Trattamento sanzionatorio: la Cassazione annulla e ridetermina la pena
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21375/2025, ha offerto un chiaro esempio del suo potere di intervenire direttamente sul trattamento sanzionatorio quando ravvisa un errore di diritto nella decisione di merito. Analizziamo questo caso, che si conclude con un annullamento senza rinvio e una rideterminazione della pena, evidenziando le implicazioni pratiche di una simile pronuncia.
Il percorso processuale
La vicenda giudiziaria trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bari. L’imputato, condannato in secondo grado, ha deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio, per contestare la decisione dei giudici di merito. Il caso è stato quindi esaminato dalla Settima Sezione Penale, che si è pronunciata sulla legittimità della sentenza impugnata.
La decisione della Cassazione sul trattamento sanzionatorio
Il cuore della decisione risiede nel dispositivo, il cosiddetto “P.Q.M.” (Per Questi Motivi). La Corte ha deciso di “annullare senza rinvio la sentenza impugnata, limitatamente al trattamento sanzionatorio”.
Questo significa che i giudici di legittimità hanno ritenuto fondato il ricorso, ma solo per quanto riguarda l’aspetto della quantificazione della pena. La dichiarazione di colpevolezza dell’imputato, pertanto, non è stata messa in discussione.
Invece di rimandare il processo alla Corte d’Appello per una nuova valutazione, la Cassazione ha esercitato il suo potere di decidere nel merito, rideterminando direttamente la sanzione. La pena finale è stata fissata in “anni tre di reclusione ed euro 3000 di multa”. Questa decisione è definitiva e chiude il procedimento penale.
Le Motivazioni
Il testo a nostra disposizione contiene solo il dispositivo finale e non le motivazioni estese. Tuttavia, una decisione di questo tipo implica che la Corte di Cassazione abbia riscontrato un vizio di legittimità nella determinazione della pena da parte del giudice d’appello. Tipicamente, ciò può avvenire per un’errata applicazione di circostanze aggravanti o attenuanti, un errore nel calcolo aritmetico della pena base o una violazione dei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato. L’annullamento senza rinvio, in questo specifico ambito, è possibile quando la Corte non necessita di ulteriori accertamenti di fatto per correggere l’errore, potendo applicare direttamente i corretti principi di diritto.
Le Conclusioni
La sentenza in esame è emblematica del ruolo della Corte di Cassazione non solo come giudice della legittimità, ma anche come organo in grado di assicurare l’efficienza e la ragionevole durata del processo. Annullando senza rinvio e rideterminando la pena, la Corte evita un ulteriore passaggio processuale, fornendo una risposta di giustizia definitiva e immediata. Per il condannato, ciò significa ottenere una pena più mite, ritenuta congrua dalla Suprema Corte, senza dover attendere i tempi di un nuovo giudizio di rinvio. Questa pronuncia ribadisce che il controllo sul trattamento sanzionatorio è una componente essenziale del giudizio di legittimità, volto a garantire che la sanzione penale sia sempre giusta, proporzionata e conforme alla legge.
Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza della Corte d’Appello limitatamente alla pena inflitta e ha stabilito una nuova sanzione definitiva, fissandola in tre anni di reclusione e 3000 euro di multa.
Cosa significa ‘annullamento senza rinvio limitatamente al trattamento sanzionatorio’?
Significa che la Cassazione ha annullato solo la parte della sentenza che riguarda la quantificazione della pena, ritenendola errata, e ha corretto direttamente l’errore senza bisogno di un nuovo processo d’appello. La condanna per il reato è rimasta valida.
Perché la Cassazione ha potuto decidere direttamente la nuova pena?
La Corte ha potuto rideterminare la pena perché, verosimilmente, l’errore commesso dal giudice precedente era di puro diritto e non richiedeva nuovi accertamenti sui fatti del processo. Questo ha permesso alla Cassazione di applicare direttamente la norma corretta per definire la giusta sanzione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21375 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7 Num. 21375 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 10/04/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a MONOPOLI il 23/11/1960
avverso la sentenza del 22/05/2024 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di NOME COGNOME le cui ragioni
sono state ribadite con memoria, tempestivamente presentata;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si contesta la quantificazione
dell’aumento per la recidiva, è fondato, che,
in particolare emerge che la Corte di appello ha effettuato un aumento per riconoscimento della recidiva nella misura di due terzi invece che della metà
come ritenuto dal Tribunale, che
l’emenda del vizio può essere effettuata direttamente in sede di legittimità ai sensi dell’art. 620, lett. I) cod. proc. pen., tenuto conto che s
di effettuare un calcolo della pena, in coerenza con le scelte – non oggetto impugnazione – effettuate dal primo giudice, che non implica alcun esercizio di
discrezionalità, che
la pena deve essere rideterminata in complessivi anni tre di reclusione ed euro 3000 di multa effettuando l’aumento della recidiva nella misura della metà,
invece che dei due terzi,
P.Q.M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata / limitatamente al trattamento sanzionatorio ). 01fileterminando la pena in anni tre di reclusione ed euro 3000 di multa.
Così deciso, il 10 aprile 2025.