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Travisamento della prova: quando il ricorso è generico

Un uomo, accusato di incendio doloso e simulazione di reato, viene prima assolto e poi condannato in appello. Ricorre in Cassazione lamentando un travisamento della prova. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, specificando che non si può chiedere un nuovo esame dei fatti in sede di legittimità. La condanna è confermata perché la motivazione della Corte d’Appello risultava logica e basata su un insieme coerente di indizi.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Travisamento della Prova: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27428/2025, affronta un caso emblematico sui limiti del sindacato di legittimità, in particolare riguardo al vizio di travisamento della prova. La decisione chiarisce che un ricorso non può trasformarsi in un pretesto per richiedere un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Questo principio è cruciale per comprendere la distinzione tra un errore di diritto e una diversa valutazione delle evidenze processuali.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale riguarda un imputato accusato di due reati collegati: danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.) di una piattaforma aerea e simulazione di reato (art. 367 c.p.). L’uomo avrebbe appiccato il fuoco al macchinario e, per allontanare da sé i sospetti, avrebbe falsamente denunciato di essere stato investito da un’auto pirata nelle vicinanze del luogo dell’incendio.

In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputato. La decisione si fondava principalmente sull’esito di una perizia che escludeva la possibilità per l’uomo, data l’età e le ustioni riportate, di percorrere i 130 metri che separavano il luogo dell’incendio da quello dove era stato ritrovato in soli due minuti.

La Corte di Appello, accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero, ha ribaltato la sentenza. I giudici di secondo grado hanno ritenuto non determinante la perizia, sostenendo che il lasso di tempo da considerare fosse più ampio (circa venti minuti) e valorizzando altre prove: le testimonianze, il forte odore di benzina emanato dall’imputato al momento del ritrovamento e le bruciature agli arti inferiori, compatibili con l’azione incendiaria.

I Motivi del Ricorso e il Presunto Travisamento della Prova

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione affidandosi a due motivi principali.

1. Violazione del diritto di difesa: La difesa lamentava l’impossibilità di ottenere copia di un DVD contenente immagini video rilevanti, a causa del suo danneggiamento presso la cancelleria. Questo, a dire del ricorrente, avrebbe compromesso un’adeguata difesa.
2. Vizi di motivazione e travisamento della prova: Il secondo e più sostanziale motivo contestava la valutazione delle prove da parte della Corte d’Appello. Si denunciava un travisamento delle dichiarazioni dei testimoni sugli orari, l’incompatibilità delle lesioni con l’incendio e una scorretta interpretazione degli elementi indiziari. In sostanza, si accusava la Corte territoriale di aver “dilatato” i tempi degli eventi sulla base di dati errati per superare le conclusioni del perito del Tribunale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato e generico.

In merito al primo motivo, la Corte ha osservato che dalla stessa sentenza impugnata emergeva come i supporti digitali fossero stati a disposizione delle parti nel giudizio d’appello. La doglianza, quindi, risultava priva di fondamento e non supportata da adeguate allegazioni.

Sul punto cruciale del travisamento della prova, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio. Il ricorrente, pur lamentando un vizio di motivazione, stava in realtà chiedendo alla Corte una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

I giudici hanno spiegato che la Corte d’Appello aveva compiuto una “composita valorizzazione” di plurimi elementi probatori (l’odore di benzina, le ustioni compatibili con il reato, la posizione dell’imputato a 130 metri dall’incendio) che, letti congiuntamente, deponevano per la sua colpevolezza. La Corte territoriale aveva logicamente spiegato perché l’esito della perizia del primo grado non fosse decisivo, evidenziando come il quesito posto al perito (la percorrenza di 130 metri in due minuti) fosse fuorviante e non corrispondente alle reali risultanze probatorie, che consentivano di ricostruire un arco temporale più ampio.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma con chiarezza i confini del vizio di travisamento della prova. Per essere accolto, un ricorso basato su tale vizio deve indicare un errore specifico e decisivo del giudice di merito (ad esempio, aver affermato l’esistenza di una prova che non c’è o averne travisato il contenuto letterale), non può limitarsi a proporre una lettura alternativa e più favorevole del materiale probatorio. Quando la motivazione della sentenza d’appello è logica, coerente e basata su un’analisi complessiva degli indizi, un ricorso che si limita a contestarne le conclusioni fattuali è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questa decisione conferma la funzione della Cassazione come giudice della legge e non del fatto.

Cos’è il vizio di travisamento della prova?
È un errore del giudice che basa la sua decisione su una prova inesistente o ne fraintende completamente il contenuto oggettivo. Per essere rilevante in Cassazione, non deve consistere in una semplice interpretazione sgradita alla difesa, ma in una vera e propria distorsione del dato probatorio.

Perché la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché, sotto la veste di una denuncia di vizi di motivazione, chiedeva in realtà una nuova valutazione dei fatti e delle prove. Questo tipo di esame è riservato ai giudici di primo e secondo grado e non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione.

Può una Corte d’Appello ribaltare un’assoluzione basandosi su una diversa lettura delle prove?
Sì. La Corte d’Appello ha il potere di procedere a una piena rivalutazione del materiale probatorio. Nel caso specifico, ha ritenuto che la perizia del primo grado non fosse determinante se letta insieme ad altri elementi (testimonianze, odore di benzina, natura delle ustioni), fornendo una motivazione logica e coerente per la sua decisione di condanna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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