione può denunciare il travisamento della prova?
Un ricorso può denunciare il travisamento della prova quando il giudice ha basato la sua decisione su un’informazione che non esiste negli atti del processo o quando ha omesso di valutare una prova decisiva. Non è sufficiente proporre una diversa interpretazione degli elementi probatori.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove in un giudizio cautelare?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare il merito delle prove. Il suo controllo è limitato alla verifica della coerenza logica e giuridica della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter entrare nel merito del significato degli indizi.

Perché il possesso delle chiavi di un appartamento è stato considerato un indizio grave?
Il possesso delle chiavi è stato ritenuto un indizio grave perché costituiva un dato oggettivo che collegava direttamente la ricorrente all’appartamento in cui era occultata la sostanza stupefacente. Questa circostanza è stata rafforzata dal fatto che durante le perquisizioni non sono state trovate altre copie delle chiavi in possesso di altri familiari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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