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Trattamento sanzionatorio: motivazione della pena

La Corte di Cassazione conferma una condanna per concorso in detenzione di 3,5 kg di eroina, basata su un solido quadro indiziario. Tuttavia, annulla la sentenza limitatamente alla quantificazione della pena, poiché i giudici d’appello non hanno fornito alcuna motivazione sui criteri seguiti per il trattamento sanzionatorio. La causa è stata rinviata per una nuova valutazione sulla sola entità della sanzione.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trattamento Sanzionatorio: Obbligo di Motivazione della Pena

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 29942/2025, offre un importante chiarimento sul trattamento sanzionatorio e sull’obbligo di motivazione da parte del giudice. Pur confermando la responsabilità penale di un’imputata per un grave reato legato agli stupefacenti, la Corte ha annullato la determinazione della pena perché priva di qualsiasi giustificazione. Questo caso evidenzia un principio fondamentale del nostro sistema processuale: ogni decisione sulla libertà di una persona deve essere spiegata.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una donna condannata in primo grado e in appello per concorso nella detenzione e cessione di un ingente quantitativo di eroina, circa 3,5 kg. La condanna si basava su un complesso quadro indiziario, ricostruito attraverso intercettazioni telefoniche, sistemi di localizzazione GPS e l’analisi dei comportamenti tenuti dall’imputata prima e dopo il sequestro della sostanza, avvenuto a carico di una complice durante un controllo stradale.

Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, l’imputata aveva organizzato e coordinato l’operazione, mantenendo contatti costanti con la complice incaricata del trasporto. Le prove raccolte includevano conversazioni telefoniche dal contenuto allusivo, spostamenti tracciati tramite GPS che coincidevano con i momenti cruciali dell’operazione e le reazioni di forte preoccupazione dell’imputata dopo l’arresto della complice, arrivando persino a contattare i suoi avvocati e a offrirsi di pagarne le spese legali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione articolando tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione sulla colpevolezza: Si contestava la logicità della condanna, basata su indizi e non su prove dirette, evidenziando una presunta contraddizione con l’assoluzione dei soggetti indicati come fornitori della droga.
2. Violazione di legge sulla qualificazione del reato: Si chiedeva di ricondurre il fatto all’ipotesi di lieve entità, di non applicare la recidiva e di concedere le attenuanti generiche, lamentando una totale omissione di motivazione da parte della Corte d’appello su tali richieste.
3. Mancanza di motivazione sul trattamento sanzionatorio: Si denunciava l’assenza di qualsiasi spiegazione riguardo ai criteri utilizzati per quantificare la pena in sette anni di reclusione e 30.000 euro di multa.

La Decisione della Corte: Il Trattamento Sanzionatorio deve essere Motivato

La Corte di Cassazione ha rigettato i primi due motivi. Ha ritenuto il quadro indiziario a carico dell’imputata “solido, coerente e convergente”, tale da giustificare pienamente l’affermazione di colpevolezza. Ha inoltre considerato manifestamente infondata la richiesta di riqualificare il reato come di “lieve entità”, dato l’enorme quantitativo di sostanza stupefacente sequestrata (idonea a produrre oltre 12.600 dosi), che da solo escludeva tale possibilità.

Tuttavia, la Corte ha accolto il terzo motivo. Ha riscontrato che la sentenza d’appello, pur fissando la pena, non conteneva alcuna riga di motivazione per spiegare come si fosse giunti a quella determinata quantificazione. Questo silenzio costituisce una grave violazione di legge, poiché impedisce di comprendere il percorso logico-giuridico seguito dal giudice.

Le Motivazioni

La motivazione è un pilastro del giusto processo. Il giudice ha il dovere di spiegare le ragioni delle proprie decisioni, specialmente quando incidono sulla libertà personale. Nel determinare la pena, il giudice deve considerare una serie di fattori, come la gravità del fatto, la capacità a delinquere del reo e le circostanze del reato. L’omissione di questa spiegazione rende la decisione arbitraria e non controllabile.

La Cassazione ha sottolineato che, mentre la colpevolezza era stata ampiamente e logicamente motivata, lo stesso non si poteva dire per la pena. La Corte d’appello si era limitata a indicare la sanzione nel dispositivo della sentenza, senza esporre i criteri seguiti. Di conseguenza, pur diventando definitiva l’affermazione di responsabilità, la parte della sentenza relativa alla pena doveva essere annullata.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio e ha rinviato il caso alla Corte d’appello di Perugia per un nuovo giudizio su questo specifico punto. Il nuovo giudice dovrà rideterminare la pena, tenendo conto delle richieste della difesa (su recidiva e attenuanti) e, soprattutto, fornendo una motivazione completa ed esauriente che illustri i criteri adottati. La condanna per il reato è, invece, divenuta irrevocabile.

Un insieme di indizi è sufficiente per una condanna per traffico di droga?
Sì, secondo la sentenza, un quadro indiziario solido, preciso e convergente, basato su elementi come intercettazioni, tracciamenti GPS e comportamenti successivi al fatto, è sufficiente a fondare una dichiarazione di responsabilità penale, anche in assenza di prove dirette come la flagranza di reato.

Quando un reato legato agli stupefacenti non può essere considerato di ‘lieve entità’?
Il reato non può essere considerato di lieve entità quando il quantitativo della sostanza è particolarmente elevato. Nel caso di specie, i 3,5 kg di eroina, da cui si potevano ricavare circa 12.600 dosi, sono stati ritenuti un elemento tale da escludere di per sé la qualificazione del fatto come lieve.

Perché la Cassazione ha annullato la pena pur confermando la colpevolezza?
La Cassazione ha annullato la pena perché la Corte d’appello non ha fornito alcuna motivazione per giustificare la sua quantificazione (sette anni di reclusione e 30.000 euro di multa). L’assenza di spiegazioni sui criteri usati per determinare il trattamento sanzionatorio costituisce una violazione di legge che rende nulla quella parte della sentenza, pur lasciando intatta la dichiarazione di colpevolezza, che era invece adeguatamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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