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Trattamento sanzionatorio: ricorso inammissibile

Un soggetto condannato per bancarotta fraudolenta ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un trattamento sanzionatorio più severo rispetto a quello del coimputato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché la Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva correttamente applicato le indicazioni della stessa Cassazione, concedendo le attenuanti generiche e riducendo la pena. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattamento Sanzionatorio: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come viene valutato un ricorso basato sulla contestazione del trattamento sanzionatorio in un giudizio di rinvio. La vicenda riguarda un imputato condannato per reati gravi come la bancarotta fraudolenta documentale. Questo caso sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il rispetto delle indicazioni fornite dalla Corte di Cassazione in sede di annullamento con rinvio.

I Fatti del Caso

Un imprenditore è stato condannato per bancarotta fraudolenta documentale e per aver contribuito a causare il dissesto della sua società. In seguito a un primo ricorso, la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza d’appello, ma non per questioni di colpevolezza, bensì per un aspetto tecnico-giuridico preciso: la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche. La causa era stata quindi rinviata alla Corte d’Appello di Milano per una nuova valutazione proprio su questo punto.

La Corte d’Appello, nel nuovo giudizio, si è attenuta alle indicazioni, ha concesso le attenuanti e, ritenendole prevalenti, ha ridotto la pena di un terzo. Nonostante ciò, l’imputato ha presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, lamentando che il suo trattamento sanzionatorio fosse ancora troppo severo rispetto a quello di un coimputato.

La Decisione della Corte e il Trattamento Sanzionatorio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della comparazione della pena con quella del coimputato, ma si concentra sulla correttezza procedurale della sentenza impugnata. Il fulcro della decisione è che il giudice del rinvio ha fatto esattamente ciò che la Cassazione gli aveva chiesto di fare.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Suprema Corte è lineare e perentoria. Il ricorso è stato giudicato “manifestamente infondato” perché la sentenza della Corte d’Appello di Milano ha pienamente rispettato il mandato ricevuto. La precedente sentenza di Cassazione aveva stabilito un principio di diritto chiaro: si dovevano valutare e concedere le circostanze attenuanti generiche.

La Corte d’Appello ha eseguito questa indicazione alla lettera:
1. Ha riconosciuto le attenuanti generiche.
2. Le ha considerate prevalenti sulle aggravanti.
3. Ha ridotto la pena nella misura massima prevista dalla legge per tali circostanze (un terzo).

Poiché il giudice del rinvio si è conformato scrupolosamente ai principi di diritto enunciati, non vi era più spazio per un’ulteriore doglianza sul punto. Il tentativo del ricorrente di sollevare una nuova questione, paragonando la sua pena a quella di un altro soggetto, è stato ritenuto un motivo non pertinente in questa fase, dato che il giudizio di rinvio era vincolato a un tema specifico.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale nella procedura penale: il giudizio di rinvio ha confini ben precisi, dettati dalla sentenza di annullamento della Cassazione. Quando un giudice si attiene a tali confini e applica correttamente i principi di diritto indicati, la sua decisione diventa difficilmente attaccabile su quel punto. Per il condannato, la declaratoria di inammissibilità del ricorso ha comportato non solo la conferma della pena, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver proposto un ricorso infondato.

Quando un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Secondo quanto emerge dall’ordinanza, un ricorso è dichiarato inammissibile quando è manifestamente infondato. Ciò accade, ad esempio, quando la sentenza impugnata si è conformata correttamente alle indicazioni e ai principi di diritto stabiliti in precedenza dalla stessa Corte di Cassazione in un giudizio di rinvio.

Cosa significa che la Corte d’Appello si è “conformata” all’indicazione della Cassazione?
Significa che la Corte d’Appello, nel decidere nuovamente il caso dopo l’annullamento, ha seguito le istruzioni vincolanti fornite dalla Cassazione. Nel caso specifico, ha concesso le circostanze attenuanti generiche e ha rideterminato la pena riducendola di un terzo, come richiesto.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La conseguenza principale è che il ricorso non viene esaminato nel merito e la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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