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Trattazione orale appello: serve la PEC

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’imputata condannata per spaccio, la quale lamentava la mancata celebrazione della trattazione orale in appello. La Corte ha chiarito che, secondo la normativa emergenziale, la sola richiesta nell’atto di appello non era sufficiente, essendo necessaria un’ulteriore e specifica istanza via PEC. In ogni caso, la mancata eccezione tempestiva ha sanato qualsiasi potenziale nullità.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattazione Orale Appello: La Richiesta nell’Atto non Basta, Serve la PEC

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22577 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica per la procedura penale: le modalità di richiesta della trattazione orale dell’appello nel contesto della disciplina emergenziale. La decisione sottolinea un principio fondamentale: la diligenza del difensore nel seguire le specifiche disposizioni normative, anche se temporanee, è cruciale per la salvaguardia dei diritti processuali. Un’imputata, condannata per cessione di sostanze stupefacenti, ha visto il suo ricorso rigettato a causa di un vizio formale nella richiesta di discussione in presenza.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dalla condanna di una donna, ritenuta colpevole del reato di cui all’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 per aver ceduto modiche quantità di hashish e cocaina. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Teramo, era stata confermata dalla Corte di appello di L’Aquila.

La difesa, non condividendo la decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su un unico, ma fondamentale, motivo di natura procedurale.

Il Ricorso: Violazione del Diritto alla Trattazione Orale Appello

Il nucleo della doglianza difensiva risiedeva nella violazione dell’art. 5 duodecies della legge n. 199 del 2022. Il difensore sosteneva che, nonostante avesse esplicitamente richiesto la discussione orale nell’atto di appello, la Corte territoriale aveva proceduto con un rito ‘cartolare’, ovvero non partecipato, decidendo sulla base dei soli atti scritti. Questo, secondo la difesa, avrebbe leso il diritto a un equo processo e al contraddittorio.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, sviluppando un duplice ordine di argomentazioni che chiarisce in modo inequivocabile gli oneri a carico della difesa in questo specifico contesto normativo.

La Necessità della Specifica Istanza via PEC

Il primo punto, dirimente, riguarda le modalità di richiesta. I giudici hanno evidenziato che, in base alla disciplina emergenziale (applicabile alle impugnazioni presentate fino al 30 giugno 2024), la semplice richiesta di discussione orale inserita nell’atto di appello non era sufficiente. La normativa prevedeva un onere aggiuntivo: la parte interessata avrebbe dovuto presentare un’apposita e distinta istanza alla cancelleria della Corte di appello, a mezzo PEC, entro quindici giorni prima della data dell’udienza.

Nel caso di specie, questa seconda e specifica richiesta non era mai stata inoltrata. Di conseguenza, la Corte di appello ha legittimamente proceduto con il rito camerale non partecipato, come peraltro preannunciato nel decreto di citazione a giudizio.

La Sanatoria della Nullità per Mancata Eccezione

In secondo luogo, e a rafforzare la decisione, la Cassazione offre una riflessione sulla sorte di un’eventuale nullità. Anche a voler ammettere, per pura ipotesi, che la procedura seguita fosse irregolare, tale vizio sarebbe stato comunque sanato.

Lo svolgimento del processo con rito cartolare non partecipato, in violazione del diritto alla discussione orale, configura una nullità generale per violazione del contraddittorio. Tuttavia, si tratta di una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita dalla parte interessata nel primo atto successivo alla sua conoscenza. Nel procedimento ‘cartolare’, il primo atto utile per la difesa è la formulazione delle conclusioni scritte.

Poiché la difesa, pur informata della celebrazione del giudizio in forma scritta, non ha sollevato alcuna eccezione nelle sue conclusioni, ha di fatto prestato acquiescenza, sanando l’eventuale nullità. La doglianza, sollevata per la prima volta solo con il ricorso per cassazione, è stata quindi giudicata tardiva.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di rigore formale e di auto-responsabilità delle parti processuali. La disciplina emergenziale, sebbene transitoria, ha introdotto oneri procedurali specifici che non potevano essere ignorati. La decisione di rigettare il ricorso e condannare la ricorrente al pagamento delle spese processuali serve da monito: la tutela dei diritti procedurali passa inderogabilmente attraverso il rispetto meticoloso delle regole, anche di quelle che possono apparire meri formalismi. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: è necessario non solo conoscere la normativa, ma anche applicarla con la massima diligenza, senza dare nulla per scontato.

È sufficiente chiedere la trattazione orale nell’atto di appello per ottenerla secondo la disciplina emergenziale?
No. La sentenza chiarisce che, secondo la normativa emergenziale applicabile alle impugnazioni fino al 30 giugno 2024, oltre alla richiesta nell’atto di appello era necessario presentare un’apposita istanza via PEC alla cancelleria della Corte d’appello entro quindici giorni prima dell’udienza.

Cosa accade se il giudice procede con rito scritto nonostante una richiesta di trattazione orale correttamente formulata?
Si verifica una nullità generale per violazione del contraddittorio. Tuttavia, questa nullità deve essere eccepita dalla parte nel primo atto utile successivo (come le conclusioni scritte nel rito cartolare). Se non viene eccepita tempestivamente, la nullità si considera sanata.

La mancata eccezione di una nullità procedurale ha sempre l’effetto di sanarla?
Sì, per le nullità a regime intermedio, come quella per violazione del contraddittorio in questo caso. La legge prevede che la parte che ha interesse a far valere la nullità debba farlo entro termini precisi, altrimenti il vizio si considera superato e l’atto produce i suoi effetti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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