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Tratta di persone: assorbimento dell’immigrazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di una donna nigeriana vittima di tratta di persone, attirata in Italia con l’inganno e costretta a prostituirsi. La Corte ha confermato la condanna per i reati più gravi, ma ha stabilito un importante principio giuridico: il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina viene assorbito da quello, più grave, di tratta di persone, quando l’ingresso illegale nel Paese è solo una fase del piano criminoso complessivo. Di conseguenza, la sentenza è stata parzialmente annullata per consentire alla Corte d’Appello di ricalcolare la pena.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Tratta di persone: quando assorbe l’immigrazione clandestina

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36901/2025, affronta un caso complesso di tratta di persone e sfruttamento, delineando un principio cruciale sul rapporto tra questo grave crimine e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La decisione chiarisce che quando l’ingresso illegale in Italia è solo un tassello del più ampio piano di sfruttamento della vittima, il reato meno grave viene assorbito da quello di tratta. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: Dalla Nigeria all’Italia sotto inganno

La vicenda riguarda una cittadina nigeriana reclutata nel suo paese d’origine con la falsa promessa di un lavoro in Italia. Sfruttando la sua vulnerabilità psicologica e la suggestione di riti religiosi-esoterici, gli autori del reato l’hanno costretta a indebitarsi per pagare il viaggio attraverso il continente africano. Una volta giunta a destinazione, la donna è stata indotta alla prostituzione con violenza e minacce, facendo leva sulla forza intimidatrice derivante dall’appartenenza a un’associazione di stampo mafioso. La Corte d’Appello aveva dichiarato l’imputato colpevole di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tratta di persone e induzione alla prostituzione, basandosi principalmente sulla testimonianza della vittima, ritenuta credibile e supportata da altri riscontri.

L’Analisi della Cassazione sulla Tratta di persone

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione contestando diversi aspetti della sentenza di secondo grado, tra cui la valutazione della prova e la qualificazione giuridica dei fatti.

La Credibilità della Vittima e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La difesa ha tentato di minare la credibilità della persona offesa, evidenziando presunte incongruenze nel suo racconto. La Suprema Corte, tuttavia, ha dichiarato inammissibili queste censure. Ha ribadito che le dichiarazioni della vittima possono, anche da sole, fondare un’affermazione di responsabilità, a condizione che la loro credibilità e attendibilità siano verificate in modo rigoroso. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva condotto un’analisi approfondita, supportando il narrato della vittima con elementi esterni come la testimonianza di un religioso con cui si era confidata e gli accertamenti medico-legali sulle lesioni subite. La Cassazione non può riesaminare il merito dei fatti, ma solo verificare la logicità della motivazione, che in questo caso è stata giudicata ineccepibile.

Il Principio di Assorbimento tra Reati

Il punto centrale e più innovativo della sentenza riguarda il rapporto tra il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e quello di tratta di persone. La difesa sosteneva che i due reati dovessero essere considerati distintamente. La Cassazione, aderendo a un orientamento giurisprudenziale recente e consolidato, ha invece affermato il principio del concorso apparente di norme, risolto tramite l’assorbimento. Il reato di immigrazione clandestina, quando rappresenta una mera modalità di attuazione della tratta, viene interamente ricompreso nel perimetro di quest’ultima, che è un reato ben più grave.

Le Motivazioni: la Clausola di Riserva come Criterio Risolutivo

La Corte fonda la sua decisione sulla cosiddetta ‘clausola di riserva’ presente nell’art. 12 del Testo Unico sull’Immigrazione. Questa norma, nel punire il favoreggiamento, esordisce con la formula ‘salvo che il fatto costituisca più grave reato’. Tale espressione, secondo i giudici, è idonea a risolvere il conflitto tra norme nel senso del concorso apparente. Impedisce una duplice incriminazione per lo stesso fatto storico, garantendo l’applicazione della sola norma che punisce il reato più grave. In questo caso, l’organizzazione del viaggio illegale non era un’azione a sé stante, ma una fase preparatoria e necessaria per realizzare il vero obiettivo criminale: la tratta e lo sfruttamento della vittima. Pertanto, l’intero disvalore della condotta è assorbito dal reato di tratta di persone, che punisce l’intero piano criminoso.

Le Conclusioni: Implicazioni della Sentenza

In conclusione, la Corte di Cassazione annulla la sentenza limitatamente al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, poiché assorbito in quello di tratta. Di conseguenza, rinvia gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena, che dovrà essere calcolata escludendo il reato assorbito. La sentenza consolida un principio di giustizia sostanziale, evitando che un imputato venga punito due volte per un’unica condotta criminosa e assicurando che la risposta sanzionatoria sia commisurata alla gravità del reato principale, la tratta di esseri umani.

Quando il reato di tratta di persone assorbe quello di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
Secondo la Corte, l’assorbimento avviene ogni qualvolta l’ingresso illegale nel territorio nazionale rappresenti una mera modalità di attuazione del più grave reato di tratta. Se il viaggio clandestino è organizzato al solo fine di sfruttare la persona una volta arrivata a destinazione, l’intera condotta rientra nel reato di tratta, che punisce il piano criminoso nel suo complesso.

La condanna per un reato può basarsi solo sulla testimonianza della vittima?
Sì, la Corte ribadisce che le dichiarazioni della persona offesa possono essere sufficienti a fondare la responsabilità penale dell’imputato, anche senza altri riscontri. Tuttavia, è necessaria una verifica particolarmente rigorosa e penetrante della credibilità soggettiva del dichiarante e dell’attendibilità intrinseca del suo racconto.

Qual è la differenza fondamentale tra ‘smuggling of migrants’ e ‘trafficking of persons’ citata dalla Corte?
La sentenza, richiamando le fonti sovranazionali, chiarisce che il discrimine fondamentale risiede nel consenso della vittima. Nello smuggling (favoreggiamento dell’immigrazione) c’è il consenso del migrante all’espatrio. Nella trafficking (tratta di persone), invece, il consenso manca, è estorto con la forza o viziato dall’inganno, poiché il fine ultimo dell’operazione è lo sfruttamento della persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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