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Trattazione orale negata: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per reati fiscali a causa di un grave vizio di procedura. La Corte d’appello aveva ignorato la richiesta degli imputati di discutere il caso in un’udienza pubblica (trattazione orale), procedendo con il solo esame degli atti scritti. La Suprema Corte ha stabilito che negare la trattazione orale, quando ritualmente richiesta, costituisce una nullità assoluta e insanabile, violando il diritto di difesa. Di conseguenza, il processo d’appello dovrà essere celebrato nuovamente.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattazione Orale Negata: Un Errore Che Costa la Sentenza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 29348/2024) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: il diritto alla trattazione orale in appello, se richiesto, è inviolabile. La sua omissione non è una mera irregolarità, ma un vizio insanabile che comporta l’annullamento della sentenza. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere come le garanzie difensive, anche quelle introdotte in contesti emergenziali come la pandemia da Covid-19, debbano essere rigorosamente rispettate.

I Fatti del Processo

Quattro imputati venivano condannati in primo e secondo grado per reati fiscali. Nello specifico, erano accusati di aver utilizzato fatture per operazioni inesistenti, emesse da una società terza, per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto negli anni dal 2013 al 2015. La Corte di appello di Firenze aveva confermato integralmente la sentenza di primo grado. Avverso tale decisione, gli imputati proponevano ricorso per cassazione, lamentando diversi vizi, tra cui uno di natura squisitamente procedurale che si è rivelato decisivo.

Il Ricorso in Cassazione e l’Importanza della Trattazione Orale

Il motivo principale del ricorso si fondava sulla violazione delle norme che regolavano lo svolgimento delle udienze d’appello durante l’emergenza sanitaria. La normativa dell’epoca (art. 23-bis del d.l. n. 137 del 2020) prevedeva come regola generale lo svolgimento del giudizio con trattazione scritta (o ‘rito cartolare’), ma garantiva alle parti il diritto potestativo di richiedere la trattazione orale, ossia la discussione in presenza.

Nel caso di specie, la difesa aveva inviato tempestivamente, tramite Posta Elettronica Certificata (PEC), una formale istanza per discutere oralmente il processo. Ciononostante, la Corte di appello aveva ignorato tale richiesta e deciso la causa sulla base dei soli atti scritti, affermando erroneamente nella sentenza che nessuna richiesta di discussione orale era stata formulata.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Un Diritto Inviolabile

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutte le altre censure. I giudici hanno chiarito che la richiesta di trattazione orale non è una semplice facoltà, ma l’esercizio di un diritto potestativo che ripristina il modello procedimentale ordinario, caratterizzato dalla presenza fisica e dall’interlocuzione diretta con il collegio giudicante.

Ignorare tale richiesta significa celebrare il processo secondo un modello procedimentale del tutto difforme da quello legalmente previsto, con la conseguente ‘patologica assenza del difensore’ in un’udienza dove la sua presenza è obbligatoria. Questo vizio, sottolinea la Corte, non integra una semplice nullità a regime intermedio (sanabile se non eccepita tempestivamente), ma una nullità assoluta e insanabile ai sensi dell’art. 179 del codice di procedura penale. Si tratta, infatti, di una violazione radicale del diritto di intervento e assistenza dell’imputato.

Le Conclusioni della Corte: Annullamento e Rinvio

Sulla base di queste motivazioni, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata. L’annullamento, tuttavia, non chiude il caso, ma lo ‘resetta’. Gli atti sono stati infatti trasmessi nuovamente alla Corte di appello di Firenze, che dovrà celebrare un nuovo giudizio tenendo conto dell’istanza di trattazione orale già presentata. È importante notare che l’effetto dell’annullamento è stato esteso anche all’imputato che non aveva presentato il ricorso per il medesimo motivo, in quanto la violazione procedurale ha inficiato l’intero procedimento. La Corte ha infine respinto l’eccezione di prescrizione, osservando che il termine non era ancora maturato.

Cosa succede se un giudice d’appello ignora una richiesta di trattazione orale presentata tempestivamente dall’imputato?
Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione determina una nullità assoluta e insanabile della sentenza. Il processo si è svolto con un rito diverso da quello previsto dalla legge a seguito della richiesta, violando il diritto di difesa dell’imputato.

La nullità per mancata trattazione orale si estende anche agli altri coimputati che non l’avevano richiesta?
Sì. La sentenza chiarisce che se anche un solo difensore avanza una rituale e tempestiva richiesta di trattazione orale, il processo deve svolgersi in forma pubblica per tutti gli imputati coinvolti nel medesimo giudizio.

Questo tipo di errore procedurale è considerato sanabile se non viene contestato subito?
No. La Corte lo qualifica come una nullità assoluta ai sensi dell’art. 179 del codice di procedura penale. Tale nullità, per la sua gravità, non è soggetta a sanatoria e può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento, anche d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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