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Trattamento sanzionatorio: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati che lamentavano un trattamento sanzionatorio eccessivo. La Corte ha ribadito che il suo sindacato è limitato alla legittimità e non può entrare nel merito della quantificazione della pena se questa è sorretta da una motivazione logica e conforme alla legge, come nel caso di specie, dove si è tenuto conto delle modalità del fatto e dei precedenti degli imputati.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattamento Sanzionatorio: Limiti al Ricorso in Cassazione

L’entità della pena è uno degli aspetti più delicati del processo penale. Ma fino a che punto un imputato può contestare un trattamento sanzionatorio ritenuto eccessivo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del sindacato di legittimità sulla discrezionalità del giudice, confermando un orientamento consolidato: se la pena è ben motivata, il ricorso è destinato all’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Due soggetti, condannati dalla Corte d’Appello, hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione. L’unico motivo di doglianza, comune a entrambi, riguardava l’eccessività della pena inflitta. Essi sostenevano che il giudice di merito avesse applicato un trattamento sanzionatorio sproporzionato rispetto alla gravità del fatto commesso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni dei ricorrenti, dichiarando i ricorsi inammissibili. Di conseguenza, i due sono stati condannati non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che si aggiunge quando un’impugnazione viene giudicata manifestamente infondata.

Le Motivazioni: la Discrezionalità del Giudice e il Trattamento Sanzionatorio

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e il sindacato di legittimità. La Cassazione ha ribadito che non ha il potere di rivalutare la congruità della pena, una decisione che rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito. Il suo compito è verificare che tale potere sia stato esercitato correttamente, ovvero nel rispetto della legge e con una motivazione logica.

Secondo la Corte, il ricorso contro il trattamento sanzionatorio non è ammissibile quando la sentenza impugnata:

1. È Motivata in Modo Conforme alla Legge: Il giudice di merito ha fatto riferimento ai criteri stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che guidano la commisurazione della pena.
2. Segue Canoni Logici: La giustificazione della pena non appare contraddittoria o palesemente irragionevole.

La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale sull’obbligo di motivazione. Non è necessario che il giudice analizzi e discuta ogni singolo elemento elencato nell’art. 133 c.p. (gravità del danno, intensità del dolo, capacità a delinquere, etc.). È sufficiente che indichi gli elementi ritenuti più rilevanti nel suo giudizio complessivo. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la pena tenendo conto delle ‘modalità della condotta’ e dei ‘precedenti penali degli imputati’, elementi considerati sufficienti a sorreggere la decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma un principio consolidato: l’appello alla Cassazione per un trattamento sanzionatorio ritenuto ingiusto è una strada in salita. L’esito sarà quasi certamente negativo se il giudice dei gradi precedenti ha fornito una motivazione, anche sintetica, che sia coerente e ancorata ai parametri di legge. La decisione rafforza l’autonomia e la discrezionalità dei giudici di merito nella commisurazione della pena, limitando il controllo della Suprema Corte ai soli vizi di legittimità, come la mancanza totale di motivazione o la sua manifesta illogicità.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena ritenuta eccessiva?
Sì, ma solo se la motivazione del giudice di merito è mancante, illogica o contraddittoria. Se la decisione è motivata in modo congruo, facendo riferimento a elementi come le modalità del fatto o i precedenti penali, il ricorso viene dichiarato inammissibile perché la Cassazione non può riesaminare la valutazione discrezionale del giudice.

Il giudice deve giustificare la pena analizzando tutti gli elementi dell’articolo 133 del codice penale?
No. Secondo la Corte, per adempiere all’obbligo di motivazione, è sufficiente che il giudice indichi gli elementi che hanno avuto un rilievo decisivo nella sua valutazione complessiva, senza dover esaminare singolarmente tutti i criteri elencati nell’articolo.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile in questo contesto?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, in questo caso tremila euro, in favore della Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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