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Trasmissioni abusive: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il titolare di una pizzeria che trasmetteva partite di calcio utilizzando un sistema per eludere l’abbonamento a pagamento. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile, ribadendo che l’utilizzo di dispositivi per decodificare illecitamente trasmissioni audiovisive a pagamento, al fine di sottrarsi al versamento del canone, integra il reato di trasmissioni abusive previsto dalla legge sul diritto d’autore.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Trasmissioni Abusive: Condanna Definitiva per il Ristoratore

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha posto fine alla vicenda giudiziaria di un ristoratore, confermando la sua condanna per il reato di trasmissioni abusive. Il caso riguarda la diffusione di una partita di calcio all’interno del proprio locale commerciale, avvenuta eludendo le misure di protezione di un servizio televisivo a pagamento. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale in materia di diritto d’autore e protezione dei contenuti audiovisivi.

I Fatti di Causa: La Partita Trasmessa Senza Abbonamento

La vicenda ha origine da un controllo effettuato dalle forze dell’ordine in una pizzeria situata in una cittadina siciliana. Durante l’accertamento, veniva constatato che all’interno del locale era in corso la trasmissione di una partita di calcio di un campionato a pagamento, senza che il titolare fosse in possesso del regolare abbonamento commerciale.
Le indagini hanno permesso di accertare che l’imputato utilizzava un apparato di decodificazione per uso privato, capace di aggirare le protezioni tecnologiche del segnale satellitare, al fine di accedere ai contenuti e diffonderli ai propri clienti in modo fraudolento, evitando così di pagare il canone dovuto all’emittente.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano riconosciuto la colpevolezza del ristoratore, condannandolo a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) e al pagamento di una multa.

Il Reato di Trasmissioni Abusive: l’Analisi della Corte

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata valutazione delle prove da parte dei giudici di merito. Tuttavia, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.
Il fulcro della decisione si basa sull’applicazione dell’articolo 171-octies della Legge n. 633/1941 (Legge sul diritto d’autore). Questa norma punisce chiunque, a fini fraudolenti, installa o utilizza apparati o componenti atti a decodificare trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato, eludendo le misure tecnologiche di protezione.
La Corte ha specificato che la condotta illecita non consiste semplicemente nella visione privata, ma nell’uso di un sistema finalizzato a sottrarsi al pagamento del corrispettivo dovuto per la fruizione del servizio. La finalità fraudolenta è l’elemento chiave che integra il delitto.

Le Motivazioni della Cassazione

Nelle motivazioni, i giudici di legittimità hanno chiarito che il ricorso non presentava argomentazioni giuridiche valide, ma si limitava a chiedere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione. La ricostruzione operata dai giudici di merito è stata ritenuta adeguata e coerente.
La Corte ha richiamato un proprio precedente orientamento (sentenza n. 46443 del 2017), secondo cui l’utilizzo di un apparato per decodificare trasmissioni a uso privato, con lo scopo di eludere le protezioni tecnologiche e sottrarsi al pagamento del canone, configura pienamente il reato contestato. La decisione impugnata, pertanto, ha correttamente applicato questo principio consolidato.
Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: le Implicazioni della Sentenza

Questa pronuncia rafforza la tutela del diritto d’autore e dei servizi a pagamento. Conferma che qualsiasi tentativo di aggirare le protezioni tecnologiche per accedere gratuitamente a contenuti protetti è una condotta penalmente rilevante. Per gli esercenti commerciali, la sentenza è un monito chiaro: la trasmissione di eventi sportivi o altri programmi a pagamento richiede la sottoscrizione di specifici abbonamenti commerciali. L’uso di sistemi alternativi per risparmiare sul canone non solo è illecito, ma espone a conseguenze penali significative, oltre che economiche.

Mostrare una partita di pay-tv in un locale pubblico usando un decoder non autorizzato è reato?
Sì, la sentenza conferma che questa condotta integra il reato previsto dall’art. 171-octies della legge sul diritto d’autore (L. 633/1941), in quanto si utilizzano apparati per eludere le misure tecnologiche di protezione con finalità fraudolenta.

Qual è l’elemento decisivo per la configurazione del reato?
L’elemento cruciale è la finalità fraudolenta, ovvero l’intenzione di sottrarsi al pagamento del canone dovuto all’emittente per poter accedere ai programmi ad accesso condizionato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della decisione impugnata e, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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