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Travisamento della prova: quando il ricorso è infondato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imprenditore condannato per aver detenuto a scopo di vendita un ingente quantitativo di scarpe con marchio contraffatto. L’unico motivo di ricorso era il vizio di motivazione per travisamento della prova, ma la Corte ha ritenuto le prove documentali, testimoniali e fotografiche sufficienti a fondare la condanna, chiarendo i limiti entro cui tale vizio può essere fatto valere.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Travisamento della Prova: la Cassazione Chiarisce i Limiti del Vizio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29577/2025, offre un importante chiarimento sui limiti del vizio di travisamento della prova nel processo penale. La pronuncia riguarda un caso di contraffazione di un noto marchio di calzature, ma i principi espressi hanno una valenza generale e definiscono con precisione quando un ricorso basato su tale motivo può avere successo.

I Fatti del Processo

Il legale rappresentante di una società era stato condannato in primo grado e in appello per i reati di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). L’accusa, ritenuta fondata dai giudici di merito, sosteneva che l’imputato avesse acquistato, ricevuto e detenuto per la vendita circa 69.300 paia di scarpe recanti un marchio e segni distintivi contraffatti di una celebre marca.

Contro la sentenza della Corte di Appello, l’imputato proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: il vizio di motivazione per travisamento della prova.

La Tesi Difensiva: il Presunto Travisamento della Prova

Secondo la difesa, dall’intero carteggio processuale non emergeva alcuna prova certa della capacità distintiva del marchio che si assumeva contraffatto. Di conseguenza, non si sarebbe potuti giungere a una condanna per un delitto che richiede la falsificazione di un marchio “davvero distintivo”.

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse fondato il proprio convincimento su una “conclusione travisata”, dando per certo un fatto riconducibile a un altro caso giudiziale e incorrendo così in un palese travisamento della prova e delle risultanze probatorie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e alla rifusione delle spese sostenute dalla parte civile.

La decisione si basa su un’attenta analisi della motivazione della Corte d’Appello, giudicata precisa, coerente e priva di vizi logici. I giudici di legittimità hanno ribadito che il controllo della Cassazione sul vizio di motivazione non può tradursi in una nuova valutazione delle prove, ma deve limitarsi a verificare la correttezza logico-giuridica del ragionamento del giudice di merito.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della pronuncia risiede nella spiegazione di cosa costituisca un travisamento della prova rilevante in sede di legittimità. La Corte ricorda che questo vizio si manifesta in tre specifiche “patologie”:

1. Travisamento per omissione: la mancata valutazione di una prova decisiva presente agli atti.
2. Travisamento delle risultanze probatorie: l’utilizzo di una prova sulla base di una ricostruzione errata del suo contenuto oggettivo (il “significante”).
3. Travisamento per invenzione: l’utilizzo di una prova che non è mai stata acquisita al processo.

La Cassazione sottolinea che il suo compito è verificare l’esatta “fotografia” del dato probatorio così come riportato in sentenza, senza reinterpretarne il “significato”. Nel caso di specie, il ricorrente non ha dedotto alcuna di queste tre specifiche patologie, limitandosi a contestare genericamente le conclusioni della Corte d’Appello e a parlare di presunti travisamenti, senza però indicarli puntualmente.

I giudici di merito, al contrario, avevano basato la loro decisione su elementi solidi e convergenti:

* La prova documentale della registrazione del marchio in questione.
* Le dichiarazioni del consulente tecnico del pubblico ministero, che aveva confermato la contraffazione.
* La visione diretta delle fotografie dei prodotti in sequestro, da cui si poteva apprezzare la presenza del marchio contraffatto con i suoi elementi distintivi (strisce, punta, disegno del paracolpi).

Questi elementi, correttamente valutati, escludevano qualsiasi travisamento e rendevano la motivazione della sentenza d’appello del tutto adeguata.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: per denunciare con successo un travisamento della prova in Cassazione non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione del giudice di merito. È necessario, invece, dimostrare in modo specifico e puntuale che il giudice ha ignorato una prova decisiva, ne ha letto il contenuto in modo palesemente errato o ha utilizzato una prova inesistente. In assenza di una tale specifica deduzione, il ricorso si risolve in una inammissibile richiesta di nuova valutazione del merito, preclusa alla Corte di legittimità. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di formulare i motivi di ricorso con estremo rigore tecnico, pena l’inevitabile rigetto.

Quando un ricorso per cassazione basato sul travisamento della prova può essere accolto?
Un ricorso basato sul travisamento della prova può essere accolto solo se il ricorrente dimostra specificamente una delle tre “patologie”: l’omessa valutazione di una prova decisiva, l’utilizzo di una prova basato su un’errata ricostruzione del suo contenuto oggettivo, o l’utilizzo di una prova non acquisita al processo. Non è sufficiente contestare l’interpretazione delle prove data dal giudice.

Quali prove sono state considerate sufficienti per confermare la condanna per contraffazione in questo caso?
Le prove considerate sufficienti sono state: la prova documentale della registrazione ufficiale del marchio, le dichiarazioni del consulente tecnico del pubblico ministero che ha accertato la falsificazione, e l’esame diretto delle fotografie dei beni sequestrati, che mostravano chiaramente la presenza del marchio contraffatto.

Cosa significa che il giudice di legittimità esamina il “significante” ma non il “significato” della prova?
Significa che la Corte di Cassazione, quando valuta un vizio di travisamento, verifica solo che il dato probatorio (es. il contenuto di un documento o di una testimonianza) sia stato riportato correttamente e fedelmente nella motivazione della sentenza (“il significante”). Non può invece sostituire la propria interpretazione o valutazione di quel dato a quella del giudice di merito (“il significato”).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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